GRANDE E’ IL DISORDINE SOTTO IL CIELO DI MELENDUGNO. LA SITUAZIONE E’ DUNQUE ECCELLENTE
di Giuseppe Puppo______
La mattina porta aria fresca quanto tesa a Melendugno. Si teme da un momento all’ altro l’ esecuzione dell’ ordine intimato ieri sera dalla Camera dei Deputati dal Ministro dello Sviluppo ai suoi. Come avevamo riferito nell’ immediatezza, invece di rispondere alle, chiamiamole così, perplessità postegli da due deputati, Carlo Calenda aveva scandito apodittico: basta perdere tempo, si proceda subito.
Ma alle prime ore di luce il cantiere è ancora fermo, la recinsione metallica buttata per terra, le strade di accesso nuovamente bloccate da cumuli di macerie. I lavori di espianto sono fermi, non sono stati fatti neppure quelli di messa in sicurezza degli alberi martoriati nella via crucis anticipata di sabato scorso.
Poi, in prima mattinata, arriva la notizia da Roma della sospensiva, di cui abbiamo riferito prima nella nostra ULTIM’ORA. ‘Stavolta dalla lotteria delle beghe burocratiche esce un provvedimento avverso a Tap.
Ulivi salvi, almeno fino al 19 prossimo venturo, quando si passerà all’ esame nel merito.
Almeno, questo pare di capire al povero giornalista, chiamato spesso in questa grande storia ignobile del gasdotto Tap a cimentarsi con disposizioni legali, organismi competenti e/o incompetenti, particelle, commi, riferimenti, prescrizioni, ordinanze, ottemperanze, e valutazioni di impatto ambientale che intanto gli impattano la testa, se deve poi spiegarle, ammesso che le abbia capite, ai suoi lettori, tutta roba nemmeno da addetti ai lavori, ma da iper specialisti tecnici.
E allora? Allora, la buona sostanza di questa mattina è questa: lavori di costruzione del gasdotto fermi per due settimane, poi si vedrà.
Esulta, poco fa, sui social, sui quotidiani on line, sui siti internet, dove questa ‘guerra’ si combatte oramai decisamente anche sul fronte dell’ informazione, della disinformazione e della propaganda, il sindaco di Melendugno Marco Potì:
“Adesso Tap deve fermare le attività! Era quello che chiedevamo da oltre venti giorni insieme a tantissimi Sindaci, rappresentanti istituzionali e cittadini del Salento. Prevalga il buon senso e si dia ascolto ai territori. Sempre! Abbiamo sempre sostenuto che Tap non aveva l’autorizzazione ad espiantare o, quantomeno, che il quadro autorizzativo era incerto. Tap nonostante questa incertezza ha forzato la mano, purtroppo spalleggiata dal governo e dalle forze dell’ordine. Ci hanno chiamato cretini, coglioni, ignoranti. Ora un Tribunale, sia pure in primo grado ed in fase cautelare, ci ha dato ragione. È stata vinta una battaglia a difesa dell’ambiente e dello Stato di diritto. Evviva! Avanti così! Bravi tutti! No Tap”.
Intanto, in redazione, mentre scrivo, all’ ora di pranzo come al solito saltato, arriva la valutazione della Tap, firmata dal Senior Media Advisor Lugi Quaranta, eccola:
“Inoltro il decreto presidenziale con cui, nelle more dell’udienza collegiale sulle richieste cautelari fissata per il prossimo 19 aprile, è stata disposta la sospensione delle attività di espianto degli ulivi.
Mi permetto di farvi notare nel testo del decreto
– L’affermazione che le modalità di realizzazione del gasdotto TAP “debbono ritenersi definitivamente approvate”;
– Il richiamo alla “leale collaborazione tra le autorità amministrative” nonché alle “scadenze stagionali da rispettare” per le attività di espianto;
– Il rimando al MATTM per il riesame dell’atto impugnato sia per quanto riguarda le competenze della Regione sulla A44 sia per la Verifica di assoggettabilità a VIA del progetto esecutivo del microtunnel: si tratta come ben sapete di punti sui quali il ministero si è espresso più e più volte.
