ALTRO CHE STRIGLIATA! DI FRONTE A ‘quelli che stanno al potere’, L’ ARCIVESCOVO D’ AMBROSIO SI DIMENTICA DEI SENZATETTO, E DI TANTE ALTRE COSE ANCORA: AI POLITICI MANIFESTA ‘amicizia e stima’

| 25 Agosto 2016 | 0 Comments

(Rdl)______L’ altro giorno, aveva fatto un bel gesto, se non altro manifestando quella sensibilità che era mancata ad altri; l’ avevamo annoverato fra le belle notizie, soprattutto perché Monsignor Domenico D’Ambrosio, nel riceverli, ai senzatetto aveva  promesso la sua disponibilità “nello scuotere il cuore delle istituzioni cittadine che domani in occasione del tradizionale messaggio alla città durante i festeggiamenti in onore dei Santi Patroni, Oronzo, Giusto e Fortunato, saranno richiamate ad un maggiore impegno”.

https://www.leccecronaca.it/index.php/2016/08/23/scuotero-il-cuore-delle-istituzioni-cittadine-l-arcivescovo-di-lecce-riceve-i-senzatetto-e-promette-loro-per-domani-una-strigliata-ai-politici/

L’ ha fatto, poi?

Qui di seguito, il testo integrale del “messaggio alla Città” rivolto ieri sera da piazza del Duomo dall’ Arcivescovo, nella parte, la più consistente, in cui affronta il tema della politica.

A seguire ancora, un commento del nostro direttore.

A ciascuno dei nostri lettori, ognuno con la sua sensibilità, la propria valutazione______

(Le parole dell’ Arcivescovo)

…Con noi questa sera come sempre c’è una larga e qualificata presenza di coloro “che stanno al potere” per servire e guidare la comunità.

È una presenza dovuta, come da prassi istituzionale, ma è anche – e ne sono certo – un voler condividere un momento qualificante della vita della comunità che servono, e per tanti, la stessa fede che ci lega a Cristo e ci fa essere unica famiglia, quella dei figli di Dio.

Autorità tutte, vi saluto con stima, rispetto, amicizia cordiale, grato non solo per il molto che fate per tutti noi, ma anche per lo stile di collaborazione sempre franca, chiara, sincera, cordiale e rispettosa che connota i nostri rapporti, convinto che le mancate o incomplete risposte alle esigenze della comunità non sono imputabili alla sola vostra responsabilità. Talvolta sono il frutto di una situazione congiunturale complessa, incerta, ondivaga che penalizza ingiustamente la nostra terra, il nostro Sud, forse perché siamo distanti fisicamente dai luoghi alti dove si decidono scelte, priorità, o perché non alziamo con decisione e perspicacia la voce per far valere le nostre ragioni o anche perché si privilegiano interessi di gruppi e non della comunità intera.

Impresa non facile quella che iscrive molti tra noi alla categoria dei politici, ai servitori cioè della città, della greca pòlis o della res publica latina.

Ho usato il pronome noi per iscrivermi ai politici, a quelli che servono la comunità. Sì, perché la Chiesa fa politica non nel senso con cui la si intendeva fino a qualche decennio fa in circostanze ben diverse dalle attuali, quando per i cristiani impegnati in politica serviva una sorta di lasciapassare della alte autorità ecclesiastiche!

La comunità cristiana fa “politica” perché sta tra la gente e serve la gente. Da una parte non si chiude in un ghetto, dall’altra non sceglie di mettersi in una situazione concorrenziale con la vita storica e con le varie realtà impegnate a promuovere la dignità piena e il rispetto per ogni uomo. Certo abbiamo lo consapevolezza che siamo di passaggio ma questa convinzione non ci fa dimenticare o trascurare il nostro impegno a servizio dell’uomo, immagine di Dio. 

