ULTIM’ORA / ECCO QUA LA GIURISPRUDENZA CREATIVA, ANZI FILOSOFICA. COSI’ ALCIDE MARITATI HA DATO IL PREMIO DI MAGGIORANZA A CARLO SALVEMINI. PROCLAMATI GLI ELETTI, MA QUELLI DEL CENTRO DESTRA SONO TUTTI QUANTI ASSENTI: NON RICONOSCONO UN CONSIGLIO PARTORITO DA UN GIUDICE PER ‘TELEOLOGIA’
di Giuseppe Puppo______
Il presidente della commissione elettorale Alcide Maritati ha dato l’ elenco ufficiale degli eletti. Lo pubblicheremo fra pochi minuti, a seguire. In un’ aula del consiglio comunale in cui quelli del centro destra non c’ erano, in aperta polemica con la sua decisione, resa nota nei giorni scorsi, di assegnare il premio di maggioranza a Carlo Salvemini, contrariamente a quelle disposizioni di legge che affermano che non ne avrebbe avuto diritto. Ma alle sei della sera siamo già oltre le polemica: si consuma un vero e proprio strappo istituzionale, e sarà guerra aperta.
Si aspettavano anche le motivazioni. Ci sono, in dodici pagine, non lette, nell’ occasione, ma lasciate ai giornalisti, da cui si evince – “un ragionamento che fila”, secondo Maritati – che non c’è stato nessun computo errato dei risultati, numericamente confermati, e magari fosse stato per questo, no, c’è ben altro: si è trattato di una decisione di teleologia giuridica.
Insomma, il Magistrato ha fatto a modo suo: ha unito arbitrariamente primo e secondo turno, ne ha ricavato un unicum, per cui ha fatto scattare il premio di maggioranza, per garantire comunque ‘la governabilità’.
Oltre tutto, stravolgendo la legge intera, che, come è noto, dà all’ elettore al primo turno l’ opzione del voto disgiunto.
Lasciamo agli esperti di diritto le valutazioni specifiche.
Lasciamo ai tribunali le sentenze, che arriveranno prima o poi, e ai politici le reazioni, a mano a mano che arriveranno.
L’ impressione di questa sera del povero giornalista è che ora sia peggio. La cura all’ ‘anatra zoppa’ doveva essere di natura politica, e Carlo Salvemini magari avrebbe saputo trovarla, in un modo o nell’ altro. Aveva già cominciato, con accenni a incarichi e presidenze. Comunque ci sarebbe stato un certo periodo di governabilità, magari mediata, magari per i provvedimenti più urgenti a favore dei Leccesi.
Così invece si va allo scontro aperto. E’ già Aventino. E fra pochi mesi, quando arriveranno le sentenze di merito, non quelle ‘creative’, si bloccherà di nuovo tutto.______
LA RICERCA nei nostri articoli dei giorni scorsi
Qui di seguitol’elenco dei proclamati consiglieri comunali.
Candidati a sindaco per liste o coalizioni che abbiano ottenuto almeno un seggio in Consiglio comunale:
Alessandro Delli Noci
Mauro Giliberti
Fabio Valente
Candidati consiglieri eletti:
Cosimo Murri dello Diago
Silvia Miglietta
Gabriele Molendini
Natasha Mariano Mariano
Pierpaolo Patti
Sergio Signore
Paolo Foresio
Antonio Rotundo
Paola Povero
Antonio Torricelli
Saverio Citraro
Angelamaria Spagnolo
Ernesto Mola
Marco Nuzzaci
Carlo Mignone
Marco Giannotta
Silvano Vitale
Massimo Fragola
Marco De Matteis
Paolo Perrone
Gaetano Messuti
Luca Pasqualini
Andrea Guido
Antonio Finamore
Alberto Russi
Luciano Battista
Paride Mazzotta
Michele Riccardo Giordano
Bernardo Monticelli Cuggiò
Per effetto delle nomine in giunta la lista dei consiglieri comunali subirà dei subentri. In particolare ai nominati assessori Alessandro Delli Noci, Paolo Foresio, Sergio Signore, Silvia Miglietta, Saverio Citraro, Carlo Mignone subentreranno Ermenegildo De Giovanni, Paola Leucci, Lorenzo Ria, Giovanni Castoro, Roberta De Donno, Giuseppe Bianco.
