MONTENEGRO AMARO. L’ ENI OTTIENE ALTRE CONCESSIONI PER TRIVELLARE I MARI DAVANTI ALLE NOSTRE COSTE
(g.m.)______Ancora trivelle in azione, come se non bastassero e avanzassero quelle già esistenti nel ristretto e chiuso bacino dell’ Adriatico, su cui si affaccia una parte delle coste salentine. Ancora una volta, il beneficio di pochissimi sarà pagato dalle alterazioni ambientali di tutti, e delle generazioni successive, alle quali chissà quale mare trasmetteremo. Questa volta, ancora una volta, è la nostra Eni che continua a devastare i territori e a mettere in campo tutte le sue forze e la sua potenza per estrarre petrolio e gas, anche in zone a forte rischio, che andrebbero invece tutelate e salvaguardate sul piano ambientale.
Come informa un comunicato aziendale, della scorsa settimana, “Eni ha firmato un Contratto di Concessione con il Governo del Montenegro relativo all’esplorazione di 4 blocchi nell’offshore del Paese. I blocchi che coprono una superficie complessiva di 1.228 chilometri quadrati sono stati assegnati a seguito al Primo Bid Round Internazionale competitivo.
Il Contratto di Concessione prevede l’assegnazione a Eni del ruolo di Operatore e una quota di partecipazione del 50% nelle licenze esplorative 4118-4, 4118-5, 4118-9 and 4118-10. L’altro partner nella joint-venture è NOVATEK con il restante 50%.
L’ingresso nell’upstream del Paese si inquadra nella strategia di Eni indirizzata a rafforzare il proprio portfolio esplorativo in un’area in cui la società è stata da sempre leader, sin dai primi anni ’60, nelle attività di Exploration & Production“.
Se ne vantano.
Di diverso avviso, l’ eurodeputato del M5S Piernicola Pedicini, il quale, in una dichiarazione di protesta diffusa oggi, l’ unica reazione politica che abbiamo potuto registrare, ha così commentato la notizia: “L’ Eni è pronto a colpire il mare Adriatico dove ha ottenuto dal piccolo Montenegro quattro concessioni che interessano un’area di circa 1.200 chilometri quadrati di fronte le coste italiane di Monopoli e Brindisi.
In barba ai rischi ambientali per l’ecosistema marino, alla pesca e al turismo, alla cattiva qualità del petrolio che si dovrebbe estrarre, Eni è riuscito a piegare il piccolo Stato dell’ex Jugoslavia ed ha siglato un accordo di sfruttamento trentennale dei giacimenti in mare insieme alla multinazionale russa Novatek che deterrà il 50 per cento delle concessioni.
Il colosso petrolifero italiano pur di fare affari e di soddisfare gli appetiti dei suoi azionisti, compreso lo Stato italiano che detiene il 30 per cento delle quote, non si ferma davanti a niente e a nessuno.
Grazie alle sue commistioni e alle coperture politiche, ieri di Prodi e Berlusconi e oggi di Renzi, non si è fermato dopo l’inchiesta Trivellopoli sullo scempio delle estrazioni petrolifere in Basilicata e non ha battuto ciglio dopo lo scandalo in Nigeria per il quale sono indagati, tra gli altri, l’amministratore delegato Claudio Descalzi e il predecessore Paolo Scaroni (in ballo c’è una maxi tangente di circa due miliardi di dollari pagata dall’Eni, secondo l’accusa, per aggiudicarsi l’acquisto di un giacimento petrolifero nigeriano).
La sua forza economica, le sue campagne di comunicazione, le sue capacità di persuasione condizionano e travolgono tutti. Ancora di più incidono in piccole realtà come può essere il Montenegro con i suoi 670mila abitanti e una forte crisi economica e sociale.
Il recente via libera alle prospezioni su ben 35mila chilometri quadri, ovvero lungo tutto l’Adriatico italiano, insieme ai progetti di ricerca tra Montenegro e Albania, conferma che la corsa all’oro nero in Adriatico è ripartita.
L’Eni, infatti, vuole confermare la sua posizione in Adriatico, e vista la forte concorrenza mondiale accaparra tutto quello che può laddove la politica e le complicità glielo consentono.
Toccherebbe al governo italiano dare l’esempio e produrre un impegno per fermare l’estrazione di idrocarburi nel Mediterraneo, facendosi promotore anche nei confronti degli altri Paesi, ma sappiamo che l’attuale governo Renzi, dopo il varo della legge Sblocca Italia, è d’accordo con l’Eni e non lo farà mai”.