Naturalmente TAP, in attesa dell’udienza in camera di consiglio del prossimo 19 aprile, si atterrà rispettosamente a quanto disposto dal decreto. Provvederemo altresì a segnalare a tutte le autorità l’effettivo attuale stato dei 211 alberi dell’area di cantiere del microtunnel:
Al momento risultano espiantati e trasportati altrove 168 ulivi (157 sono già stati trasportati nell’area di stoccaggio di Masseria del Capitano, 11 sono provvisoriamente sistemati presso il deposito della società AlmaRoma),
Tutti i restanti alberi sono bloccati nell’area di cantiere e NECESSITANO URGENTEMENTE DI CURE; una attività che ci è attualmente impedita dal gruppo più violento di oppositori accampato di fronte al cantiere, che questa notte ha devastato l’area producendo danni gravissimi al patrimonio paesaggistico e storico. Paradossalmente costoro ostacolano un’attività che si muove proprio nella direzione della tutela degli alberi che si assume di voler proteggere”.
Riferisco per dovere di informazione.
Ma faccio il giornalista, non il passacarte.
Quello che ho scritto ieri sera al Ministero dello Sviluppo, quando ha mandato ‘la velina’ ai giornali con le dichiarazioni integrali di Carlo Calenda, in perfetto stile MinCulPop, senza offesa allo storico MinCulPop, senza citare minimamente il contesto in cui erano avvenute.
Non posso esimermi anche qui da qualche valutazione, tanto per mettere i puntini sulle u, che consegno alla libera e sacra valutazione di ognuno dei tanti e giustamente esigentissimi lettori, ognuno mediamente migliore di me, di leccecronaca.it
Mi pare singolare, ecco, pur senza entrare nel merito della fattispecie, che chi ha fatto il danno, ma soprattutto tanti altri ne voglia fare, imputi agli oppositori “danni gravissimi al patrimonio paesaggistico e storico”.
Poi, l’ho scritto e riscritto, ma meglio ribadirlo: la protesta deve essere gandhiana. Punto. Qualunque deroga alla lotta non violenta, oltre che essere stupida ed esecrabile, nuocerebbe alla causa di chi la commettesse e gioverebbe a quella degli altri.
Infine, ribadisco un altro mio convincimento. Non devono essere i giudici a stabilire se il gasdotto sia “strategico”, come ha ribadito ieri pomeriggio alla Camera Carlo Calenda, oppure sia “una truffa”, come gli ha urlato un Diego De Lorenzis giustamente incazzato, se non altro perché, invece di rispondergli nel merito delle questioni poste, il ministro aveva ordinato ai suoi di eseguire i lavori.
Lo stabilisce il popolo, la sua coscienza collettiva, lo deve stabilire la democrazia, quella antica, nelle forme tradizionali, e quella partecipativa, nelle sue evoluzioni contemporanee.
Perché, come ha voluto giustamente ricordare al ministro l’ altro deputato interpellante di ieri, Carlo Fratoianni, la democrazia “non è un elenco di decisioni burocratiche formali, ma quella che si costruisce dal basso con intelligenza politica e serietà, senza passare sopra la testa delle popolazioni interessate”.
E questo è tutto quanto, al momento, sulla situazione. Poi – e probabilmente a Fratoianni la citazione piacerà – ci vuole un ‘filosofo’, mica un povero giornalista, per definirla, e al momento non ce n’è una migliore, dello storico e filosofico convincimento: “Grande è il disordine sono il cielo. La situazione è dunque eccellente”. ______
LA RICERCA nei nostri articoli di oggi delle 12.58
e di ieri delle ore 15.54
“Il Salento deve essere conosciuto nel mondo per le sue bellezze, non per essere la terra dei gasdotti. Pensare che il gas sia sinonimo di progresso economico significa non esser capaci di vedere oltre il proprio naso. Un governo a pochi mesi dalla fine della legislatura non può decidere del futuro di un intero Paese senza un piano nazionale energetico”, questo il duro commento del consigliere del M5S Antonio Trevisi dopo l’annuncio del terzo gasdotto che dovrebbe approdare sulle coste pugliesi, a Torchiarolo, e le dichiarazioni del ministro Calenda che parla di opere strategiche.
“La necessità e l’urgenza di aumentare il numero di gasdotti è tutta da dimostrare, gli studi scientifici dicono esattamente il contrario. I consumi di gas sono previsti in diminuzione nei prossimi anni e non regge neanche la giustificazione della diversificazione delle fonti: la stessa società TAP in audizione in Senato a Roma affermò che il gasdotto sarebbe arrivato non per diversificare le fonti ma per sostituirle.
