DISCARICA BURGESI: LE PRECISAZIONI DELLA PROCURA DI LECCE SU INDAGINI E ‘MESSA IN SICUREZZA’
di Eleonora Cminiello_______La reazione del Procuratore della Repubblica, Antonio De Donno, e del Procuratore aggiunto della Repubblica, Elsa Valeria Mignone, alle notizie apparse sui mass media in merito alle problematiche ambientali prodotte dalla Discarica Burgesi, e dai diversi siti inquinati ricadenti nel territorio del basso Salento, non si è fatta attendere.
La Procura di Lecce intende infatti, produrre delle precisazioni in merito ai veleni tombati per decenni ricadenti nei comuni di Acquarica, Ugento e Presicce, ed alla relativa discarica Burgesi di Ugento, attiva sino al 2009: «Le attività criminose enunciate negli articoli di stampa sono state già tutte oggetto di complesse indagini, conclusesi con sentenza di affermazione di responsabilità – divenuta irrevocabile il 30 maggio 2014 – nei confronti di imprenditori e produttori di rifiuti nonché di titolari di ditte di trasporti di rifiuti per il reato, tra l’altro, di danneggiamento aggravato proprio di quei terreni indicati negli articoli di stampa (situati in Acquarica, Ugento e Presicce), su cui erano stati sversati rifiuti pericolosi, caratterizzati dalla presenza di PCB (Policlorobifenile) e, pertanto, sottoposti a sequestro già nell’anno 2000».
I procuratori continuano: «Tali siti, compreso quello interessato dalla presenza di una enorme discarica abbandonata in località Burgesi, sono stati, dal 2001 al 2004, dapprima “messi in sicurezza” e, successivamente, oggetto di vera e propria bonifica disposta dagli stessi Comuni interessati, i cui lavori sono stati finanziati dalla Regione Puglia con fondi comunitari. Gli stessi lavori di bonifica sono stati poi oggetto di ulteriori controlli da parte dei magistrati della Procura della Repubblica di Lecce, che hanno così potuto riscontrare la correttezza delle procedure applicate e l’infondatezza delle denunce che segnalavano la cattiva esecuzione delle stesse, escludendo con ciò ogni ipotizzato collegamento con l’omicidio dell’esponente del partito IDV Giuseppe Basile».
Secondo quanto specificato dalla Procura di Lecce, quindi, i siti sono già stati messi in sicurezza, tanto che la stessa Procura ha verificato la bontà delle procedure non rinvenendo alcuna irregolarità. Nessun nesso è riscontrabile, inoltre, secondo il Procuratore De Donno e il Procuratore Aggiunto Elsa Valeria Mignone, fra la “questione discariche con rifiuti al veleno tombati” e l’omicidio di Giuseppe Basile.
Ma i procuratori approfondiscono anche la questione relativa al PCB, rinvenuto all’interno della discarica Burgesi.
«Quanto alla presenza di PCB nella discarica Burgesi di Ugento in fase di post-gestione, segnalata dalle analisi del CNR nel procedimento n. 12592/2016 RGNR, tale sostanza è stata individuata soltanto nel percolato, mentre le analisi non hanno individuato alcuna contaminazione da PCB nell’acqua di falda prelevata dai pozzi limitrofi alla suddetta discarica. Peraltro le quantità di PCB, di certo non rilevantissime, presenti nel percolato – comunque destinato ad un particolare smaltimento di sicurezza – sono agevolmente ricollegabili a quanto già accertato nel procedimento n. 11131/2000 RGNR, come detto definito con sentenza passata in giudicato, proprio in relazione allo smaltimento illecito, all’interno della discarica di Ugento gestita dalla Monteco s.r.l., di rifiuti contaminati da PCB, non essendovi allo stato alcun riscontro sulla presenza, sempre all’interno di tale discarica, di centinaia di fusti contenenti PCB».
Se la Procura da un lato mostra di voler proseguire le indagini nel silenzio evitando le bagarre e le ipotesi di reato avanzate dai media, è anche vero che l’incidenza di tumori, patologie degenerative e letali è proprio nel basso Salento più elevata che altrove: la Burgesi è solo la punta di un iceberg. Ora è indispensabile andare oltre Burgesi e scandagliare il territorio circostante, ed il resto del Salento, con analisi dettagliate e precise, e con bonifiche immediate ove necessario. Solo così si potrà appurare la vastità di danni, più o meno noti, di cui sono vittime i cittadini e l’ambiente.
Ciò che fa più paura ai cittadini salentini è che tutto sia messo per l’ennesima volta a tacere, coperto, nuovamente, da quell’oblio assordante che solo i rifiuti tombati sanno produrre, un silenzio colpevole che aleggia nell’aria durante i funerali salentini, quando i rifiuti tornano ad esser ricordati fra parenti ed amici nel bel mezzo dei cortei funebri di ogni morto di tumore del Basso Salento.
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