NOTE D’ ARTE / PAGLIALUNGA DELLA PROPRIA TERRA
di Mariagrazia De Giorgi______
Francesco Paglialunga nasce a Lecce nel 1991, e vive a Veglie. Si diploma presso l’Istituto Statale d’arte Pellegrino; consegue nell’A.A 2015-2016 la laurea di II livello, in scultura monumentale contemporanea in marmo e pietra, presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce, ottenendo il massimo dei voti e bacio accademico.
Viene premiato sia a livello nazionale, sia internazionale, con numerosi simposi e concorsi di scultura. Oltre ai diversi eventi che l’hanno visto protagonista negli ultimi anni, gli è stata assegnata una borsa di studio per collaborare con il noto scultore Giampietro Carlesso. A breve frequenterà uno stage alla ROYAL ACCADEMY OF FINE ARTS OF LONDON.
Francesco Paglialunga è colui che può essere definito Artista-Scultore: lo è adesso, lo era prima quando, senza rendersene conto, “giocava” con l’argilla, lo sarà nel tempo grazie allo studio e alla voglia di sperimentare.
Le sculture di Paglialunga nascono dalla tradizione del taglio diretto, in cui il progetto si sposa perfettamente con l’abilità tecnica che non viene mai lasciata al caso così come il progetto; ed è a questo punto che l’arte si sposa con il saper fare, per decostruire bisogna saper costruire.
E’ un artista che dialoga con la materia con notevole perizia esecutiva, derivante sicuramente dalla profonda passione per la pietra e il marmo, con i quali sembra avere un rapporto spirituale; altre volte, invece, sembra quasi volerli sfidare donando loro la vita con un fascio d’erba, altre volte ricorre alla leggerezza e alla trasparenza, altre volte ancora a conformazioni semi-liquide.
Nelle sue opere si evincono dei continui giochi tra quelle che dovrebbero essere le caratteristiche principali delle pietre e quelle che poi diventano delle qualità aggiuntive che il ruolo di artista impone, come la fragilità, la delicatezza e la trasparenza del marmo, rivoluzionando le proprietà fisiche e nutrendole in un rapporto di reciproca continuità.
Paglialunga sintetizza le sue opere seguendo una ricerca artistica che rinuncia totalmente al figurativo: concentra parte dei suoi studi sui materiali (terre, legno, pietre dure e marmi), ed è proprio nei suoi numerosi viaggi che il percorso artistico viene segnato profondamente.
In una continua ricerca dei materiali dai quali l’artista estrae le sue sculture, conosce l’identità dei luoghi, le forme e gli oggetti; le sue sculture sembrano vertere su temi fondamentali come la materia, la forma, l’uomo e la natura, creando così forme pure e sintetizzate al massimo.
Ed è a questo punto che occorre precisare un’altra importante questione: il Legame con la sua terra.
A tal proposito egli sostiene che “Il lavoro dello scultore è come il lavoro dì un contadino che lega l’uomo alla natura”.
Questa importante riflessione è il punto di partenza, l’incipit, per capire il lavoro di questo giovane artista, lo stretto e profondo legame con la Puglia lo porta a paragonare le radici e la terra arida del Sud alle sue sculture, che germogliano da blocchi di marmo: impossibile da fare per tanti, ma non per lui.
Quel che emerge e che forse va maggiormente sottolineato è la freschezza e l’autenticità di capolavori genuini, non ancora sciupati dal favore dei mercanti e dei critici, non ancora divenuti ricetta facilmente vendibile e commerciabile (Gillo Dorfles): proprio per questo i suoi lavori conservano quell’aura di preziosità che solo alcune sculture sono solite regalare.
L’augurio, allora, per questo giovane artista è che sebbene partito da una piccola realtà, possa approdare in posti in cui i suoi meriti siano sempre più riconosciuti e apprezzati, concentrando sempre di più le sue energie, viaggiando, conoscendo e facendosi conoscere, portando così i suoi germogli in posti ancora non esplorati, rendere la sua terra orgogliosa e i suoi luoghi del cuore fonte d’ispirazione! Ad maiora!
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Un artista onesto, che sperimenta diversi materiali, e insegue le sensazioni che l’animo gli suggerisce in quel determinato momento, trasformando la materia e dandogli forma desiderata.
A parte la scultura riprodotta nella foto, quella della metallica erba che si fa strada nella pietra viva, piuttosto banale, ci sono molti dei lavori di Paglialunga che meritano rispetto.
E’ un artista giovane, se troverà il modo di vivere attraverso l’arte potrà avere grandi soddisfazioni.
