EXTRA LUSSO? MA NO, IL TWIGA DI BRIATORE A OTRANTO SARA’ A PREZZI POPOLARISSIMI. E DOPO MEZZANOTTE, TUTTI A NANNA. ALMENO COSI’ STA SCRITTO NELLA CONCESSIONE RILASCIATAGLI DAL COMUNE

| 20 Settembre 2016 | 4 Comments

TURISMO D’ELITE, PER IL ‘POPOLO DEGLI YATCH’, I RICCHI ALLA CONQUISTA COLONIALE DL TERRITORIO SALENTINO, CON GLI ALBERGHI DI LUSSO SUL MARE. IERI IN UNA CONFERENZA A OTRANTO L’ IMPRENDITORE CUNESE HA DATO IL PEGGIO DEL ‘BRIATORE PENSIERO’. EPPURE NEL PROGETTO TWIGA C’E’ QUALCOSA CHE NON TORNA…

LO SCOPRIMMO TRE MESI FA. LO RILANCIAMO DOPO LA ‘SPARATA’ DI IERI DELL’ IMPRENDITORE, SUL TURISMO DEI RICCHI, CHE STA FACENDO INCAZZARE I SALENTINI

Carta canta. O al ‘Twiga’ ci potranno andare tutti, spendendo in tutto sui 10/20 euro, oppure c’è qualcosa che non torna, o, almeno, che non abbiamo capito

https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/06/08/ladeliberal-inchiesta-il-twiga-twiga-dei-billionairini-salentini-8/

 

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica, reportage

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  1. Dario Stefàno, La Puglia in più - tramite redazione ha detto:

    Modello Briatore in crisi quasi ovunque. In Puglia già superato.

    Tranne qualche caso isolato, in cui si misurano eccessi recuperabili, la Puglia ha dimostrato come si possano valorizzare le identità, avviando la composizione di un’offerta turistica matura a 360 gradi.

    Abbiamo appena iniziato un lavoro importante che va proseguito con determinazione e non siamo interessati a barattare la bellezza, le diversità, le tradizioni – che abbiamo recuperato con grande sacrificio – con il ‘modello Briatore’ che qui in Puglia abbiamo già superato, anche perchè, nel frattempo, è cambiato anche il concetto di lusso.
    A Briatore ricordo che il network internazionale di Luxury Travel ha assegnato l’oro nella categoria “Best hotel of the year” a Borgo Egnazia, relais a cinque stelle pugliese immerso nelle campagne brindisine, mentre quasi unanimente ci vengono indicati in crisi sistemi che avevano investito proprio sul “modello briatore”, Costa Smeralda in primis.
    In questi anni, abbiamo lavorato per definire una strategia di recupero dei nostri tratti identitari e costruito una narrazione dei luoghi che ha portato riscontri incredibili.
    La Puglia ha un grande appeal ed è ormai, da qualche anno, tra le regine dell’estate. I risultati di oggi non sono un punto di arrivo ma di partenza e sono figli delle politiche pubbliche degli ultimi dieci anni e di sinergie vincenti con il tessuto imprenditoriale e con gli operatori di settore che hanno caratterizzato e diversificato l’offerta turistica attirando l’attenzione di tutto il mondo, anche dei turisti più esigenti ma senza cementificare la costa o realizzare night club.

    Dopo gli sforzi profusi per ampliare e migliorare la rete degli aeroporti pugliesi, premiati con flussi di passeggeri dai trend sempre in crescita, sono convito che siano invece urgenti massicci investimenti pubblici in infrastrutture come linee ferroviarie e collegamenti veloci, metropolitane di superficie al posto delle FSE e dorsali capaci di connettere i territori.

    Se c’è una cosa che potrebbe dare una marcia in più al settore turistico, non solo pugliese, e rafforzare il concetto di Sistema Italia, è l’istituzione di un ministero ad hoc. Questa si che è una necessità anche per gli imprenditori.

  2. Filippo Pagliara - tramite Facebook ha detto:

    Il problema non è Briatore che tra l’altro non dice nulla di nuovo quando afferma che la Puglia ha poche strutture sul mare, lo sappiamo…
    Anzi è proprio grazie al fatto di aver saputo preservare le nostre coste e il nostro territorio se nel corso degli anni non ci siamo svenduti come altre mete ma siamo riusciti a mantenere livelli di prezzo e qualità dei servizi al di sopra dei nostri competitors.
    Lui fa bene il suo mestiere e da cinico opportunista nonché mai pentito evasore fiscale qualè, vorrebbe più strutture sul mare e attracchi per gli yacht per il suo nuovo business in Terra d’Otranto: il Twiga Beach.

