GIOVEDI’ 23 IL CONVEGNO DI GALATONE SULLA ‘QUESTIONE MERIDIONALE UNIVERSITARIA’ / CROCIFISSO ALOISI: “La ‘vecchia’ Questione Meridionale è attualissima e assume le forme anche di dramma sociale”

| 22 Febbraio 2017 | 0 Comments

di Crocifisso Aloisi * (presidente associazione CambiaMenti – per leccecronaca.it)______

L’Italia è un Paese caratterizzato da forti divari territoriali al suo interno, soprattutto tra Nord e Sud. Lo ricordano ogni anno i vari report compilati dai più importanti istituti statistici e centri di studio, come Istat, Censis, Svimez, Banca d’Italia, e altri.

L’annosa Questione Meridionale affonda le sue profonde radici nella notte dei tempi ma, purtroppo, non è solo un fatto storico.

Ricercare le cause di tutti i divari esistenti tra le due aree del Paese è un compito arduo che necessita di analisi molto approfondite ed attente, per evitare di cadere nelle solite trappole dei pregiudizi e luoghi comuni.

Spiegare poi le dinamiche con le quali, nel corsi degli anni e soprattutto negli ultimi tre decenni, i vari governi che trasversalmente si sono susseguiti al governo nazionale hanno contribuito a consolidare e addirittura ad aumentare gli storici divari, è un’impresa sempre molto difficile, soprattutto per il tipo di informazione che passa sui media nazionali, basata spesso sul teorema delle colpe da addebitare ai meridionali stessi per i vari ritardi con il resto del Paese. Malgrado tutti i tentativi di nascondere i fallimentari risultati delle politiche economiche dei vari governi, la realtà del dramma meridionale è un fatto concreto e non più eludibile.

Di questo si stanno finalmente rendendo conto, sempre di più ed anche qui trasversalmente, tanti meridionali, soprattutto i giovani, che vedono progressivamente svanire il sogno di un futuro da ricercare nella propria terra e sentono sempre più forte la minaccia della definitiva ‘partenza’ con traumatico distacco dai propri affetti e dalla propria storia. Ecco che la ‘vecchia’ Questione Meridionale è attualissima e assume le forme anche di dramma sociale.

Tra tutti i divari esistenti oggi tra Nord e Sud Italia, quello della differente offerta di servizi fornita da Scuola Pubblica e soprattutto dalle Università, è senza dubbio il più cruciale : sono le Università che creano le nuove ‘leve pensanti’ di una società civilizzata, quelle da cui verranno attinte le future classi dirigenti di un Territorio. Sono le Università che stimolano la ricerca scientifica a tutti i livelli: sono sempre le Università che lavorano spesso in sintonia con il mondo industriale grazie ad una reciproca e non invasiva collaborazione. Ecco perché ogni volta che si chiude un corso di laurea o addirittura un ateneo, è un segnale preoccupante che diventa molto preoccupante o pericoloso se avviene in un territorio già devastato da altre problematiche, cioè a Sud.

Come mai anche nel mondo accademico si stanno consolidando anche qui pericolosi divari tra le due macro aree del Paese ?

In un recentissimo articolo apparso sul Mattino di Napoli, il giornalista Marco Esposito ha rappresentato le tre trappole che stanno affossando gli atenei meridionali, ed anche queste non sono sicuramente imputabili agli utenti meridionali dell’Università: il criterio del turnover dei professori e ricercatori universitari, il criterio di distribuzione del Fondo Finanziamento Ordinario e il famigerato criterio del ‘costo standard’ per studente.

Con il turnover si determina il ricambio dei docenti universitari : gli atenei meridionali, per effetto di una complessa e contorta formula che si basa soprattutto sui finanziamenti privati e sulle tasse pagate dagli studenti, hanno visto sempre più ridursi i fondi ministeriali a vantaggio degli atenei del Nord che hanno tratto beneficio (sembra siano stati formulati apposta !) dagli stessi criteri.

Facciamo un esempio pratico: a parità di iscritti, l’Università Alma Mater di Bologna riceve dalle famiglie 118 milioni di euro in tasse e 6 milioni da investimenti privati. L’università Federico II di Napoli riceve 77 milioni dalle famiglie (redditi più bassi e tasse più basse) e circa 2 milioni di euro da finanziamenti privati. In termini di turnover, secondo le formule stabilite da governo Monti, l’Università bolognese ha potuto assumere 226 professori a fronte di 406 che sono andati via mentre quella napoletana ha potuto assumere 131 professori a fronte di 478 docenti andati via. Così si sono creati i presupposti perché l’università bolognese diventi sempre più efficiente, e quindi più attrattiva di risorse umane e finanziarie mentre quella meridionale continua sempre più nel baratro del depotenziamento.

La seconda trappola si basa sul criterio dell’internazionalizzazione: più gli iscritti dell’ateneo viaggiano all’estero con i progetti Erasmus, più l’ateneo viene premiato. Anche in questo caso il Sud è più penalizzato perché moltissime famiglie non possono sostenere viaggi all’estero dei propri figli.

La terza trappola è molto subdola e difficile da smascherare perché si basa sul costo standard dei soli studenti in corso: il calcolo sui fuori corso è azzerato. Il terreno dei fuori corso è molto scivoloso, e non è legato ad un aspetto di mentalità o ‘migliori capacità’, tutte da dimostrare con criteri oggettivi, degli studenti del Nord rispetto a quelli meridionali.

All’Agenzia di Valutazione dell’Università e della Ricerca è stato affidato il compito di stilare le classifiche degli atenei nazionali in base alle quali gli stessi sono destinatari di una consistente fetta di finanziamenti pubblici. In pratica questa agenzia fornisce al governo pro-tempore gli strumenti per stabilire come ripartire le risorse e, guarda caso, la fetta più consistente va agli atenei del Nord.

Quando fu istituita questa agenzia si disse che tutte le università dovevano ripartire da zero e, quando la valutazione sarebbe stata conclusa, si sarebbe avuto la distinzione tra Università di serie A e Università di serie B, con le ultime che avrebbero dovuto fare solo corsi di laurea triennali ed altre poi sarebbero state chiuse. Le Università di serie B stanno concentrate maggiormente a Sud. Grazie alle tre formule precedentemente viste gli atenei del Nord ricevono più finanziamenti (e quindi più sempre più predisposti all’efficienza) rispetto a quelli del Sud. Tutto per decreto, non per altre cause naturali.

Si parlerà di questi aspetti in un convegno organizzato dall’Associazione CambiaMenti di Galatone, dal titolo “La Questione Universitaria Meridionale” che si terrà giovedì 23 febbraio presso la Sala del Palazzo Marchesale in P.zza Santissimo Crocifisso dalle ore 17:00 alle ore 19:00.

I relatori sono Gianfranco Viesti, professore Economia Applicata Facoltà di Scienze Politiche Università di Bari – Nicola Grasso, professore Diritto Costituzionale Unisalento – Giancarlo Negro, Presidente di Confindustria Lecce – Pino Aprile, Giornalista e scrittore.

E’ prevista la gradita partecipazione di Nandu Popu dei Sud Sound System.

 

 

 

Category: Cultura, Eventi, Politica

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