Inoltre la storia ha dimostrato che le società energetiche hanno sempre fatto cartelli per imporre il prezzo di vendita desiderato.
La tecnologia e l’innovazione in merito alle fonti rinnovabili e alle tecnologie di accumulo stanno facendo passi da gigante tanto che nel prossimo decennio, quando il gas sarà quasi giunto sulle nostre coste, assisteremo alla realizzazione di edifici capaci di autoprodurre energia tramite sistemi solari e di utilizzarla sia per il riscaldamento che per ricaricare auto elettriche.
I sistemi elettrici alimentati da fonti rinnovabili sia per l’autotrazione che per usi civili stanno ormai dimostrando di essere nel tempo più efficienti ed economici dei sistemi tradizionali alimentati da fonti fossili.
Oggi si sta cercando di utilizzare gli ultimi giacimenti disponibili per fare un grosso business, a vantaggio di pochi e a scapito degli interessi delle comunità, prima che le nuove tecnologie diventino così evidentemente convenienti da non consentire più lo sfruttamento di queste fonti fossili rischiose e dannose per l’ambiente e la salute umana.
Il nostro territorio è ricco di risorse rinnovabili interne ed è a forte vocazione turistica per questo servono politiche che puntino allo sviluppo della green economy e di un turismo sostenibile.
Questi settori sono strategici per il nostro paese, mentre portare gasdotti sulle spiagge più belle d’Italia è esattamente il contrario del progresso economico sbandierato da un governo a breve scadenza ma che decide compromettendo nel lungo periodo il futuro del Salento”.
Arriva oggi la notizia dell’accoglimento da parte del Tar Lazio dell’istanza sospensiva relativa all’espianto degli ulivi, ma il succo della questione è che ancora una volta Emiliano arriva in ritardo, dimostrando di venire da PDlandia, la terra dove c’è un perenne fuso orario sfasato. Avrebbe dovuto impugnare gli atti per tempo, prima dell’avvio degli espianti.
Senza il pressing del MoVimento 5 Stelle, il Governo territoriale sarebbe stato inerte, a vedere con le mani in mano la completa distruzione di un territorio ed è solo grazie alla nostra costante opposizione, sia in Consiglio Regionale che nelle sedi nazionali, che oggi possiamo parlare di questo risultato.
In tutto questo, tra l’altro, la parziale ottemperanza della prescrizione A44 è solo la punta dell’iceberg. Al momento, tantissimi ulivi sono senza dimora, in condizioni inadeguate. A danni fatti, dunque, questa azione della Regione Puglia non solo è del tutto intempestiva, ma serve a ben poco
Attendiamo la discussione dell’istanza cautelare in Camera di Consiglio fissata per il prossimo 19 aprile, giorno in cui si avranno notizie più concrete.
La nostra terra, ora più che mai, ha bisogno di essere amministrata con cura, dedizione, attraverso azioni preventive.
A Emiliano diciamo di chiudere prima la stalla e non dopo che i buoi sono scappati, se proprio non riesce a stare sul pezzo, compri una sveglia oppure si dimetta immediatamente.
Se oggi il TAR del Lazio ha potuto sospendere l’espianto degli ulivi è solo grazie alla mozione del Movimento 5 Stelle che il 21 marzo ha impegnato il Governo regionale ad impugnare la nota ministeriale che legittimava l’espianto degli ulivi. Una mozione che una settimana dopo la giunta non si era nemmeno degnata di inviare all’Avvocatura; anche a quello abbiamo dovuto provvedere noi.
Se la Regione fece ricorso straordinario al Presidente della Repubblica impugnando il Decreto MISE con il quale l’opera TAP era stata inserita nell’elenco dei gasdotti, fu solo grazie ad un’altra mozione M5S presentata in data 28 dicembre 2015 dopo che, nonostante un perentorio sollecito del nostro consigliere Antonio Trevisi, il governatore Emiliano aveva lasciato scadere i termini (19 dicembre 2015) per impugnare dinanzi al Tar il decreto con cui il ministero dello Sviluppo economico aveva inserito, nonostante il parere contrario della Regione, il tratto Melendugno-Mesagne nella rete dei metanodotti nazionali.
Questi sono fatti documentabili e non sono in discussione.
Dunque il governo regionale e esponenti del PD locale ci dovrebbero spiegare con quale coraggio riescono a concepire note stampa nelle quali provano a dimostrare il loro impegno nell’opposizione al gasdotto.
