VOLGE STANCAMENTE AL TERMINE LA PARABOLA DEL SINDACO DI TARANTO IPPAZIO STEFANO, FRA UN ‘RIMPASTO’ DI GIUNTA E UNA ‘VERIFICA’ DI MAGGIORANZA
(g.p.)______Guardate che mi dimetto…Mi piglio una pausa di riflessione…No, non mi dimetto più.
La telenovela politica di Ippazio Stefàno, 71 anni, sindaco di Taranto, ora in quota Sel, Sinistra Ecologia e Libertà, o di quel che rimane, del partito che fu di Nichi Vendola, da due mandati alla guida di una coalizione di centro – sinistra, volge stancamente al termine. Puntata finale, già prevista in primavera, quando, a scadenza naturale, i cittadini tarantini saranno chiamati a scegliersi un nuovo sindaco. E Stefàno potrà più agevolmente interessarsi del processo “ambiente svenduto” in cui è imputato.
O, magari. revisionare i suoi scritti, come un memorabile articolo del 2011, redatto per la rivista “Il Ponte”, edita dal gruppo Ilva, in cui affermava: “Mi complimento per gli sforzi e i risultati ottenuti da Ilva. Attraverso i recenti dati clinici che ci giungono dalle Asl territoriali, emergono dati confortanti in relazione alle malattie più gravi, patologie che non risultano in aumento, anche grazie al miglioramento dell’ambiente e della qualità dell’aria“.
Intanto, Ippazio Stefano trova il tempo per azzerare la sua giunta, minacciare di farlo un’ altra volta, litigare con i partiti e i consiglierei della sua maggioranza, esercitarsi fra un ‘rimpasto’ e l’ altro, fra una ‘verifica’ e l’ altra.
Il tutto mentre a Taranto si continua a morire, e ci si continua ad ammalare, molto più che nel resto di tutte le altre, e non c’è bisogno di spiegare perché.
Questi, invece, in Comune si trastullano in perfetto stile ‘prima repubblica’ officiando i riti della vecchia partitocrazia.
L’ ultimo motivo del contendere, la ‘spartizione’ delle nomine degli scrutatori per il prossimo referendum costituzionale: solo venticinque saranno sorteggiati, a Taranto, gli altri cinquecentocinquanta saranno nominati da partiti e consiglieri, fra i loro amici, amici degli amici, sodali e compagni.