PRESENTATA IERI A LECCE LA RICERCA DI SERENA QUARTA DELL’ UNISALENTO E DI WALTER NANNI DELLA CARITAS SUI GIOVANI CHE NON VOGLIONO PIU’ CAMBIARE IL MONDO
di Roberta Nardone______
“La più grande tragedia avrà inizio quando i giovani non vorranno più cambiare il mondo”: sono queste le parole di Vasile Ghica, scrittore rumeno contemporaneo. Purtroppo questa tragedia è già iniziata.
Ieri, giovedì 12 gennaio 2017, presso l’Antico Seminario in Piazza Duomo a Lecce, è stato presentato il libro “Nel Paese dei Neet – Rapporto di ricerca sui giovani Neet in condizione di esclusione sociale” di Serena Quarta (nella foto), assegnista di ricerca e docente a contratto presso il Dipartimento di Storia, Società e Studi sull’Uomo dell’Università del Salento, e Walter Nanni, Responsabile dell’Ufficio Studi Caritas Italiana.
Con l’espressione “Giovani Neet” (Not in Employment, Education and Training), si fa riferimento ai giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano, non si formano. Il fenomeno in Italia sta diventando sempre più preoccupante: infatti i soggetti coinvolti, di frequente, scivolano in un tunnel senza uscita, che li porta ad un degrado economico e sociale, spesso hanno anche difficoltà nel relazionarsi con gli altri e manifestano una condizione in cui si combinano passività, disorientamento e recriminazione.
Il volume “Nel Paese dei Neet – Rapporto di ricerca sui giovani Neet in condizione di esclusione sociale” riporta i risultati di un’indagine nazionale sui “Giovani Neet” che si rivolgono direttamente o tramite i loro familiari ai Centri di Ascolto Caritas.
Gli autori hanno precisato che l’obiettivo della ricerca è stato quello di approfondire la duplice condizione di svantaggio sociale che colpisce quei giovani che, oltre ad essere esclusi dallo studio, dalla formazione e dal lavoro, provengono anche da contesti familiari di disagio e povertà.
Giovani però, che troppo spesso si cullano agendo in modo passivo e dando la colpa alla società e a tutto ciò che li circonda per questo.
Sono giovane anch’io, eppure non ho mai sopportato quei ragazzi che si piangono addosso o che meglio si lamentano della condizione in cui vivono, ma alla fine non fanno niente per cambiarla o migliorarla.
A vent’anni è inconcepibile vivere passivamente, dando la colpa agli altri per ciò che non va. A vent’anni si dovrebbe avere ogni mattina la giusta energia per vivere ogni cosa. A vent’anni non si può essere stanchi e non si può aspettare che qualcosa accada, ma è necessario che le cose che vogliamo che accadano le facciamo accadere noi. Di vita ce n’è una sola e bisogna viverla sia quando il vento soffia a nostro favore che quando ci viene contro: perché per vivere controvento, oltre che di coraggio c’è bisogno di follia.
Coraggio e follia sono gli ingredienti principali affinché un ragazzo di oggi, possa diventare un uomo vero domani.
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