FUOCO, PASCOLO ABUSIVO E SALUTE

| 17 Giugno 2017 | 1 Comment

di Fabio Coppola______

A fine maggio, quando la campagna salentina comincia ad ingiallire, si ripetono gli incendi. Boschi, macchie, uliveti, seminativi. Varie le motivazioni che spingono ad innescare un incendio. “Appetiti” di tipo edilizio, business legato al rimboschimento e alle attività antincendio, pascolo, vendette. Spesso una idea di “pulizia” delle aree, contro insetti e animali, senza sapere che ogni tipo di vegetazione conserva il terreno fresco e integro.

Per contrastare il fenomeno, la legge .353/2000 in materia di incendi boschivi prevede che le zone boscate e i pascoli percorse dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno quindici anni. Sono vietate per cinque anni, nelle aree predette, attività di rimboschimento e ingegneria ambientale realizzate con finanziamenti pubblici. Sono vietati per dieci anni, solo sulle aree boscate percorse da fuoco, il pascolo e la caccia, con pesanti sanzioni per i trasgressori. Inoltre i Comuni sono tenuti al censimento annuale delle aree percorse da fuoco, tramite apposito catasto.

Molto spesso gli incendi sono appiccati dai pastori, pratica antica per rinnovare il pascolo, contrastare la vegetazione legnosa e favorire quella erbosa, anche su terreni demaniali o di proprietà altrui. Purtroppo uomini e mezzi sono insufficienti, non si può pretendere vigilanza in ogni contrada per arginare pascolo abusivo e incendi. Spesso gli agricoltori non denunciano le prepotenze per paura di ritorsioni.

Forse un rimedio efficace potrebbe essere il boicottaggio dei prodotti delle aziende zootecniche e casearie che effettuano pascolo abusivo, che non garantiscono la genuinità del foraggio e il pascolo su terreni propri. Spesso il bestiame pascola abusivamente su terreni agricoli trattati con erbicidi, pesticidi, metalli pesanti. Nei periodi del diserbo, non sono rari i casi di avvelenamento di bestiame, con successivo abbandono delle carcasse in vore, inghiottitoi, aree incolte, per risparmiare sui costi di smaltimento (le carcasse sono un rifiuto speciale). Nei casi in cui il dosaggio non è letale, le sostanze finiscono nel latte. Non c’è molto vantaggio nel consumare prodotti, anche se tipici e locali, senza avere la garanzia di un pascolo sano.

 

 

Category: Cronaca

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Comments (1)

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  1. CONTROCANTO ha detto:

    Forse bisognerebbe consentire l’uso del fuoco per fare “pulizia” delle erbacce, se ciò fosse consentito dalla legge, i pastori e i contadini invece di limitarsi ad accendere il fuoco e poi scappare via, potrebbero restare e controllarlo.
    Una pratica che è stata utilizzata dai nostri contadini per secoli. In questo modo anche gli arbusti legnosi vengono trasformati in cenere ed arricchiscono di potassio il terreno.

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