“Oggi diamo il benvenuto a tutti i consiglieri comunali, agli esordienti e ai riconfermati. Ho ritenuto giusto che questo passaggio si svolgesse in forma pubblica, nell’assise comunale, perché è fondamentale per me il ruolo e il significato di questo luogo istituzionale.
Sabato ho presentato alla città in sede pubblica la squadra degli assessori e oggi ribadisco quello che ho detto: la Giunta non rappresenta l’alfa e l’omega di un mandato politico amministrativo, ma è il tassello di mosaico più articolato e complesso di sensibilità, competenze, esperienze e intelligenze che trovano spazio in Consiglio comunale, nelle commissioni consiliari, negli spazi di partecipazione dentro e fuori Palazzo Carafa. Ognuno col proprio ruolo deve sentirsi impegnato a fare il bene della città di Lecce.
Non mi sfugge che parte dei banchi di questo Consiglio oggi sono vuoti. Una scelta politica che evidenzia significati non banali. Io credo che si debba rispetto all’Istituzione, si debba rispetto alla Commissione elettorale, che è chiamata ad un ruolo previsto dalla legge. Così non è, e ne prendiamo atto. Non per questo la cerimonia di oggi perde significato: ci attende un lungo lavoro, rappresentare la città comporta oneri ed onori e dalla diligenza con la quale sapremo interpretare il nostro ruolo, ciascuno dalla sua posizione, dipenderà il futuro della città”.
Quello che è accaduto alle amministrative leccesi dovrebbe far riflettere tutti quanti.
Non possiamo lasciare che la democrazia e il volere del popolo, espresso in base a quelle che sono le regole della legge elettorale in vigore, sia interpretato e non rispettato e applicato.
Fermiamoci ad analizzare questa situazione, senza ragionare da tifosi. Senza analizzare tutta la legge elettorale, entriamo nello specifico: “Se il sindaco viene eletto al ballottaggio ma la lista collegata ottiene già nel primo turno il 40% dei voti senza che nessuna altra lista abbia raggiunto il 50%, alla lista viene assegnato il premio di maggioranza (60%) e il resto dei seggi viene assegnato col metodo proporzionale sempre secondo il sistema d’Hondt”.
Questa è la legge e ci troviamo di fronte ad una realtà incontrovertibile che però è stata interpretata prima di Lecce sia ad Avezzano che a San Benedetto del Tronto.
Le leggi dovrebbero essere applicate non interpretate.
L’articolo 73 al comma 10 è chiarissimo.
Le decisioni della commissione elettorale spinge più nella direzione della governabilità mettendo il candidato vincente, al ballottaggio, nelle condizioni di governare grazie ad un premio di maggioranza che di fatto non c’è, invece di guardare al principio della rappresentatività, e cioè ai voti espressi nel primo turno verso le singole liste.
La riflessione è una: perché non mettere mano alla legge elettorale per evitare che tutto questo accada ancora in altri comuni?
Dobbiamo pensare ad uno strumento semplice che non sia composto da parole interpretabili ma che possa essere applicato immediatamente. Perché mantenere il voto disgiunto e dare questa possibilità agli elettori se poi non si applicano le leggi collegate?
Propongo di eliminare il voto disgiunto, in modo che la volontà dell’elettore sia ferma e decisa sulla propria preferenza, evitando così anche i giochetti di potere che portano solo caos.
Anche perché è alquanto insolito che le liste più suffragate nel primo turno si trovino in minoranza di fronte a delle liste che hanno raccolto molto meno.