In un grande documento Octogesima adveniens che celebrava gli 80 anni della Enciclica Rerum novarum, il Beato Paolo VI ha definito la politica come “una maniera esigente – ma non è la sola – di vivere l’impegno cristiano a servizio degli altri” (n.46) e altrove ‘la politica è la forma più alta della carità.

C’è una dimensione essenziale alla politica ed è l’amore che deve essere presente e penetrare tutti i rapporti. 

Questa dimensione potremmo definirla come ‘la carità politica’. Lo vediamo e lo constatiamo. Purtroppo è largamente assente: gruppi di potere, clientele, consorterie, poteri forti, inquinano questa nobile arte che serve e fa crescere la qualità della vita. Conseguenze di tutto questo: assenza di dialogo, contrapposizioni, degrado della dialettica politica, aumento delle povertà, sfiducia nelle istituzioni.

Siamo ben convinti che la politica ha come suo compito primario quello di lavorare non per il bene di pochi; lavora per il bene comune. Va vissuta ed esercitata dialogando, creando consenso e impegno comune, servendo e non servendosi.

Papa Francesco nella enciclica Laudato sì ci ricorda che siamo chiamati a risanare tutte le relazioni umane fondamentali, liberandoci dalle tante dipendenze che sminuiscono l’autonomia e la dignità della persona umana e la rendono schiava. Siamo chiamati tutti, in particolare quanti hanno scelto di servire la comunità , a risanare le relazioni umane fondamentali uscendo dalla babele di lingue e proposte, guadagnando spazi e altezze nuove che fanno tornare tra noi la sorella povera della speranza.

L’intricato, complesso e tormentato momento storico che stiamo vivendo in particolare nel nostro Paese, ci sta conducendo a uno snodo importante che impone una scelta: riabilitare la politica, come luogo di dialogo, di ascolto, di servizio, di partecipazione democratica, e pensarla come l’unico ambito capace di porre un limite umano al potere o strapotere del denaro, dell’economia, della tecnica.

Carissimi servitori dello Stato a vario titolo, accogliete questi miei pensieri vaganti come segno di grande amicizia e stima per le gravose responsabilità che vi legano alla nostra comunità che vuole uscire dalle sue paure e dalle sue delusioni.

(g.p.)______

Una delusione. Non c’è nemmeno una sola parola esplicita dedicata ai senzatetto, agli sfrattati, ai morosi per necessità nelle rate del mutuo, dei canoni d’ affitto, delle bollette dell’ acqua e della luce, degli arretrati di Equitalia, delle multe ingiuste: la realtà maggioritaria in una città che non ce la fa, nemmeno più “sazia e disperata”, come vent’ anni fa il suo “collega” Giacomo Biffi definì Bologna con termini rimasti famosi, bensì ora qui da noi “disperata” tout court.

Disperata e disperante, perché senza futuro: sena prospettive, senza certezze, senza più nemmeno voglia di lottare.

Eh sì che, tanto per rimanere nel tema, delle politiche abitative e degli alloggi popolari, senza con ciò volendo escluderne o precluderne altri,  l’ Arcivescovo avrebbe avuto molte possibilità di concretizzare quel suo flebile accenno ai “gruppi di potere, clientele, consorterie, poteri forti” che “inquinano” la politica.

Aveva promesso fuoco e fiamme.

Ha svolto un temino che in un liceo avrebbe preso sì e no la sufficienza, pieno di luoghi comuni, concetti triti e ritriti, di noiosissima eco da deja vu.

Gli sfugge completamente, poi, la novità che, sia pur faticosamente, lentamente, ma inesorabilmente, si sta affermando su scala planetaria: che la politica si fa in prima persona, non delegandola più ai partiti; che si fa ogni giorno, andando al supermercato, muovendosi in giro, compiendo scelte personali decisive e fondamentali; che la partecipazione è in prima battuta informazione diretta e acquisizione responsabile; che bisogna stabilire priorità e muoversi da esse sospinti, ritrovando nel disagio l’ agio di porsi contro.

 

 

 

 

Category: Cronaca, Cultura, Politica

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