CONVEGNO ALLA CAMERA DEI DEPUTATI A FINE MESE, E LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE: USCIAMO DALLA NATO. QUANTO MENO, INIZIAMO UNA SERIA RIDISCUSSIONE. LE INIZIATIVE DELL’ ON. MANLIO DI STEFANO DEL M5S
(g.p.)______Apriamo il dibattito? Sì, finalmente! E dentro le Istituzioni. Era ora. E’ la prima volta nella Storia dell’ Italia Repubblicana. Le iniziative sono del deputato, o meglio, portavoce, come dicono i pentastellati, Manlio Di Stefano, 35 anni, siciliano di Palermo, trasferito a Milano, ingegnere informatico, capogruppo del M5S in Commissione Esteri della Camera. Ecco come le ha spiegate egli stesso oggi, in un post sul blog di Beppe Grillo, che sta trovando in queste ore vasta eco mediatica ______
Dal 1999 ad oggi, le guerre d’aggressione della Nato hanno prodotto decine di migliaia di morti, feriti, mutilati, sfollati, territori devastati, smembrati, economie fallite, destabilizzazioni estese a intere regioni. L’emergenza di chi fugge dalle guerre dell’Alleanza atlantica oggi mette persino in discussione l’esistenza stessa dell’Ue.
Sorta sul concetto di “difesa collettiva”, la Nato, con l’implosione dell’Unione Sovietica, ha di fatto perso il motivo alla base della sua stessa esistenza. Dal 1991 l’organizzazione si è presto trasformata in strumento di aggressione per il perseguimento di due obiettivi strategici degli Stati Uniti: mantenere il dominio militare in Europa e controllare qualsiasi possibile rinascita della Russia.
Jugoslavia, Afghanistan, Iraq, Somalia, Sudan, Libia, Siria, Ucraina. Paesi d’interesse atlantista, e per questo travolti da una valanga di menzogne mortifere, per giustificare bombardamenti che hanno prodotto morte, macerie e milioni di profughi.
L’esito delle crisi di Ucraina e Siria determinerà il futuro assetto geopolitico e il nuovo equilibrio di potere nello scacchiere internazionale. Il Pentagono e il vice presidente Usa Joe Biden hanno annunciato questa settimana che gli Stati Uniti sono pronti ad un intervento in Siria congiunto con la Turchia (Paese Nato ormai fuori controllo) per armare e sostenere i cosiddetti “ribelli moderati”. Si tratta di un intervento contrario al diritto internazionale.
La crisi ucraina è l’ultimo capitolo di questa tragica saga. Il più pericoloso. Il colpo di stato del febbraio 2014 a Kiev si inserisce, infatti, nella progressiva e pericolosa espansione della Nato ad Est, operata a partire dagli anni ’90 e presentata al grande pubblico come una benigna diffusione di democrazia e ricerca di stabilità. In realtà, è semplicemente il modo più rapido per portare a termine la strategia ultima statunitense, vale a dire imporre all’Ue la Nato economica, il TTIP – acronimo di Transatlantic Trade and Investment Partnership, vale a dire l’immensa area di libero scambio che i due blocchi stanno negoziando nel segreto quasi assoluto. Dopo l’invito formale al Montenegro nel dicembre del 2015, il prossimo paese nella lista, il trentesimo, a finire nella ragnatela dell’Alleanza dovrebbe essere nei piani proprio l’Ucraina. Si tratta di uno scenario dai contorni potenzialmente apocalittici, con Mosca che ha più volte ribadito che reagirebbe con ritorsioni belliche all’arrivo della Nato ai suoi confini.
Nel voler forzare l’ingresso dell’Ucraina nella Nato, in poche parole, gli Stati Uniti stanno giocando con scenari di terza guerra mondiale. Con un approccio irresponsabile fatto di militarizzazione dell’est europeo – dal 2017 Ucraina, Polonia e Lituania costituiranno una brigata congiunta di 4mila uomini effettivi – e di sanzioni economiche alla Russia che hanno già messo in ginocchio il settore agro-alimentare europeo (l’Italia ha perdite complessive per un miliardo di euro l’anno), ci sono alcuni interrogativi che come Paese dobbiamo porci.
– Per quanto tempo dobbiamo violare la nostra Costituzione e i trattati internazionali fondamentali come il Trattato di non proliferazione nucleare per fornire a quest’alleanza la possibilità di usufruire di decine di basi sul nostro territorio con 90 testate nucleari annesse?
– Per quanto tempo dovremo devastare l’ambiente di intere regioni e la salute dei cittadini che vivono nei pressi di basi o poligoni NATO?
– Perché un’organizzazione concepita come un’Alleanza militare meramente difensiva si è trasformata negli anni in uno strumento di morte e aggressione?
– Esiste un modo che consenta all’Italia di sottrarsi a future guerre di invasione, come nel caso della Libia?
La partecipazione alla Nato pone oggi l’Italia di fronte a un bivio cruciale. Come MoVimento 5 Stelle chiediamo che nel Paese si apra una riflessione seria sull’argomento e per questo vi invitiamo tutti al convegno “Se non fosse NATO” che si terrà venerdì 29 gennaio alla Nuova Aula dei Gruppi parlamentari, a Roma, con la partecipazione di:
Mairead Corrigan – Premio Nobel per la Pace
André Vltchek – Reporter di guerra e autore, con N. Chomsky, di “Terrorismo Occidentale”
Claudio Giangiacomo – Redattore della pdl di iniziativa popolare su basi e trattati militari
Alessandro Di Battista – Deputato M5S Commissione Affari Esteri
Luca Frusone – Deputato M5S Commissione Difesa
Elio Teresi – Movimento “No Muos”
Valter Lorenzi – Rete Disarmiamoli / Comitato “No camp Darby”
Mariella Cao – Comitato sardo “Gettiamo le Basi”
Enrico Marchesini – Movimento “No Dal Molin”