CAFE’ BAROCCO DI LECCECRONACA.IT / L’ARTE DI DANIELE SILVESTRI IN UN MEGAFONO SOCIALE IDEALMENTE INDISTRUTTIBILE

| 19 Agosto 2016 | 0 Comments

di Annibale Gagliani______

“Ci sono pittori che trasformano il sole in una macchia gialla, ma ci sono altri che con l’aiuto della loro arte e della loro intelligenza, trasformano una macchia gialla nel sole…”. Questo assioma del fautore del cubisno Pablo Picasso, può rappresentare il giusto incipit dei concetti che esprimeremo a breve.

La sensibilità cristallina di un cantautore si vede dai temi che sceglie di affrontare. La genialità inestimabile di un cantautore la si percepisce nel multiforme modo in cui riesce a veicolare tali temi. Il talento fulmineo di un cantautore lo si osserva dalla capacità che esso ha di reiventarsi.

Daniele Silvestri ha l’anima rock, è facile intuirlo, ma in questi anni ci ha fatto ballare tra il divano e la tele con hits da capogiro come “Salirò” e “La paranza”. Perciò è più dance lui dei quattro gatti che depauperano il mercato discografico attuale.

Una serie di gustosi salti mortali hanno arricchito la sua onesta carriera, che è passata un paio di volte dall’Ariston con decisi squilli di tromba.

L’artista che ritroviamo oggi in “Acrobati”, ultima e intelleggibile fatica discografica, ci consegna un agglomerato di ideali scottanti (che mai passeranno di moda), di rapporti romanzeschi elevati nelle praterie dell’amore (affrontato in questi anni con toni sorprendenti nel trio licantropo Gazzè-Silvestri-Fabi) e di sguardi in un forziere storico che contiene ligi valori (di cui è orfano lo stivaletto tricolore), difesi dall’affidabile lucchetto rigorosamente vermiglio.

Non è un segreto l’inebriante sapore che le rime Silvestriane lasciano tra le labbra di chi le cita, “Quali alibi”, per esempio, che inaugura adrenalinicamente la scaletta del tour, rappresenta il giusto emblema di uno stile comunicativo incorruttibile e accelerato.

La parabola ascendente del paroliere romano, lo proietta verso un genere moderno molto vicino alla musica indipendente italiana dei giorni nostri, che se ne sbatte dei lustrini e delle code da pavone, per privilegiare il contenuto e la didattica dell’essere.

Silvestri non ha paura di parlare con rara educazione delle ruberie della classe dirigente italiana o di come sia tragicomico pensare che il pianeta blu possa avere barriere di razza e di genere (stereotipi da medioevo insomma).

Ieri notte casa sua era Lecce e i suoi fratelli i salentini: un concerto esploso il giorno del suo compleanno, che gli ha regalato l’etichetta di prodotto di origine seria e cogitante, in grado di invecchiare e migliorare allo stesso tempo.

Non ce ne vogliano gli amici che hanno reso questa notte indimenticabile, Afterhours, Diodato, Roy Paci, lo stesso Fabio, Diego Mancini e altri protagonisti, ma in cotale pezzo ci soffermiamo sulla bontà del Daniele Cantautore (con la C maiuscola, si intende).

Ci verrebbe da dire che per la profondità della scrittura e il ritmo attraente delle sue melodie, che Silvestri rappresenta un ibrido (leggermente più pop) tra due altri poeti della città eterna: Rino Gaetano e Ciccio De Gregori.

In mezzo alle dilaganti e rinfrescanti idee da UNESCO di Falcone e Borsellino e all’applomb lealmente politico di Berlinguer, il vulcanico live è scivolato dal palco della Masseria Ospitale leccese, puntando diritto verso le vene delle migliaia du ascoltatori, che mai hanno smesso di guardare il cielo e i suoi astri in una manciata di ore buone per riaccendere una speranza.

 

La voce del megafono è quella di Daniele e si propaga nei vicoli di un’Italia spesso indecente. Questo umile megafono sociale, dall’eco forse più fioco, ma indistruttibile nei timpani di molti, è alla portata di tutti coloro volessero gridare con grinta e rispetto le proprie ragioni.

Una preziosa filosofia di vita alberga in “Acrobati”: mettere play su qualsiasi dispositivo di riproduzione musicale e ascoltarlo non è solo un gesto d’affetto verso un ottimo Cantautore, ma una lettura distinta per azionare il proprio “megafono ideale” (che in troppi luminari preferiscono tacesse per sempre).

Leggi, parla, osserva, scrivi e ama… senza nessun alibi naturalmente! Ecco il Silvestri pensiero.

Una visione molto simile a quella di altro personaggio di spessore encomiabile, dal sangue fortemente rouge:

“L’arte non è uno specchio cui riflettere il mondo, ma un martello con cui scolpirlo…”.
Vladimir Vladimirovič Majakovskij

 

 

Category: Costume e società, Cultura, Politica

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