CAFE’ BAROCCO / CHIARA E LA WHITE HORSE, UN SODALZIO SCOPPIETTANTE CON NASHVILLE AL CENTRO DELL’ANIMA
di Annibale Gagliani______
La musica è realmente degna i vivida attenzione quando è sempre viva e passa intere notti in bianco per poter disintegrarsi e rinascere il giorno dopo. Il country segue tale diktat.
Parliamo di un genere figlio del folk, del blues e del gospel, a cui è legata inestricabilmente la cultura western del sud degli Stati Uniti. Naturalmente lo stile è tradizionale, quasi viscerale, spesso espresso nei proverbiali duos (gruppi musicali formati da fratelli), dove l’unione di un violino e di un banjo, o la corsa di indemoniate chitarre con simpatici mandolini, si armonizzano a una vocalità di rarefatto folcrore anglo-irlandese.
Due sono i capisaldi concettuali del genere: il bluegrass – composto dal classico ritmo “boom-chick” e da intensi assoli di mandolino, banjo e violino – approccio portato alle luci della ribalta da Bill Monroe e dai Foggy Mountain Boys; e la western music, composta da epiche ballate che toccano argomenti romantici e divertenti.
Inoltre vi sono altre tipologie di country capaci di creare atmosfere da Mille e una notte: western swing (leggermente più raffinato), il bakersfield sound e l’outlaw country (amato dai giovani cultori), il cajun e l’honky tonk (che si fanno notevolmente rispettare nelle hit parade a stelle e strisce).
Il pioniere fu indiscutibilmente Vernon Dalhart e a tal proposito non possiamo non citare fuoriclasse del settore come i Blue Sky Boys, Riley Puckett, Don Richardson, Fiddling John Carson, Ernest Stoneman, Charlie Poole and the North Carolina Ramblers e Gid Tanner & The Skillet Lickers.
Ovviamente l’astro nascente del country moderno ai giorni nostri, conosciuta in angolo del globo, è la deliziosa Taylor Swift (che ha trasportato il suo ritmo primordiale verso l’incontro fortunato col Pop).
Tutto questo omerico preambolo per ritornare a casa, nel nostro Salento, e decisamente incontrare Chiara Triggiani e la White Horse. Questo sodalizio avvalorato da una serie di talenti musicali del tacco della Puglia come Alessio Gaballo, Angelo Fumarola, Fabio Mazzotta, Alessandro Contino, Toni Nichil e Gianni Macavero, è un frammento di Nashville coltivato in riva al nostro immenso mare azzurro. Le vibrazioni statunitensi, la passione dal sapore britannico e l’apertura mentale da eterno viaggiatore pensante, sono le stesse che una vera country family richiede.
La punta di diamante della formazione è la grintosa e vellutata Chiara, come accennato pocansi. Formatasi con il gruppo Ananda Day, ha cominciato ad accendere l’amore per classic country ascoltando artisiti del calibro di Dolly Parton, EmmyLou Harris e Elvis. La sua voce è pulita e versatile, in grado di muoversi sinuosamente tra uno giocoso “yodelig” e carezze di acuti vertiginosi.
Ricorda una giovane Dolores O’Riordan (da lei adorata tra l’altro) o addirittura i movimenti vocali – serenamente taglienti – del talento islandese Björk, dal miscrouniverso musicale apprezzata per la crazy hit I’ts oh so quiet.
“Sembra scontato dirlo, ma la musica per me è vita; non solo perchè l’ho scelta come strada lavorativa, quello è venuto da se; la musica è parte di me, di ciò che sono, e il fare musica è il modo migliore che si ha per crescere e comunicare se stessi, per usare un paragone è un pò come l’acqua, un elemento della quale non si può fare a meno…”.
Ecco il Chiara pensiero, sussurrato davanti al nostro dolcissimo Cafè. La sua anima artistica ama creare acrobazie timbriche, che saranno il fiore all’occhiello dell’album di inediti che prenderà vita sotto l’albero di Natale.
Intanto egregi lettori, non perdete l’occasione di andare ad ascoltare live la White Horse, in giro per tutto il Salento con concerti davvero stuzzicanti. Potrete rintracciarli su You Tube, sulla loro pagina Facebook, e anche alla sommità di codesto articolo (come ben avrete potuto notare). Vi offriamo una cover luccicante di I wanna bea cowboy sweetheart, distesa su un manto di colori folk, suggestioni blues e petali di rose gospel.
“La musica aiuta a non sentire dentro il silenzio che c’è fuori…“. Una frase toccante (fin nel sottosuolo del proprio io) del maestro Johann Sebastian Bach, ma estendibile alla filosofia di vita di Chiara e i good boys della White Horse.
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