A TARANTO MO SO CAVOLI AMARI. AL CATRAME

| 6 Novembre 2016 | 0 Comments

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Antonia Battaglia, Fulvia Gravame, Alessandro Marescotti e Luciano Manna, dell’ associazione Peacelink hanno diffuso un video, ripreso dopo la scoperta, in una zona al confine dell’Ilva di Taranto, vicino all’ abbazia di ‘Mater Gratiae’ , di “un lago di materiale, che dalla consistenza e dall’odore appare simile a catrame. Affiora dal terreno a pochi passi dai limiti di proprietà Ilva” (nella foto).

Hanno poi annunciato di essersi rivolti al Procuratore della Repubblica di Taranto, Carlo Maria Capristo, all’ Asl e all’ Arpa Puglia “affinché siano controllati i pozzi che alimentano i terreni agricoli circostanti e gli eventuali prodotti, vista la gravità della sostanza in questione, vicina a pozzi che, come già documentato ed agli atti dell’esposto del 2014, probabilmente venivano utilizzati per la coltivazione di diversi prodotti agricoli tra i quali cavoli”.

Angelo Bonelli dei ‘Verdi’ ha così commentato la scoperta: “Ci troviamo di fronte ad un evento di una gravità inaudita perché la pece di catrame è stata classificata anche come cancerogeno e l’affioramento del catrame dalla falda in superfice indica che l’inquinante ha compromesso irreversibilmente l’ambiente.

L’area va immediatamente sotto posta sotto sequestro dall’autorità giudiziaria insieme agli impianti che hanno provocato questo disastro e trovo scandaloso che nel nostro paese si possa tollerare che l’inquinamento sia portato a queste estreme conseguenze. Che sia stato un cittadino a dovere fare scoperte di questo genere e non il ministro dell’Ambiente che insieme a quello della Salute minimizzano o ignorano la portata del disastro ambientale e sanitario di Taranto. A ciò aggiungo che proprio Peacekink alcuni giorni fa ha presentato in procura un esposto allegando dati inediti e drammatici dell’inquinamento della falda in particolare ma non solo da cromo esavalente“.

 

Category: Cronaca, Politica

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