    Come risaputo questa tipologia di locali sono frequentati da un certo target di ricchi ossia gli “arricchiti” tra i quali si possono annoverare: Tronisti, Veline, personaggetti da jet set e tra i più acculturati i Calciatori, in poche parole il top della Cafonaggine e del Trash Italico.
    Gente che si accultura leggendo “novella 2000” o surfando sui vari social network; Gente che non ordinerà mai una bottiglia di Negroamaro o Primitivo Riserva ma un Don Perignon Millesimato perché è più figo;

    Gente che non andrà a visitare Santa Croce a Lecce o Santa Caterina d’Alessandria a Galatina perché nel profondo della sua ignoranza non ne conosce neppure l’esistenza; Gente che aspetterà nel resort in spiaggia o meglio sul suo yacht in rada che arrivi il super DJ da Ibiza al Twiga, passare lì una serata da 2000€ o più a testa e scappare via.

    Fatto il quadro della situazione bisogna comprendere qual è il vero problema.
    I politicanti nostrani e sopratutto chi ha delle responsabilità amministrative e decisionali in uno dei settori economici di massima rilevanza per il nostro territorio come il turismo, dovrebbero ben comprendere qualè stato il percorso promozionale ed imprenditoriale che ha portato la Puglia ad essere una delle destinazioni turistiche con maggiore appeal sul quadro nazionale ed internazionale nell’ultimo decennio.
    Per loro informazione è proprio quella Puglia che ha lavorato nella direzione delle Masserie, nella direzione del Turismo di Qualità e non del turismo targato “Billionaire” propinato da questo personaggio dalla dubbia moralità.
    Un rappresentante istituzionale che fa gli interessi del territorio e dei suoi cittadini, non accoglierebbe Briatore & Co. come i nuovi messia ma andrebbe a vedere ciò che la classe imprenditoriale turistica di quel territorio ha saputo esprimere nel corso degli anni e ciò che la stessa classe imprenditoriale ha bisogno per andare avanti, per continuare a proporre le nostre destinazioni almeno come fatto finora; Questo farebbe!
    Per inciso, mentre nel Salento impazza il dibattito “Briatore Si” – “Briatore No” con un gruppo di addetti al settore turistico siamo al TopResa2016 a Parigi, senza alcun supporto commerciale ed istituzionale, senza Enit né RegionePuglia ma con le risorse di chi nonostante tutto propone e promuove un Turismo di Qualità nel nostro Territorio.

  3. Giuseppe Vinci - tramite Facebook ha detto:

    Il termine turismo indica quell’attività vacanziera che allo stesso tempo si coniuga con la visita e al conoscenza dei luoghi, dei costumi, delle tradizioni culturali ed alimentari.
    Il turista è tale quando viaggia di luogo in luogo per conoscerlo per quello che è, non per quello che il turista desidera che sia. Io vado in India per conoscere e apprezzare la cultura, il paesaggio, le tradizioni, il cibo, la natura del posto. Non per andare a dar sfogo ai miei capricci o sfarzi a seconda di dove osso essere soddisfatto di volta in volta, come se si trattasse di una discoteca tra tette, culi, champagne e spesso qualche chilometro di cocaina.

    Questo tipo di strutture di accoglienza, che soddisfano i capricci e le illusioni di qualche “paperon de paperoni”, o sono un comodo strumento per riciclare tangenti (a me Borgo Egnazia ricorda sempre la super tangente Enimont, lo abbiamo dimenticato!?), denaro sporco, evasione fiscale, sfruttamento del lavoro, il nero dell’edilizia, ecc., hanno determinato lo stravolgimento non solo della natura del turismo, quanto soprattutto (il che è peggio), la natura dei luoghi, delle tradizioni, delle radici, la stessa coscienza e consapevolezza di tutto ciò da parte di chi i luoghi, la storia ecc., la vivono e sono i portatori del “testimone” dei luoghi stessi.
    Un esempio?
    La ristorazione pugliese ormai, fatte salve rare piccole eccezioni, servono a tavola i prodotti del mare che del nostro mare lo sono sempre più raramente.
    Soddisfare i consumi, tra pescheria e ristorazione, è ormai impossibile attraverso il prodotto della pesca regionale e italiana. Polpo, seppie, calamari, gamberi, pesce bianco (sarago, lutrino, dentice, ecc.), spada, tonno, ecc., vengono importate quando va bene, dalle coste del nord Africa, dove le modalità di pesca non sono propriamente aderenti alla stessa legislazione italiana ed UE, tanto per l’attività di pesca, quanto per le modalità di conservazione del prodotto (catena del freddo, ecc.). Per non parlare dei prodotti che provengono da Zone Fao, critiche non solo per la legislazione in materia di pesca e pescato, quanto soprattutto critiche da punto di vista della qualità ambientale delle aree di pesca (inquinamento da mercurio, ecc.).