Ti ringrazio,per la tua spontaneità
Francesco P.
Seguo da tempo i lavori di questo giovane artista, direi che la sua ricerca è molto interessante, l’estetica dei lavori è ben curata e racchiude in sé un senso profondo, spirituale e di gran valore espressivo. Non trovo opportuno l’opinione esplicata nel commento precedente, poiché l’opera in oggetto è un ottimo lavoro di scultura sia a livello tecnico che concettuale. Il Marmo verde, per chi lo lavora, sa bene che per ottenere spessori così sottili non è facile, inoltre quell’erba metallica, così come è stata definita, assume una forza propria, ma allo stesso tempo delicatezza e dinamismo. È uno dei lavori migliori, continua a perseverare,Complimenti ;)!
Caro Javer è evidente, ma di questo non te ne faccio una colpa, che non hai mai visto lavorare il marmo, né tantomeno il ferro, altrimenti sapresti che il marmo può essere lavorato in diversi modi, sfaldato, tagliato, ridotto in lastre o in trucioli. Allo stesso modo credo che tu non abbia frequentato l’officina del fabbro, altrimenti sapresti che la prima cosa che viene insegnata, al principiante è : accendere la forgia , imparare a “tirare” e a dare forma al tondino di ferro, dove per tirare si intende batterlo sull’incudine, dopo averlo reso incandescente, e allungarlo, da qui il termine “tirare”, in modo tale che una delle estremità conservi il diametro iniziale mentre l’altra viene trasformata in una punta.
Una volta imparato a “tirare” il tondino, al neofita successivamente veniva insegnato a fare la “spirale”, ecco queste erano le prime cose con le quali si cimentava il ragazzo del fabbro.
Se questi primi rudimenti tecnici, e il riprodurre un ciuffo d’erba che fuoriesce dalla spaccatura di una roccia, li vogliamo definire così come fa il nostro amico: “un senso profondo, spirituale e di gran valore espressivo… è un ottimo lavoro di scultura sia a livello tecnico che concettuale. Il Marmo verde, per chi lo lavora, sa bene che per ottenere spessori così sottili non è facile, inoltre quell’erba metallica, così come è stata definita, assume una forza propria, ma allo stesso tempo delicatezza e dinamismo.”, certo possiamo farlo.
Potremmo anche scrivere della sublime bellezza del fuoco, raccontare della magia delle faville che danzavano nell’aria, mentre l’opera veniva realizzata, descrivere questo luogo sacro dove l’opera trova compimento, invasa dal fumo acre della forgia che inebria la mente come una sorta di incenso e che avvicina l’artista a Dio creatore, così come il ritmo del martello che batte sopra l’incudine, come diceva il poeta come i rintocchi di una campana, poi potremmo parlare delle nuvole formate dalla polvere bianca del marmo, che si posa sugli oggetti imbiancandoli come una coltre di neve, e poi potremmo parlare della pietra, di questi minerale che è restato in attesa per milioni di anni, sino a che le mani del giovane artista l’hanno plasmata, dandogli forma e significato. Aggiungiamo pure qualche altra frase ad effetto, shakeriamo il tutto e otteniamo una bella poesia.
Si! ma di poesia si tratta. La scultura un’altra cosa.
Quindi lasciamo a questo ragazzo il tempo di cui ha bisogno per maturare, senza bruciarlo con affermazioni che chiunque potrebbe facilmente confutare.
Caro Javer il tuo affetto per questo ragazzo va bene, aiutalo, sostienilo, ma io credo, che prima di tutto con le persone a cui vogliamo bene, dobbiamo essere onesti.
Magari non sgarbati come spesso sono io, ma onesti si, se li vogliamo aiutare a crescere.
Spero tu non me no voglia.
Qui si parla di marmo e non di metallo, dato che l’opera è totalmente realizzata in marmo, sul resto mi trovo d’accordo con lei,il giovane ragazzo avrà modo di crescere e di confrontarsi con l’arte, e di approfondire culturalmente la sua ricerca
Sottolineo il fatto che la mia opera sia stata realizzata in pietra viva e marmo verde, non in ferro battuto, comunque questo lavoro insieme ad altri miei lavori, sono solo di sperimentazione, il mio vero lavoro artistico è in progetto e ancora non esposto da nessuna parte, nessuno ne è a conoscenza. Ho ancora tanto da imparare e il percorso non è certo facile, ma farò sempre del mio meglio.
Per quanto riguarda la difficoltà di lavorare le pietre dure, a Portoferraio esiste un’ottima scuola.
Per il resto, un sincero: in in bocca al lupo, il nostro paese ha bisogno di artisti veri.