INCREDIBILE BALLOTTAGGIO A TARANTO, PREMIATI BERLUSCONI, FITTO E RENZI, I PARTITI CHE L’HANNO MESSA IN GINOCCHIO, CON DUE CANDIDATI ESTEMPORANEI
(g.p)______ A Taranto ha votato il 58, 52 % degli aventi diritto, poco sotto la media nazionale; abbastanza di meno rispetto per esempio a Lecce, al 70%.
Quindi, certo, affluenza bassa, ma non in maniera clamorosa. E allora?
Sì, calcolando il residuo fisiologico, un 20/30% degli aventi diritto che non è andata di proposito, deliberatamente ai seggi. Sfiducia? Mah…A me sembra altro.
Non era certo la mancanza di proposte politiche, dal momento che a Taranto è andato in scena una specie di Carnevale, una farsa della democrazia, in cui c’ erano partiti veri, partiti camuffati, liste civiche per tutti i gusti e per tutte le estrazioni del lotto, nani, saltimbanchi e ballerine, e c’ era solo l’ imbarazzo intestinale della scelta. Perché a Taranto, quando votano, se votano, votano di pancia, evidentemente, almeno questa insegna la Storia degli ultimi decenni, a cominciare dall’ incredibile vicenda del Cito padre, che continua ancora, con Cito figlio, che sembra una di quelle avventure a fumetti antiche, il ritorno di Cito, il figlio di Cito.
A Taranto, bella e sfortunata, tragica come le scene del suo Andronico, proiettata nel futuro, in bilico, come il cubo del suo Archita, nell’ emergenza totale, dove tutti avevano finora fallito, ognuno avrebbe potuto costruirlo, col proprio voto.
Ognuno avrebbe potuto scegliere di liberarsi dal mostro, comunque di dare una chiara indicazione in tal senso, visto che così avrebbe certo più opportunità economiche, di adesso; e avrebbe potuto affermare che non bisogna cedere al ricatto occupazionale, perché di posti di lavoro ce ne sarebbero più; e che chiudere e riconvertire si può, basta volerlo.
E fare i conti con la Storia dell’ Ilva, che pagava e comprava tutto e tutti, in uno scandalo politico-economico-istituzionale, che storicamente non ha uguali al mondo, ministri, segretari di partito nazionali, esponenti locali, sia di centro sinistra, sia di centro destra, sindacalisti, giornalisti, finanche i preti, se la politica più bella può progettare il futuro, ricondurlo alle esigenze del territorio, della natura, in un’ ecologia profonda che parta dal di dentro di ognuno di noi.
Certo, le rivoluzioni si fanno giorno per giorno, a cominciare da dentro di noi, e hanno processi lunghi, a volte troppo lunghi per le emergenze di un territorio devastato, di un male chiaro, frutti micidiali seminati quotidianamente dal Mostro.
D a qualche parte bisogna pur cominciare.
Magari dal voto? Che poi è l’ unica arma pratica che hanno i cittadini. Perché poi hai voglia a mettere manifesti, a fare concerti, film, teatro, a scrivere libri, a redigere articoli, a organizzare convegni, se poi non vai a votare.
Un’ occasione persa, così come un’ altra occasione buona hanno sprecato per lo più quelli che questo carnevale perverso, questa fiera della vanità, questa morte a Taranto hanno alimentato, con le loro miserie personali, con le loro vuote ambizioni, con le cervellotiche rivalità.
Infine, quelli che a votare sono andati, hanno deciso.
Il popolo sovrano ha deciso, così funziona, anche se un senso non ce l’ha.
Perché non ci posso credere, ai risultati che ho qua davanti, anche se ancora parziali, dopo sedici ore dalla chiusura dei seggi, comunque indicativi.
Allora, al ballottaggio a Taranto andranno la direttrice del carcere in aspettativa Stefania Baldassarri, (nella foto), appoggiata da ‘Forza Taranto’ e ‘Direzione Taranto’, cioè Berlusconi e Fitto, opportunamente mascherati nei ‘loghi’ dei loro partiti, più altre estemporanee liste e listarelle, con il 22,46; e tale imprenditore Rinaldo Melucci, sostenuto in primis dal Pd, oltre che dalla solita pletora di simboli stravaganti, con il 17,73.
Insomma, Forza Italia e Pd, premiati i partiti che l’ hanno ridotta così.
Rimane il mistero di un candidato della società civile direttore di un carcere che ‘scende in campo’, e poi con un simbolo che dovrebbe essere un nodo da sciogliere, come spiega lo slogan “sciogliamo i nodi”, ma che in realtà sembra un cappio; e di candidato del pd che non è del Pd, ma è un imprenditore, che vuole fare di Taranto un’ impresa industriale, come se non ce ne fosse già una totalitaria e totaliante.
Quindi, comunque sia, alla fine Taranto vuole l’ Ilva, chi lavora all’ Ilva vuole continuare a farlo comunque, e per le emergenze sanitarie io speriamo che me la cavo, che riguardino gli altri, non me, e chi se ne frega.
La rivoluzione può attendere, quella delle coscienze ancora di più. ______
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