di Eleonora Ciminiello______La definiscono strategia anti Codiro: a farlo è Coldiretti che questa mattina ha dato il via ad
“un campo sperimentale con 250 varietà innestate su mille ulivi secolari nel segno della biodiversità”, così si legge nel comunicato stampa rilasciato pochi minuti fa dall’associazione di categoria.
“È stato presentato questa mattina il progetto “Xylella quick test tollerance”, una ricerca condotta da Ipsp Cnr, Università di Bari e Crsfa “Basile Caramia” (centro di ricerca, sperimentazione e formazione in agricoltura), sotto l’egida di Coldiretti Lecce e con la collaborazione dell’imprenditore olivicolo Giovanni Melcarne, presidente del Consorzio Dop Terra d’Otranto.
Obiettivo dello studio è quello di testare cultivar di olivo tolleranti.
A Presicce, in località Masseria del Feudo, questa mattina la conferenza stampa sul campo sperimentale di 12 ettari, in cui sono stati innestati mille ulivi secolari con 250 varietà, di cui 220 italiane (moltissime Dop) e ben 70 pugliesi e salentine, per un totale di circa 5mila innesti. Tra le varietà anche cloni delle cultivar autoctone, Ogliarola e Cellina, per redigere una scala di tolleranza del batterio quanto più esaustiva possibile. Erano presenti il direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brilllante, il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno, il proprietario del terreno, Giovanni Melcarne ed un nutrito gruppo di olivicoltori e tecnici.
Il progetto si chiama ‘Quick test, test veloce, perché si sfrutta il piede (la base del tronco) infetto di Ogliarola per trasferire meccanicamente e velocemente il batterio nell’innesto, accelerando così la risposta della cultivar innestata, in termini di tolleranza/resistenza.
Una modalità che azzera inoltre la variabile età della pianta, che può condizionare i tempi della comparsa dei sintomi”.
Nell’immediatezza quindi, ciò che si evince è che il presidente del Consorzio Dop Terra d’Otranto ha affidato le sorti dei suoi olivi secolari a Ipsp Cnr, di cui resta responsabile di sede il professor Donato Boscia, indagato nell’affare xylella dalla procura di Lecce; l’Università di Bari; e il Crsfa “Basile Caramia”, di cui è presidente Vito Nicola Savino, anch’egli indagato dalla procura di Lecce nella medesima indagine.
Non volendo giudicare l’idea del “quick test” né tanto meno la tecnica utilizzata, intendiamo soffermarci piuttosto sul numero delle varietà impiantate, 250 appunto, di cui “solo” 220 italiane e fra queste 70 pugliesi.
e le altre 30? Spagnole? Oppure? Sarebbe stato interessante se Coldiretti avesse indicato, come ha già fatto per la precedente sperimentazione, l’elenco dei nomi delle varietà impiantate. In questo caso, visto che sono state innestate anche varietà non italiane, pubblicare la nazionalità e il nome della varietà innestata, avrebbe fugato i dubbi che potrebbero sorgere in chi per sua natura è diffidente, critico o semplicemente curioso.
Altra domanda che, come si suol dire, sorge spontanea è: come mai gli stessi personaggi che da tre anni si occupano del problema del Disseccamento Rapido degli Ulivi, gli stessi che hanno additato il batterio xylella fastidiosa come causa madre del Disseccamento, oggi, dopo tre anni ricordano dell’esistenza di un “quick test tollerance per xylella”? Sembra davvero bizzarro. Ma forse, anche questa volta si sarà accesa una lampadina che avrà fatto dire a qualcuno: “Sarà che facendo un quick test tollerance ne sapremo di più?”
Ma continuiamo nella lettura del comunicato di Coldiretti Lecce, in cui l’associazione di categoria spiega gli obbiettivi del suo progetto:
“1) la valutazione e l’ottimizzazione della pratica dell’innesto in campo
2) la valutazione economica delle operazioni complessive per l’innesto
3) la messa a punto di una procedura rapida per la valutazione della sensibilità varietale in condizioni di pieno campo
4) la valutazione della sensibilità al batterio della biodiversità varietale, salentina, pugliese e di quella più diffusa ed utilizzata nei disciplinari di produzione delle più importanti Dop italiane, al fine anche di stabilire il grado di fragilità e rischio potenziale (produttivo/paesaggistico) dell’epidemia per altre aree olivicole italiane
5) la valutazione della suscettibilità e l’individuazione di varietà tolleranti/resistenti al Disseccamento rapido dell’olivo di una parte del germoplasma di altri paesi mediterranei prelevato in campi collezione italiani”.
