E’ SEMPRE PIU’ BLU IL CIELO DI RINO GAETANO. ANCHE NEL SALENTO. PRESENTATO IERI SERA A LECCE IL ROMANZO DELLO SCRITTORE GALLIPOLINO DAVIDE CARROZZA
di Antonietta Fulvio * (giornalista – per leccecronaca.it)______
Ironico e dissacrante – perché il potere odia lo sberleffo – con una voce graffiante e canzoni che avrebbero cantato – e capito – le nuove generazioni come lui stesso aveva profetizzato. Brevi pennellate per ritrarre Rino Gaetano, entrato nell’Olimpo dei songwriter che hanno scritto le pagine più belle della musica italiana e scomparso troppo in fretta, giusto il tempo per entrare a pieno titolo nel mito.
Un cantastorie venuto dal Sud.
Eera nato a Crotone il 29 ottobre 1950, e nonostante all’età di dieci anni fosse andato a vivere nella capitale, quel sud, «Col verde bruciato…Coi fichi d’India e le spine dei cardi» non lo aveva mai dimenticato.
Lo ha cantato in canzoni come A me piace il sud che è un canto d’amore per la propria terra così come ha cantato la gioia di vivere, l’amore, la libertà, il suo tempo. E da spirito libero è riuscito a inquadrare e cantare con ironia e precisione l’Italia degli anni Settanta di «Chi vive in baracca/ chi suda il salario/ chi ama l’amore chi sogni di gloria/ chi ruba pensioni/ chi ha scarsa memoria » come recitano i versi del brano tra i più noti e più riproposti del suo repertorio Ma il cielo è sempre più blu.
L’Italia dell’avvocato Agnelli, di mister Bearzot che poi ci avrebbe regalato la coppa del mondo con Tardelli, Antognoni e Causio, tra i personaggi che vengono presi di mira nella canzone Nun te reggae più che nulla ha di reggae ma è una vera e propria ballata, retta sull’assonanza tra la parola che rimanda al genere musicale della Giamaica e la declinazione romanesca di reggere per elencare in un lungo sfottò i protagonisti in voga sui rotocalchi e i giornali dell’epoca, i ministri puliti, i ladri di stato e commendatori…Tra super pensioni, evasori legalizzati e auto blu.
L’inchiesta di Mani pulite avrebbe svelato il malaffare e la corruzione e decretato la fine della Prima Repubblica, ma è davvero poi mai finita?
Una canzone che Rino scrisse nel 1978, ma che risulta ancora fresca e tristemente attuale nell’Italia odierna dei sodalizi d’oro e le pensioni da fame e il lavoro sempre più miraggio in un paese che ha superato livelli di disoccupazione giovanile davvero allarmanti.
In questa sua attualità sta la grandezza di Rino Gaetano; come solo gli artisti sanno fare, lui era andato oltre, aveva letto con disincanto e umorismo la deriva della società post sessantottina, il disagio, le diseguaglianze.
Le sue canzoni furono accusate di non sense, l’ironia travisata, le denunce sociali inascoltate: Rino era un personaggio scomodo, perché un uomo libero fuori dal sistema anche quando nel sistema c’era entrato. Chi può dimenticare la sua apparizione sulla scena sanremese quando con Gianna si classificò al terzo posto?
Quel ragazzo vestito di punto con il frac e il cilindro ma la camicia a righe e le scarpette di ginnastica, quel cantautore dalla voce graffiante sovvertiva gli schemi, era un cavallo pazzo impossibile imbrigliarlo. E fu sempre coerente con se stesso. Lo testimoniano i suoi brani, da Mio fratello è figlio unico, dove denunciava l’esistenza degli sfruttati, malpagati e frustrati, a Spendi Spandi Effendi dove metteva in versi il tema della crisi petrolifera del ‘73: la modernità del pensiero di Rino Gaetano racchiuso nei testi delle sue canzoni è disarmante.
Vien da chiedersi cosa sarebbe successo a Rino se fosse sopravvissuto all’incidente che spezzò la sua giovane vita quel maledetto 2 giugno 1981?
Se lo è chiesto Davide Carrozza (nella foto), scrittore gallipolino, nel suo romanzo d’esordio, “3 giugno 1981 – Il giorno dopo” edito dalla casa editrice Il Raggio Verde che, domenica 26 febbraio, ha organizzato nella sede di FotoScuolaLecce di Alessandra de Donatis il secondo appuntamento di Set32 note parole immagini per raccontare storie.
E Davide Carrozza con il suo libro è riuscito a raccontare la storia di Rino immaginando per lui una seconda possibilità.
«Un’ idea nata dopo una partita di calcetto finita male, mi lesionai i legamenti alla caviglia e finii in ospedale, uno dei quattro che rifiutò Rino quella notte. Me lo fece notare il mio amico Luigi e da quel lungo periodo di riposo forzato, è nato questo libro» ha raccontato Davide da sempre appassionato fan del cantautore calabrese.
Nel romanzo scritto con una prosa essenziale e fluida, con un taglio cinematografico, Davide ripercorre i luoghi partendo da via Nomentana, l’incrocio fatale tra via Carlo Fea e Viale XXI Aprile, al letto di ospedale, passando dalle strade della caotica Roma alla dimensione intimistica di San Cassiano, vicino Gallipoli, dove immagina il suo Rino ritrovarsi in solitudine rimettendo in gioco un dato storico perché lì, nel centro salentino, Rino Gaetano realmente tenne un concerto epocale in occasione della festa dell’Unità.
Una galleria di personaggi reali e inventati si sovrappongono nella costruzione narrativa che tra finzione letteraria, fantasia e storia riavvolge all’indietro la vita di Rino srotolando nel bel mezzo i testi delle sue canzoni nelle quali Davide Carrozza rintraccia un forte legame tra poesia e filosofia: «Rino e Schopenhauer furono entrambi inattuali e non capiti dai loro contemporanei.
Proprio come “Il mondo come volontà e rappresentazione”, il capolavoro del filosofo tedesco, anche il primo album di Rino “Ingresso libero” non ebbe fortuna al momento del lancio, eppure entrambe le opere sarebbero state consacrate come capolavori della filosofia e della musica » – ha spiegato Davide Carrozza in una serata in cui è valso davvero l’hashtag Rinovive che accompagna le presentazioni del libro impreziosito dalla copertina di Valentina Campa.
Lasciando al lettore il gusto e il desiderio di scoprire la trama e la traccia nascosta che sottende al romanzo, riportiamo un passo della prefazione scritta da Claudia Forcignanò (nella foto), che ne ha curato anche l’editing, per fornire una delle possibili chiavi di lettura: “Davide Carrozza non si limita ad una mera biografia postuma: concede al giovane cantautore un’altra possibilità, gli restituisce il sorriso facendolo rivivere in una dimensione completamente nuova, nella quale ha il tempo di riflettere e reinventarsi. (…) è un romanzo completo in cui non manca nulla e nulla è lasciato al caso, tra le pagine si respira odore di un Sud dimenticato, quello più autentico e forte, fatto di gesti semplici e incontri speciali, dove il centro assoluto della vita è la piazza con il bar storico e il tempo trascorre lento, concedendo a tutti la possibilità di volersi un po’ più bene e prendere decisioni importanti”.
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