MICHELE EMILIANO SARA’ PROCESSATO A ROMA DAL CONSIGLIO SUPERIORE DELLA MAGISTRATURA IL PROSSIMO 6 FEBBRAIO: “Fa politica attiva col Pd”
(g.p.)______E allora, qualcosa che non era chiaro, che non andava, c’era, e c’è. Non lo pensa solo leccecronaca.it che da tempo ha ripetutamente segnalato la questione, anzi allargandola al momento del suo ingresso in politica.
Lo pensa il Consiglio Superiore della Magistratura (nella foto), che lo ricordiamo è l’ organo supremo e unico di autogoverno dei giudici. Michele Emiliano sarà processato il prossimo 6 febbraio, perché, questa è l’ accusa, da cui dovrà difendersi, risulta ancora iscritto al Pd e anzi prende parte attiva alla vita di quel partito, al di là della carica, anzi, delle cariche istituzionali che ricopre, in maniera sistematica, pur essendo ancora un magistrato.
Nell’atto di accusa, la Procura generale della Cassazione evidenzia che Emiliano durante i mandati prima di sindaco di Bari (dal giugno 2004 al giugno 2009 e poi ancora fino al giugno del 2014), poi di assessore al Comune di San Severo e ancora oltre di presidente della Regione Puglia (dal giugno 2015) ha ricoperto contemporaneamente gli incarichi di segretario e di presidente del Pd della Puglia. Cariche dirigenziali che “presuppongono per statuto l’iscrizione al partito politico di riferimento e che, per converso, non sono coessenziali all’espletamento dei mandati” presso gli enti territoriali, in contrasto con le norme attuative dell’ articolo 98, terzo comma, della Costituzione, posta a garanzia dell’esercizio indipendente e imparziale della funzione giudiziaria e valevole anche in relazione ai magistrati che non svolgano temporaneamente detta funzione, per essere collocati fuori del ruolo organico”. ______
L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articoli
del 21 gennaio 2017
https://www.leccecronaca.it/index.php/2017/01/21/emiliano-2/
del 9 novembre 2016
del 1 giugno 2015
e del 4 dicembre 2014
“Sono l’unico magistrato nella storia della Repubblica italiana eletto democraticamente dal popolo come Presidente della Regione, al quale la Procura generale della Cassazione contesta l’iscrizione ad un partito politico, nonostante non svolga le funzioni di magistrato da 13 anni causa l’espletamento di mandato elettorale.
In questi 13 anni ho sempre fatto politica all’interno di formazioni politiche assimilabili a partiti politici, prima liste civiche e poi nel PD a partire dal 2007.
L’ho fatto sin dall’inizio richiedendo l’aspettativa anche se la legge non mi obbligava a farlo. L’aspettativa infatti serviva a far cessare l’esercizio delle funzioni ed a rispettare il divieto di iscrizione ai partiti per i magistrati. Ho avuto per questo un blocco di carriera che avrei evitato se avessi scelto di rimanere in servizio come la legge mi consentiva.
“Secondo la teoria accusatoria dunque esisterebbero due tipi di politici in Italia.
Quelli che una volta eletti dal popolo hanno il diritto di
costruire la politica nazionale dentro i partiti ai sensi
dell’art. 49 della Costituzione, che recita,’Tutti i cittadini
hanno diritto di associarsi liberamente in partiti per
concorrere con metodo democratico a determinare la politica
nazionale’.
E quelli, che possono sì essere eletti, ma devono
rimanere da soli, senza la possibilità di fare politica in
partiti o gruppi parlamentari di partito.
Tra questi ultimi ci sono solo i magistrati. Che dovrebbero dunque
farsi eleggere senza candidarsi in liste di partito o iscriversi
a gruppi parlamentari. Che differenza infatti vi sarebbe tra una
tessera di partito e la candidatura in un partito o l’iscrizione
ad un gruppo parlamentare?
Non temo dunque il giudizio del CSM al quale mi rimetto con fiducia”.