Comunque Vada… / “Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie” / PROSEGUONO LE FERIE AL PAESE DEL SUD DELLA FAMIGLIA ‘TORINESE’ DEGLI SCOGNAMIGLIO

di Elena Vada______ 

Don Antonio:- “Ma guarda se è possibile avere come Santo Protettore del Paese San Zotico e compagni martiri. 

Sembra che festeggiamo quei quattro, cinque imbriaconi che stanno sempre al bar di donna Carmela e si fanno un bicchiere dopo l’altro, giocando a carte, o biliardo. 

Zotici, sono zotici, che di più non si può, pure analfabeti! Compagni sono compagni, e martiri pure, perché hanno certe mogli… da dimenticare.. e, infatti , s’imbriacano per dimenticarle…. È vero, Marì?…”.

 

Don Antonio stava finendo tutti i lavori di abbellimento dell’ esterno della loro casa colonica.

Marì, non era stata tenera e l’aveva “messo sotto” senza pietà, perché la processione, quest’anno, sarebbe passata, proprio da loro e, quindi, doveva fare bella figura.

Pittura della cancellata, rinfrescata alle imposte delle finestre, pulizia della grondaia (che tanto doveva essere fatta comunque), taglio del prato, potatura delle siepi e del roseto. Una mano di pittura anche alla porta di quella che, una volta, era la stalla, ora diventata box per l’auto.

Il muro di cinta era stato affidato ad Enzo, mentre Pina puliva le finestre, i vasi di gerani sui balconi, e l’arredamento esterno.

-”E meno male che sono ferie!” borbottava Enzo.

-”Statti zitto, Nerone, che sei la favola del paese, da quando ci hai lasciato tutti al buio”, rispondeva Marì dalla cucina, mentre preparava le sfogliatelle, per il giorno di domenica, da portare in piazza per la festa.

-”Ma che c’entra Nerone, mica l’ho bruciato il paese, io!…. Poi la colpa non è mia, è il malocchio della vecchia zia Agata, che è gelosa del nostro benessere… quando passo davanti a casa sua… non m’avvicino, se no mi chiama dentro per il caffè, mi tocco (le….) e dico:

“aglio,fravaglie e ffattura ca nun quaglia cap’ ‘alice e capa d’aglio, cuorno e bicuorno! “.

 

Si mettono tutti a ridere a crepapelle.

“Vi abbiamo fatto studiare a Torino e pure all’estero per l’inglese e poi eccoci qua, ca me par Totò rint o film “A patent” …. sei superstizioso e credi pure che la zia sia una jettatrice…… andiamo bene! Stasera andiamo tutti quanti a trovare zia Agata, povera donna, sempre sola da quando è morto pure il quarto marito”…

“Io devo andare al Rosario, in Parrocchia – dice Marì – Pinuccia e Enzo, vengono con me, che devono provare col coro, vacci tu da solo e porta i nostri saluti”.

Don Antonio:-”Mi vergogno di voi, siamo nel ventunesimo secolo e ancora ci sono persone che credono in queste fesserie, certo che ci vado….. povera vecchia….!”.

“Ma che povera e povera – dice Marì – avrà quattro o cinque pensioni e m’hanno detto, pure, che impresta i soldi a usura”.

Don Antonio:-”Maldicenze, maldicenze, di quattro vecchie pettegole che non sanno come passare il tempo e stanno a cucire i panni addosso a tutti, pure a noi…Me l’ha detto Oreste al bar, che sa tutto pure lui”.

Pina e Enzo, sorridono sotto i baffi, grati del provvidenziale, pronto intervento, della mamma.

Però cominciano, davvero, a pensare alle parole dell’inno a San Zotico e compagni Martiri.

“Viva Viva Santo Zotico, protettore dell’anima mia… con i martiri compagni verso il cielo ci accompagni e il Paradiso ci guadagni…. eccetera.

Intanto, da lontano, vedono il papà che si sta preparando per andare “in visita”a zia Agata.

Avvisarla non si può, non ha, né telefono e tanto-meno cellulare (prodotti del diavolo).

Nella tasca destra si mette il cornetto che adopera per le partite del Napoli, nella tasca destra il ferro di cavallo che sta, generalmente, in auto, poi un fazzoletto fatto a croce, e il suo gobbetto in avorio.

La croce pesante al collo che s’intravede tra peli e camicia, mormora…

“Aglie, fravaglie e fattura ca nun quaglie, uocchie, maluocchie e frutticiell rind’ all’uocchie, corna, bicorna e la sfortuna nun ritorna, sciò sciò, ciucciuè!!!”.

Ch’avimm a fa’ – simm e Napule Paisà!

 

 

 

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