I VIGILI DEL FUOCO CHIEDONO DIGNITA’ RETRIBUTIVA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il segretario provinciale del sindacato autonomo dei Vigili del Fuoco Co.Na.Po. Giancarlo Capoccia (nella foto) ci manda il seguente comunicato______
Domani, lunedì 22 maggio, il segretario Provinciale CONAPO Lecce Giancarlo Capoccia, consegnerà al rappresentante del governo sul territorio, Prefetto Claudio Palomba, le richieste per il premier Gentiloni e per i ministri Minniti e Madia di stanziare maggiori fondi per risolvere la grave disparità di trattamento oggi esistente con gli altri corpi (tra cui la polizia – stesso ministero dell’interno) che oggi ammonta a 300 euro nette mensili con punte di 6/700 per i gradi più alti.
La protesta, che avverrà in contemporanea in tutte le province d’Italia ha l’obiettivo di sensibilizzare il governo in vista dell’approvazione del decreto di riforma del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco prevista nei prossimi giorni.
Il sindacato CONAPO chiede anche, all’ interno del decreto, un preciso vincolo di legge affinché le risorse finanziarie, qualora insufficienti all’equiparazione, siano destinate esclusivamente al personale in divisa del dei Vigili del Fuoco che ha funzioni operative, sino ad avvenuta equiparazione con gli altri corpi.
I Vigili del Fuoco sono sempre in prima linea contro ogni calamità e in difesa della sicurezza dei cittadini. Eppure, il trattamento retributivo e previdenziale che ricevono è di gran lunga inferiore rispetto a quello riservato a tutti gli altri Corpi di Polizia eppure i Vigili del Fuoco rivestono le stesse qualifiche come quelle di Polizia Giudiziaria e Pubblica Sicurezza, concorrono all’ordine e sicurezza pubblica e, non ultimo, li abbiamo visti impiegati anche in occasione delle manifestazioni NO TAP. Chi ci governa sembra continuare a fare orecchie da mercante senza mai trovare compiuta soluzione al problema.
La protesta si unisce a quella in atto a Roma sin dal 15 maggio, ove Antonio Brizzi, segretario generale del CONAPO, è impegnato in uno sciopero della fame sino al giorno dell’approvazione del decreto, per chiedere al governo pari dignità retributiva tra corpi dello Stato.
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