HABEMUS LEGEM! ECCO IL ‘LEGALICUM’, LA NUOVA LEGGE ELETTORALE, IMMEDIATAMENTE OPERATIVA
(Rdl)______E’ arrivata la sentenza della Corte Costituzionale, che ha modificato l’ Italicum, recependo le precedenti contro – indicazioni e, soprattutto, l’ ha reso immediatamente operativo.
Abbiamo cercato di spiegare in sintesi estrema e senza tante implicazioni e risvolti politici, che pure esistono per ogni sistema elettorale, bensì nella maniera più semplice possibile, come è la nuova legge elettorale.
La nuova legge elettorale, riveduta e corretta, già ribattezzata Legalicum, leva il ballottaggio, e la possibilità di scelta del collegio nel caso di candidature plurime (in tal caso, assegnate per sorteggio) da parte del capolista.
Dal secondo in giù, valgono invece le preferenze, reintrodotte, (ogni elettore ne potrà esprimere due) per l’ attribuzione degli eletti, sulla base dei seggi ottenuti nel collegio.
Il premio di maggioranza resta, ma solo per il partito che prende almeno il 40%, che in tal caso avrebbe il 55%, 540 seggi su 617 (quelli di Valle d’ Aosta e Trentino Alto Adige sono calcolati a parte ed eletti in altro modo).
Se ciò non dovesse avvenire, rimane un proporzionale corretto, con resti assegnati in sede nazionale, ma solo a chi supera il 3%, e la maggioranza andrà cercata dal primo partito con alleanze parlamentari.
Come sottolineato dai giudici, tutto è immediatamente applicabile e quindi si può andare subito al voto.
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Una decisione che dà piena continuità, come del resto ci si aspettava, rispetto alle pronunce precedenti.
Sebbene la sentenza della Consulta ci consegni una legge suscettibile di immediata applicazione, resta il tema dell’uniformità, dell’omogeneità dei dispositivi elettorali tra le due Camere. E l’esigenza di leggi omogenee per Camera e Senato richiama naturalmente ad una precisa responsabilità il Parlamento che ha il dovere di legiferare, con puntualità e senza partorire soluzioni abborracciate, evitando così di mettersi nella condizione di subire eventuali legittimi richiami e esortazioni da parte del Capo dello Stato. In caso di inerzia parlamentare, infatti forte è il rischio dell’ingovernabilità del sistema.