    Provate ad entrare nella cucina di un ristorante o nel laboratorio di panificio. Allora vi renderete contro che la tanto decantata prosopopea dei prodotti tipici è sacrificata sull’altare del conto profitto e perdite. Pomodori pelati prodotti quando va bene in Romania se non in Cina; mozzarelle e formaggi quando va bene tedeschi o francesi; olio quando va bene greco, in genere spagnolo e spesso anche tunisino; conservati e insaccati ancora peggio. E così via su tutta la filiera alimentare.

    Infrastrutture, cosa significa, a cosa si riferisce questo termine? Personalmente mi auguro che questo termine abbia a che fare con tutta la serie di servizi pubblici ancora oggi inesistenti in Puglia, e quanto mai necessari per in paese che merita il titolo di paese civile e accogliente.

  4. Luca Fiocca - tramite redazione ha detto:

    Le recenti polemiche nate a seguito di alcune affermazioni di Flavio Briatore, riportano alla luce una serie di considerazioni che riguardano molto da vicino sia la problematica del gasdotto che dovrebbe approdare a San Foca, che la statale 275 di collegamento da Maglie a Leuca.

    Le ciclopiche opere architettoniche ed ingegneristiche fin dall’antichità, hanno di continuo allarmato l’opinione pubblica, creando non poche perplessità per via di quelle inevitabili trasformazioni apportate al territorio, oggi denominate impatto ambientale.

    Le cronache sono ricche di esempi nel merito. Si narra di quando Le Corbusier, nel descrivere i suoi lungimiranti progetti sulla città ideale, facesse scappare i presenti a gambe levate, impauriti dall’arditezza di tali opere.

    La torre Eiffel, simbolo di Parigi, non è sempre stata apprezzata dai parigini, che all’inizio opposero non poca resistenza alla sua costruzione, poiché non la giudicavano gradevole esteticamente, definendola una mostruosità, e le appiopparono il soprannome di asparago di ferro. Nel 1909 la torre rischiò addirittura di essere abbattuta a causa delle contestazioni.

    Per quanto concerne invece la costruzione delle arterie stradali, esse furono essenziali per la crescita dei nostri antenati, il sapiente impero romano. Nel mondo romano le strade avevano vitale importanza e, questo, ebbe un ruolo fondamentale nell’economia e nella vita dell’impero più civilizzato del mondo. Secondo qualcuno, nessun aspetto della civiltà romana è significativo e strategico come la strada. La strada velocizza e facilita gli scambi commerciali, è un veicolo di scambio culturale, avvicina i popoli. Incentiva il turismo, rende gli spostamenti più agevoli e moderni.

    Ma evitando di andare troppo indietro nei secoli, veniamo a noi, partendo da una semplice e consolidata costatazione: i cassonetti della spazzatura che nessuno desidererebbe avere sotto casa, e che di continuo sono spostati a destra ed a manca, ma comunque ben lontani da casa nostra. Il cattivo olezzo e la paura di contrarre infezioni, sono alla base di infinite lamentele da parte di cittadini tutt’altro che altruisti. Gli stessi che, quando sono al volante della propria auto, spesso e volentieri, dimenticano di inserire la freccia, dimostrando un sano egoismo, ed un menefreghismo senza pari. Altro che cassonetti!

    Qualcuno afferma in questi giorni di avere a cuore il territorio e di volerlo preservare da speculazioni altrui. Bene, faccio notare, per esempio, la singolare pavimentazione utilizzata nei lavori di rifacimento del corso antico di Via Tevere a San Foca, che per nulla si confà con le vecchie case dei pescatori, ad esso prospicienti. L’aspetto poi che fa più sorridere è una citazione sacrilega giusto apposta: la bellezza salverà il mondo. Credo che Dostoevski, si stia rivoltando nella tomba. L’aver scelto un materiale astruso e scuro, ha pregiudicato per sempre l’aspetto che più contraddistingue i nostri borghi, la luce. La mediterraneità si è dileguata, come pure il bianco candore che una pietra nostrana avrebbe donato. Su San Foca, inghiottita dal crepuscolo, è sceso di colpo il grigiore, il buio, l’oscurità, la morte. La luce è vita, e questa vita è stata spenta, profanata…

    E cosa dire di una buona fetta di pseudo ambientalisti che sogna di continuo infinite e sconfinate distese di macchia mediterranea, schierandosi contro, a priori, qualsivoglia opera contrasti il territorio?! Probabilmente questi signori, rimpiangono ancora le carrozze trainate dai cavalli, e l’illuminazione delle lampade a petrolio. Fosse per la loro voluttuosa immobilità, oggi non avremmo l’alta velocità, gli alberghi per la ricettività turistica, le lampadine a basso consumo, ecc. ecc. ecc…

    Ritornano alla mente le profetiche affermazioni del principe di Salina, Tomasi di Lampedusa, nel Gattopardo: Il sonno, caro Chevalley, il sonno è ciò che i siciliani vogliono, ed essi odieranno sempre chi li vorrà svegliare, sia pure per portar loro i più bei regali…

    A Voi il mio grazie.

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