PAGHERETE CARO (LE MULTE), PAGHERETE TUTTO (FINO A 10.000 EURO). COSI’ SI CRIMINALIZZA IL DISSENSO CONTRO IL MAFIODOTTO DELLA TAP. “Un’ intimidazione” PER FERDINANDO IMPOSIMATO. “Un’ ingiustizia” PER GIOVANNI D’ AGATA: “Il Questore revochi le sanzioni”
di Emanuele Lezzi______
Negli ultimi due giorni sono state recapitate delle multe ai cittadini che hanno pacificamente manifestato contro Tap la notte tra il 3 e il 4 luglio a Melendugno (nella foto), per evitare lo spostamento degli ultimi alberi dal cantiere di san Basilio alla masseria il capitano.
L’infrazione sarebbe blocco stradale (le persone pare fossero pacificamente in strada per impedire il passaggio dei camion) e quindi intralcio al passaggio dei mezzi tTap e di quelli delle forze dell’ordine.
Più che una vera sanzione amministrativa però, sembra un avvertimento. Infatti, in base alle informazioni giunteci, non c’è una cifra precisa nella notifica, si parla solo di un tetto da 2500 a 10000 euro e 30 giorni per opporsi (a cosa?).
Delle notifiche sotto forma di multe pare siano giunte anche per la notte del 14 o 15 di maggio.
Sono tante le persone già raggiunte, non solo a Melendugno.
Chiaro uno dei commenti dal Comitato No TAP:
“È una vergogna che si intimoriscano i cittadini con la sanzione per un atto che altro non è se non il diritto a manifestare in modo pacifico”.
E in un altro, ancora più duro: “è proprio in questi momenti che il terrore si insinua nelle menti di chi ci vuole accondiscendenti, quando la voglia di giustizia diventa prerogativa dei cittadini.
E il Governo, a questo punto, cosa fa?
Inizia a reprimere, cercando di contrastare tutti coloro che si ribellano, e lo fa utilizzando ogni mezzo a disposizione, intervenendo con pratiche intimidatorie nei confronti di chi vuole urlare la propria libertà.
Noi non ci fermeremo davanti alle intimidazioni di chi ci vuole nel silenzio, combatteremo ogni forma di repressione imposta da chi si dichiara “forza dell’ordine” ma di fatto difende l’illegalità. Noi siamo dalla parte della ragione, nessuno di noi verrà mai lasciato solo di fronte agli abusi di potere, noi siamo la faccia pulita di questa lotta!”.
Comunque, al momento non ci sono altre notizie, oltre che a quelle che vi abbiamo dato.
Ci sono però due autorevoli interventi sulla questione.
Richiesto di un parere in merito, da parte di Loredana Fasano Marangolo, ieri il presidente onorario aggiunto della Suprema Corte di Cassazione Ferdinando Imposimato ha risposto che gli interessati NON DEVONO PAGARE, ma “entro trenta giorni dalla notifica potranno presentare scritti difensivi, o chiedere di essere sentiti in ordine agli illeciti accertati appellandosi alla Costituzione, avendo essi stessi esercitato il diritto a tutela dell’ambiente art 9 e della salute art 32″. Ed ha poi aggiunti: “Ritengo che queste siano solo intimidazioni volte ad eliminare l’unico modo che noi cittadini abbiamo per tutelare i nostri diritti: LA PROTESTA E LE MANIFESTAZIONI”.
Oggi, in un comunicato, il presidente dell’ associazione ‘Sportello dei diritti’ Giovanni D’ Agata scrive che “l’ accusa è tanto banale e la sanzione ingiunta tanto dura e palesemente ingiusta…Viene contestato, fatto assai raro, l’impedimento alla circolazione stradale (ai sensi dell’articolo 1bis del Decreto legislativo 66 del 1948, inserito nel successivo articolo 17 del d.l. 507 del 1999). Impedimento che, è da rilevare, fu solo temporaneo perché alla fine i circa 200 manifestanti furono spostati di peso e furono concluse le operazioni senza alcuno scontro con le forze dell’ordine”.
E così prosegue: “È ipotizzabile, quindi, che dopo le prime sanzioni notificate a far data di ieri, nei prossimi giorni arriveranno gli altri a carico di chi, inerme, protestò anche per le modalità con cui all’1 di notte si procedette alla chiusura degli ingressi del paese da parte delle forze dell’ordine, proprio nel periodo compreso da giugno a settembre, in cui era stato previsto il fermo dei lavori. Ciò, peraltro, in mancanza di comunicazioni da parte della Prefettura come tenne a precisare anche il sindaco di Melendugno Marco Potì. Non possiamo quindi, restare inermi, e non reagire a quest’ennesimo passo falso delle Autorità che riguarda implicitamente sia gli effetti di un’opera che un intero Territorio respinge fermamente come comunità, sia le modalità prescelte per violentare la Terra del Salento.
Ecco perché rivolgiamo un appello al Questore per revocare in autotutuela gli ingiusti verbali che vanno a colpire tanti, tra cui molti giovani, che hanno scelto la via della protesta pacifica per difendere le amenità dei propri luoghi, perché si rischia che lo scopo della sanzione che dovrebbe essere principalmente preventivo, potrebbe essere frainteso come una forma malcelata e implicita d’intimidazione, in un momento in cui è importante che tutte le parti in causa tendano una mano all’altra per non inasprire il clima e trovare soluzioni pacifiche rispetto all’obbrobrio che si sta perpetrando.
Nel caso in cui si decida di perseverare nella linea della contestazione amministrativa a raffica, ci metteremo a disposizione con i nostri collaboratori e consulenti per ricorrere a queste ingiuste e illegittime sanzioni che vanno a colpire tanti, e molti di questi giovani e senza reddito, colpevoli solamente di una protesta pacifica e non violenta”.