IL FESTIVAL DELLA MESCHINITA’ / CHARLIE HEBDO IRONIZZA SUI MORTI DELL’APPENNINO CON UNA VIGNETTA DI CRIMINALITA’ INTELLETTUALE
“Se il diavolo non esiste, ma l’ha creato l’uomo, credo che egli l’abbia creato a propria immagine e somiglianza…”. Quando quel genio maledettamente incompreso di Fëdor Michajlovic Dostoevskij partorì questo inaccessibile pensiero in Paradiso e inferno, aveva esattamente il mio stato d’animo attuale. Nauseato, rivoltato e fremente di spiegazioni inspiegabili. Disilluso, accecato da inaspettati bagliori di crudeltà, pugnalato alle spalle da alcuni cugini caini.
Charlie Hebdo, Je suis Charlie, ve li ricordate? Si, eccome se ve li ricordate: avete fracassato i testicoli delle social arena per la consueta gara solidale del “sto vicino col cuore alle vittime colpite, ma me bevo er caffè a casa mia che nun se sa mai…”. Eppure in quei giorni paradossali di fine festività natalizie, l’inchiostro si macchiò di una porpora spaventosa, poiché il terrore di aver leso la sacrosanta libertà di stampa e di opinione era ben più importante del pericolo (ancora troppo sottovalutato) del terzo conflitto mondiale.
Giusto per non farsi mancare le oscenità più antiquate del linguaggio, cotanti fuoriclasse dell’imbecillità hanno commentato la vignetta del sisma con frasi deliranti: “Circa 300 morti in un terremoto in Italia. Ancora non si sa che il sisma abbia gridato ‘Allah akbar’ prima di tremare”.
Questa è criminalità giornalistica cari miei lettori! Non ho mai compreso perchè chi spara con una pistola dieci, cento, mille uomini gli debbano essere comminati quattro o cinque ergastoli, mentre chi uccide due volte con la propria opinione trecento e passa persone debba continuare a sorseggiare scoach di terza mano, distendendo i suoi piedi callosi e puzzolenti su un tavolo di mogano ultramilionario.
Why men? Porquoi hommes? Perché cittadini del mondo?
Io chiedo ufficialmente che testate giornalistiche che speculano in maniera disumana sul dolore più insesorabile cessino di esistere e vengano cancellate da qualsiasi ordine terreno. Ho il voltastomaco a definire colleghi mezzìuomini che si atteggiano a opinion leader dell’universo comunicativo, quando la loro sensibilità non è degna di quella dell’ultimo scarafaggio delle fogne radioattive.
Mi appello alle istituzioni italiane (spesso distratte in simili casi) e a quelle francesi, che tra un bombardamente e l’altro in Medioriente, possano osservare le produzioni culturali interne non sempre degne di un Paese fondato sulla libertè, egalitè et fraternitè (che debbono assolutissimante convergere col rispetto dell’altro).
“Il difficile non è evitare la morte quanto piuttosto evitare la malvagità, che ci viene incontro più veloce della morte…”. Eccoli i sentimenti dell’ironico pensante più grande della storia: Socrate. Quanto avete da impare da lui cari ex colleghi di Charlie Hebdo, voi che credete che insultare il prossimo sia la corsia preferenziale dell’ironia, capace di portarvi al successo. Il maestro vissuto nella massima espressione della ragione umana, ovvero l’Agorà ellenica, non ha mai insultato nessuno, ma in quell’epoca invidiabile divenne il number one della filosofia mediterranea. Decise addirittura di accettare senza opposizioni stridule l’enorme punizione comminatagli dal tribunale ateniese a causa della sua visione già umanista: di certo nel 399 a.c. ad Atene non sapevano di non sapere.
E voi, lustri vignettisti francesi diventati un must laconico dopo lo tsunami “je suis charlie”, lo sapete di non sapere?
Naturalmente risponderete di si, vous étiez né instruits, e siccome di questo ne siete convinti, dimostrate al mondo la vostra semenza:
licenziatevi!
Ecco l’unico modo utile che avrete per chiedere scusa al nostro popolo scaraventato nelle fiamme di un abisso che voi lontanamente potete immaginare, fate la cosa giusta una volta tanto.
Le vostre matite, le penne stilografiche o i mac di ultima generazione, se non verranno spenti da un implacabile senso di redenzione, sappiate che continueranno a produrre sterco scandalistico che vi porterà nell’olimpo dell’idiozia epica, un limbo di anti-cultura dove le fluenti banconote non serviranno a lavare un insensibile destino: l’emarginazione intellettuale.
Adieu.
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Dottor Gagliani, sono contenta che per una volta non ha fatto il radical scic e si è abbassato al livello di noi poveri mortali.
Mi fa piacere Anna, l’importante è convergere sulla stessa idea che esiste un giornalismo pulito e uno criminale (che pericolosamente frutta grano).
La vignetta di “Charlie Hebdo” sul terremoto che ha schiacciato case e persone nel centro Italia è brutta, squallida, schifosa, vergognosa e di cattivo gusto!Quei vignettisti sono stati sempre così, non dobbiamo far finta di accorgerci solo oggiAggiungi un appuntamento per oggi che toccano il nostro sentimento patriottico del loro modo di intendere la satira.
Sul messaggio che hanno voluto lanciare con il macabro disegno, però, sono d’accordo.
Esiste un sistema malato, quello politico italiano che pensa a “mangiare” a quattro mani anche dopo aver ottenuto, ad esempio i soldi per ricostruire gli edifici in modo antisismico. Non dobbiamo meravigliarci se in altre parti del mondo ci vedono come uno Stato capace di pasteggiare anche sui propri morti.
È una triste realtà che andava raccontata in modo diverso e non con questa forte e squallida provocazione. Nessuno però si metta mai di traverso contro la libertà di espressione e di pensiero, anche quando come questa volta provoca conati di vomito.
Piuttosto si sentano toccati i politici italiani da questo orrendo disegno e si mettano in moto, nel modo più onesto, per garantire una casa a quelle persone che in pochi minuti si sono ritrovati senza un tetto.