RIPRESO A TARANTO TRA VECCHIE E NUOVE DIFFICOLTA’ LEGALI IL PROCESSO PER IL DISASTRO AMBIENTALE DELL’ ILVA: ARRIVERA’ MAI ALLA FINE?
(Rdl)______E’ ripreso questa mattina a Taranto in Corte d’Assise, per la seconda ‘edizione’, se così si può dire, dopo l’ annullamento di tutte le udienze della prima volta, il processo ‘Ambiente Svenduto’ che riguarda il reato di disastro ambientale dell’Ilva. E’ ripreso fra tante altre difficoltà.
Quarantasette gli imputati, con diverse accuse, fra cui il disastro ambientale, tra i quali gli imprenditori Fabio e Nicola Riva, proprietari dell’azienda, l’ex presidente Bruno Ferrante, gli ex direttori del siderurgico di Taranto, Luigi Capogrosso e Adolfo Buffo, diversi dirigenti, pubblici amministratori, sia in carica, come il sindaco di Taranto, Ezio Stefano, che ex come il governatore pugliese Nichi Vendola e il presidente della Provincia di Taranto, Gianni Florido.
E’ ripreso oggi perché nei giorni scorsi la Corte di Cassazione ha respinto l’istanza di ricusazione formulata dalla difesa di uno degli imputati.
Adesso, la Corte d’Assise dovrà anche sciogliere le sue riserve in merito alla costituzione di nuove parti civili, arrivate ora quasi ad un migliaio tra ministeri, Regione Puglia, Comune di Taranto, sindacati, associazioni ambientaliste e di agricoltori, allevatori, mitilicoltori, nonché cittadini e lavoratori, che rivendicano di aver subito danni e decessi a seguito dell’inquinamento provocato dell’Ilva.
L’ APPROFONDIMENTO nei nostri articolo del 9 dicembre scorso
e di ieri 3 ottobre
L’ AGGIORNAMENTO delle ore 20
Il processo è stato aggiornato a domani. Nel pomeriggio il collegio di difesa ha presentato altre eccezioni preliminari, sollevando anche questione di nullità in merito alla seconda udienza preliminare che si è tenuta dopo l’annullamento delle tre udienze iniziali del primo processo per un vizio procedurale. Tra gli altri, hanno preso la parola l’avv. Raffaele Della Valle in difesa di Franco Perli, uno dei legali della vecchia Ilva, e l’avv. Nicola Marseglia per conto di Fabio Riva, ex vice presidente di Riva Fire. Nel suo intervento Marseglia ha tra l’altro paragonato il processo in corso a Taranto a quello di Norimberga.
Ancora il difensore di due capi area del Siderurgico ha chiesto di trasferire il processo a Potenza sul presupposto che anche i magistrati residenti a Taranto sono potenziali parti lese in relazione al danno ambientale e sanitario. Il 18 luglio scorso la Corte d’Assise presieduta da Michele Petrangelo (a latere Fulvia Misserini e sei giudici popolari) rigettò l’eccezione di incompetenza funzionale con richiesta di trasferimento del processo a Potenza – competente a decidere per i magistrati del distretto della Corte d’Appello di Lecce – avanzata dal difensore di Nicola Riva (fratello di Fabio ed ex amministratore dell’Ilva).
Ora, come detto, è stata proposta un’altra istanza per spostare il processo a Potenza sulla quale la Corte potrebbe decidere già nella giornata di domani.
L’ avvocato difensore di Fabio Riva ha invece presentato eccezione di nullità del decreto che dispone il giudizio con riferimento all’udienza preliminare bis celebrata – a partire dalla requisitoria dei pm – in seguito alla decisione della Corte d’Assise di annullare il primo processo, appena iniziato, per un vizio procedurale, cioè la mancata indicazione del difensore d’ufficio per dieci imputati.
Il difensore dell’ex presidente della Regione Puglia Nichi Vendola, accusato di concussione nel processo per il disastro ambientale causato dall’Ilva, ha chiesto che il suo assistito e gli imputati che rispondono di favoreggiamento a suo carico siano processati al tribunale di Bari per competenza territoriale.
Alla richiesta si sono associati altri difensori.
L’ avvocato Pasquale Annicchiarico, legale di Nicola Riva, nel processo per il disastro ambientale causato dall’Ilva, ha portato in aula una cartina appositamente preparata con una legenda che indica i luoghi di residenza delle parti civili ammesse, che lamentano un danno da esposizione, e di alcuni magistrati (tra questi i pubblici ministeri Pietro Argentino e Remo Epifani).
Si evince che in alcuni casi abitano a poche decine di metri di distanza gli uni dagli altri: “Tutte le persone residenti a Taranto, quindi anche i pubblici ministeri che rappresentano l’accusa e i giudici che devono emettere sentenza sono da ritenere persone offese e danneggiate dai reati contestati perché respirano la stessa aria e vivono nello stesso ambiente: per questi motivi il processo deve essere trasferito a Potenza, competente a decidere per i magistrati del distretto della Corte d’Appello di Lecce. Abitiamo tutti nella stesa nube”.