TAP è un’opera che sta arrivando in Italia a causa del governo nazionale PD e a causa dell’immobilismo del governo regionale PD.
Anche questi sono fatti documentabili così come è un fatto che gli unici che si sono da sempre e da subito opposti al gasdotto e ad una politica energetica basata sull’utilizzo di fonti fossili sono stati gli esponenti del Movimento 5 Stelle: nel 2013 i nostri parlamentari pugliesi provarono invano a denunciare gli intenti del Governo ed a bloccare il progetto e oggiAggiungi un appuntamento per oggi, a loro, si è aggiunto anche il lavoro dei consiglieri regionali M5S.
Dunque, mentre si consuma un ennesimo dramma per i nostri cittadini e mentre proviamo insieme a loro a rimediare all’ennesimo disastro ad opera del PD, sarebbe opportuno che gli esponenti (di governo e maggioranza) del Partito Democratico facessero un prezioso dono ai pugliesi regalandogli un decoroso silenzio.
IN QUESTO GIORNO DI ALLEGRIA IN CUI ABBIAMO SPUNTATO UNA SOSPENSIVA DEL TAR LAZIO SULL’ ERADICAZIONE DEGLI ULIVI, NON POSSO NON RINGRAZIARE TUTTI I CONSIGLIERI REGIONALI DEL M5S CHE SONO STATI I FAUTORI DELLA MOZIONE DALLA QUALE E’ SCATURITO L’OBBLIGO PER REGIONE PUGLIA DI RICORRERE DINANZI AL TRIBUNALE AMMINISTRATIVO.
I danni che TAP sta causando, e vorrebbe continuare a causare, al territorio e all’ambiente sono irreparabili.
Contro questa violenza che alcuni vogliono infliggere al luogo in cui viviamo, pensiamo che ognuno sia libero di protestare nel modo che ritiene opportuno nel limite in cui il mezzo di lotta non comprometta il fine della lotta stessa.
La distruzione del muro di cinta della masseria di San Basilio ci addolora e rappresenta la perdita di una parte del simbolo di questa battaglia.
Chi è responsabile di quell’atto non combatte contro la TAP, non combatte per il rispetto della nostra storia, della nostra terra, delle nostre genti.
Chi ha distrutto quel muro è come TAP, il comitato è stato sempre lontano da questi atti di inciviltà.
Sino al 19 Aprile saremo liberi dalla paura degli espianti ma continueremo pacificamente ad ostacolare quest’opera, con ragione tecniche, politiche e di cuore.
Saremo accanto ai No Tap, per la battaglia a difesa degli ulivi della Puglia.
Saremo accanto a loro così come siamo stati accanto ai movimenti in Val di Susa contro la Tav e ai movimenti contro le discariche.
Queste sono battaglie che qualcuno considera contro l’ordine costituito ma sono in realtà per un nuovo ordine costituito.
La cultura socialista, l’identità politica e morale che caratterizza la nostra storia, il senso delle istituzioni dei riformisti con consente di subire nell’inerzia lo spettacolo d’irrazionale opposizione alle Istituzioni e ottusa ostilità verso il compimento del Trans Adriatic Pipeline (TAP) da parte di frange minoritarie di popolazione salentina in preda alla disinformazione,e in balia d’improvvisati arruffapopolo istituzionali che pretenderebbero d’imporre la dittatura della minoranza.
I socialisti italiani e pugliesi, nel solco della migliore loro tradizione, hanno sempre avuto a cuore lo sviluppo dei loro territori, l’accesso alle fonti energetiche che ne tutelino e ne rispettino l’identità ambientale, hanno combattuto nella storia recente battaglie civili e culturali per contenere e scongiurare gli effetti nefasti di una politica industriale ed energetica devastante, e non possono perciò non accogliere oggi con favore, non disgiunto dalle necessarie cautele, l’opportunità offerta alla Puglia e all’intero paese da una fonte energetica pulita, sicura e sostenibile, dai molteplici impieghi civili e produttivi, sulla cui sicurezza e affidabilità sotto il profilo ambientale sono state raggiunte conclusioni convergenti e definitive da parte del mondo scientifico e degli istituti di garanzia dello
Stato.
