CASILI VS BRIATORE-CARIDDI 1 A 0 (primo tempo)
(g.p.)______
“Accolgo positivamente il sequestro preventivo del cantiere da parte del pm Antonio Negro della Procura di Lecce. Ora l’inchiesta dovrà accertare le presunte responsabilità di coloro che hanno rilasciato le autorizzazioni, e mi riferisco agli amministratori di Otranto”.
Si leva qualche sassolino dalle scarpe, Cristian Casili, che in serata diffonde un articolato commento: “Ho sempre ritenuto che gli interventi non fossero compatibili con la natura dei luoghi, scatenando l’ira del Sindaco di Otranto Cariddi che prontamente, all’epoca, si riversò sul mio profilo Facebook sostenendo insieme allo stesso Briatore che tutte le autorizzazioni rilasciate erano perfettamente legittime”.
Beh, poi ci fu pure un piccato scambio di tweet con Flavio, che ironizzò maldestramente su di lui, e tante accuse personali.
Però, sostanzialmente, un nulla di fatto, tutto era finito là. Fino a ‘stamattina.
Quindi adesso egli ha qualche motivo in più, per commentare la notizia, e anzi, come abbiamo visto, con quel preciso accenno a successivi motivi di inchiesta, alza il tiro.
Intanto, il consigliere regionale del M5s ricorda che aveva già segnalato nel corso di un sopralluogo, effettuato lo scorso settembre in Località Cerra assieme agli agenti del Corpo Forestale dello Stato, come l’opera ricadesse su uno dei tratti più suggestivi della scogliera idruntina, a poca distanza dalla Grotta Monaca e ricadente in area sottoposta a vincoli paesaggistici e idrogeologici. “In quell’occasione denunciai pubblicamente come lo stato dei luoghi non rispettasse le prescrizioni imposte dal permesso edilizio, che comportavano l’obbligo di non alterare l’andamento morfologico del tratto costiero.
Difatti il primo permesso su cui ha indagato la magistratura riguarda la convenzione tra la società Cerra e l’amministrazione di Otranto per un accesso al mare, dotato di strutture amovibili di chiosco, ristorante e servizi per la balneazione al fine di consentire la fruizione del litorale e garantire la fornitura di servizi e attrezzature utili alla balneazione.
La realizzazione di tali opere è stata autorizzata in un’area tipizzata come agricola nel Piano regolatore, sulla quale, secondo le ipotesi investigative, non sono consentite strutture così complesse come quelle rilevate”.
E passa poi a ricordare il suo secondo sopralluogo dello scorso aprile: “Allora oltre alla presenza di vari prefabbricati evidenziai pubblicamente che l’ingente movimento terra e lo scavo per una grande piscina stavano alterando la naturale morfologia del terreno esponendo quel tratto di costa, già molto fragile, a pericolosi fenomeni di erosione. Inoltre, il suolo agricolo era stato spianato, compattato e trasformato in un mega parcheggio. Anche in quell’occasione denunciai con materiale fotografico lo stato dei luoghi. Non mi sorprendono quindi le ipotesi di reato contestate adesso dalla Procura, che riguardano violazioni di norme urbanistiche in zona sottoposta a vincolo paesaggistico e abusiva occupazione del Demanio marittimo. Rispettare la morfologia e la natura dei nostri luoghi, tutelare il paesaggio vuol dire “capitalizzare” la nostra bellezza, vero valore aggiunto che porta ad una ricchezza durevole, non effimera, a beneficio delle economie delle comunità locali”.
E aggiunge alla fine: “Sia chiaro che non siamo contrari a priori alle strutture turistiche, ma queste devono essere realizzate nel pieno rispetto della fisionomia della nostra costa e dei vincoli esistenti. Inoltre, in queste occasioni, sarebbe doverosa una seria programmazione urbanistica da parte del Comune”.______
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