In buona sostanza Coldiretti Lecce intende ottimizzare la sua capacità di praticare gli innesti su ulivo, capire quanto costa, mettere a punto una procedura valida per valutare quale varietà sia più sensibile e quale no, ed al contempo stabilire anche quali altre zone italiane potrebbero essere intaccate dal Disseccamento. In ultimo, ovviamente, stabilire quali siano le varietà tolleranti/resistenti al Disseccamento Rapido dell’olivo fra quelle del bacino del Mediterraneo conservate nelle collezioni italiane.
Non potremmo non chiederci a questo punto: ma la varietà ibrida commissionata dall’Università di Bari alla spagnola Agromillora, e dalla quale l’Università otterrebbe il 50% sul brevetto ed il 70% delle royalty, è già nelle collezioni italiane?
A conclusione del comunicato poche parole da parte del direttore di Coldiretti Lecce, Giuseppe Brillante che sostiene che “La presente ricerca è l’attuazione concreta dell’impegno che Coldiretti ha assunto di salvare tramite la pratica degli innesti almeno 5mila ulivi secolari. L’azione dell’azienda Melcarne è antesignana delle decine di altri imprenditori professionalizzati dai corsi di innesto che abbiamo svolto nei mesi scorsi e dei vari campi sperimentali che stiamo allestendo nel Salento. La ricerca che oggi presentiamo ha una sua strategia particolare: si vuole valutare se esiste una concreta speranza per il mantenimento dell’olivicoltura nelle aree infette da xylella”.
Più convinto della “fitopatia” il presidente di Coldiretti Lecce, Pantaleo Piccinno che sostiene: “Il Salento è ormai “zona infetta da Xylella” non solo per decretazione amministrativa ma soprattutto perché ormai la fitopatia ha pervaso l’intero oliveto salentino.
Persa la connotazione di area di frontiera, si sono spente le luci della ribalta ed è cessata la falsa contesa tra chi voleva salvare gli ulivi, di fatto determinando l’avanzata della malattia, e chi voleva interventi decisi per evitare che la malattia avanzasse.
Ora rimane una inconfutabile realtà: l’oliveto salentino è ammalato di xylella e le sue condizioni peggiorano giorno dopo giorno. Noi olivicoltori assistiamo inermi alla quotidiana progressione dei sintomi del disseccamento che colpiscono tutti gli oliveti, indipendentemente dalle modalità di conduzione e delle cure che vengono prestate. Nello stesso tempo non siamo rassegnati al destino che questo territorio ricordi gli ulivi, le olive e l’olivicoltura come una reliquia del passato. Il campo sperimentale approntato da Giovanni Melcarne, interamente a sue spese e senza aiuto alcuno, rappresenta un patrimonio inestimabile di supporto alle indagini scientifiche. È il campo in cui rinascono e germogliano le speranze degli olivicoltori salentini. Diventerà la esemplificazione della visione del Salento olivicolo inteso come laboratorio a cielo aperto”.
Non intendiamo commentare le dichiarazioni, anche perché noi a differenza di altri siamo convinti che xylella sia solo una concausa del Disseccamento, non certo la causa madre che andrebbe piuttosto ricercata nella condizione dei suoli, delle falde, dell’ecosistema uliveto nel suo insieme.
Ci preme però fare una breve nota, sull’evento che si sta svolgendo ora a Gagliano del Capo.
Nel precedente comunicato inviatoci sempre da Coldiretti Lecce, alla lettura del titolo del convegno formativo: “La misericordia del Signore per ogni essere vivente. La biodiversità e gli innesti: segni di speranza” siamo rimasti basiti, anche perché, monsignor Angiuli a parte, non troviamo davvero i nessi fra i relatori e la Misericordia del Signore. E poi cosa c’entra la Misericordia del Signore con gli innesti, il disseccamento rapido degli ulivi e la xylella?
È vero che la diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca è sempre stata molto vicina a Voce dell’Ulivo Alleanza dei Produttori ed alle sue attività, prova ne è la via Crucis organizzata nell’aprile del 2015, ma avvicinare la misericordia ad un problema che resta di povertà scientifica ci è sembrato davvero di cattivo gusto.
Magari domani, durante la messa che si svolgerà nella chiesa di San Rocco a Gagliano del Capo a partire dalle ore 11, presieduta da monsignor Angiuli, si potrà spendere qualche preghiera, affinché la Misericordia Divina illumini e sostenga non gli innesti, ma la Scienza dalla S maiuscola, al fine di renderla capace di restituire un po’ di luce nel buio cerebrale che imperversa nel Salento.
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