Gli episodi di sterile radicalismo, ormai accompagnato dalla violenza sul restante patrimonio, che da qualche tempo si consumano a San Foca e
dintorni, pur non trascurando l’esigenza inderogabile del coordinamento
tra organi dello Stato e della più ampia ma permanente e responsabile
partecipazione della cittadinanza attiva, riflettono il clima di aggressività e preconcetta intolleranza che da tempo inquina il civile confronto pubblico e sempre più rischia di incrinare i fondamentali costitutivi della convivenza democratica.
Di fronte all’ambiguità e al misero spettacolo di una sedicente sinistra che rincorre piazze, comitati e tutte le improbabili manifestazioni d’inconcludente ribellismo, nel miserabile tentativo di cavalcarle a fini elettorali, i socialisti sentono il dovere di far sentire forte e chiara la loro voce, ritraendosi dal cono d’ombra nel quale da troppo tempo sono stati relegati, e farsi parola di quella parte maggioritaria dell’opinione pubblica che è sempre più stanca del declino civile del nostro paese e dell’opportunistica ambiguità di una classe politica regionale e locale complice e subalterna.
I socialisti, pertanto, auspicano che quanto prima:
cessi il clima di protesta e di devastante sopraffazione che via via ha preso il sopravvento sul civile confronto, tornando al rispetto delle decisioni legittimamente assunte e al rispetto per i ripetuti pronunciamenti dell’A. G.,
si inauguri una sede istituzionale, al più alto livello possibile, di confronto e di verifica dei reali interessi della popolazione interessata e dell’intero Salento torni alla normalità la vita civile e lavorativa dei cittadini di quella terra e dell’intero Salento, isolando nuclei di provocazione e propaganda del tutto estranei
agli interessi reali delle popolazioni, alle quali va restituita serenità personale e di comunità e fiducia nelle Istituzioni democratiche del nostro Paese.
Nell’ambito della procedura di verifica di assoggettabilità a VIA del microtunnel era possibile inviare, entro la settimana scorsa, delle osservazioni al Ministero dell’Ambiente.
Queste le osservazioni inviate in merito dal consigliere M5S Antonio Trevisi e dal consigliere comunale M5S di Cavallino Giampaolo Falco:
“E’ necessaria un’attenta valutazione degli impatti sulla Posidonia oceanica, la cui presenza, a largo delle coste di Meledugno, è stata confermata dalle indagini condotte dalla stessa TAP AG, contrariamente a quanto riportato nelle cartografie e negli studi di monitoraggio a cui si è fatto riferimento per il rilascio della VIA nel 2014”.
“Come si evince dai dati riportati negli elaborati presentati dalla stessa società, l’esistenza della Posidonia lungo la costa di San Foca è innegabile. Gli elaborati – spiega Trevisi – riportano che probabilmente la pianta è presente sul substrato a profondità inferiori rispetto a quelle indagate e che le piccole chiazze residuali siano indicazione dello stato di regressione della Posidonia, probabilmente presente anche nel fondale circostante. Presenza della Posidonia confermata anche dal fatto che la realizzazione del microtunnel, come più volte ribadito dalla stessa società, è volta proprio ad evitare interferenze con l’habitat stesso.
Inoltre, bisogna considerare che nel corso della fase di costruzione dell’exit point del microtunnel, la risospensione di sedimenti e gli scarichi inquinanti delle navi produrranno un’alterazione fisica del fondale, un aumento della torbidità e il rilascio di sostanze contaminanti. Tutti questi fattori, anche se valutati dalla società TAP “di carattere locale, di durata temporanea e di bassa intensità”, considerati complessivamente potrebbero generare un impatto cumulativo rilevante nella zona interessata, tanto da compromettere la conservazione e accelerare la regressione dell’habitat. Pertanto – aggiunge il consigliere componente della Commissione Ambiente – è necessaria un’attenta valutazione degli impatti sulla Posidonia per assicurare idonee misure a salvaguardia dell’ambiente e conformi agli indirizzi di tutela previsti dalla Direttiva Habitat, per garantire il mantenimento o il ripristino, in uno stato di conservazione soddisfacente dell’habitat “Praterie di Posidonie”, visto lo stato di regressione in cui versa.
Infine – conclude – riteniamo importante tener conto anche della natura dei fondali che, presentando una stratigrafica di tipo sabbioso caratterizzata in particolare da sedimenti “cedevoli e deformabili” depositati nei millenni, i quali non consentirebbero un adeguato sostegno di opere come i gasdotti”.