XYLELLA / CRISTIAN CASILI: “Il disegno di legge della giunta regionale? Un minestrone riscaldato. Sul che fare, occorre adesso finalmente uno studio di valutazione ambientale, per mettere in campo una visione strategica”
di Eleonora Ciminiello_______“I ricercatori pugliesi dovrebbero fare silenziosamente il proprio lavoro invece di affannarsi a giustificare i propri studi alzando barricate mediatiche nei confronti della magistratura e di chi la pensa diversamente da loro. Così non va bene. Ed è comparabile a un’“arma di distrazione di massa” lo spostamento dell’attenzione dall’emergenza fitosanitaria all’impianto di altre cultivar di olivo”.
A dirlo, il consigliere della regione Puglia del Movimento 5 Stelle, Cristian Casili, il quale sottolinea come la politica vecchio stampo di Emiliano continui a fare quello che le riesce meglio, ovvero lanciare abbagli all’UE senza, nei fatti, nemmeno pensare di mettere a punto una strategia efficace di contrasto al disseccamento degli ulivi salentini: “La politica ha la responsabilità di prendere in mano la situazione, ma l’ultimo ddl del governo regionale sulla gestione del batterio xylella non è altro che un minestrone, frutto più della preoccupazione di giustificare il proprio operato all’UE che dello scrupolo effettivo di controllare i disseccamenti sul nostro territorio.
Sono passati tre anni, e siamo ancora a disquisire di patogenicità, eradicazione del batterio e di altri termini ben lontani da un approccio di contrasto autentico e non parolaio del disseccamento che sta interessando la parte meridionale della Puglia”.
Casili continua, sottolineando ancora una volta l’importanza strategica della Valutazione Ambientale Strategica: “Avevamo concertato in Aula con l’assessore Di Gioia una mia mozione, poi passata all’unanimità in Consiglio regionale, tesa a impegnare il governo a dotarsi quanto prima di uno studio di V.A.S. attraverso il quale tutti avremmo idee più chiare in ordine alle azioni da intraprendere, senza incorrere in contraddizioni normative e ricorsi, e soprattutto forti di una puntuale rappresentazione degli scenari futuri per arrivare a capire quale modello di agricoltura questa regione intende davvero praticare.
Di questo passo la consapevolezza che con il batterio si debba convivere tarderà ancora a radicarsi. E quella rimane l’unica strada. Il batterio è ormai insediato sui nostri territori e la sua eradicazione non è assolutamente immaginabile. Ormai lo affermo da oltre due anni e solleva che qualcuno inizi a dirlo, compreso Emiliano”.
Da agronomo, oltre che da consigliere in carica della Regione Puglia, Casili mette in luce alcuni punti fondamentali, che minano le teorie che vedono nel leccino una possibilità per il futuro dell’agricoltura pugliese: “A tutti coloro che spingono empiricamente sul leccino, e altre varietà tolleranti, verrebbe da chiedere dove troveranno l’acqua necessaria a sostenere cultivar così idroesigenti e che richiedono condizioni pedoclimatiche che non ravvedo nella situazione salentina.
Tra l’altro, la condizione socio economica ed ambientale della nostra olivicoltura non consentirebbe questo passaggio a forme industriali superintensive a meno di ingenti finanziamenti a beneficio di qualche grande produttore o trasformatore. E tutti gli altri? Se così è, lo si dica chiaramente, perché il resto della superficie olivicola pugliese che si trova su terreni marginali, spesso macchiosi, inospitali per moltissime colture, ha il diritto di capire che fine farà e con essa i paesaggi di Puglia”.
Casili conclude: “Se non si intende mettere in campo questo tratto di realismo e di concretezza, ci arrenderemo alla frustrante creatività lessicale di Emiliano e soci: tavoli, task force e l’ennesima “agenzia unica” dal nome esotico (la mitica “ARXIA” lanciata in chiave anti xylella) sono solo specchietti per allodole che testimoniano la lontananza dalle azioni più urgenti e appropriate; ancora oggi non si ravvede nessun impegno a calendarizzare e avviare i lavori di studio; nessuno studio sulla epidemiologia, sulla qualità delle nostre falde, sull’inquinamento e sodicizzazione dei nostri suoli, sull’intrusione salina, sulla correlazione statistica con gli altri patogeni e le caratteristiche varietali e di età delle nostre piante. Senza dimenticare che abbiamo già un laboratorio a cielo aperto in piena zona infetta con diversi ettari su cui insistono decine di cultivar ‘alloctone’, impiantate dopo gli anni Novanta, su cui osservare eventuali tolleranze”.
Nessuna strategia significativa, nessuno studio sostanziale su falda e suolo: ed il tempo passa, favorendo le teorie di alcuni certo, ma contemporaneamente, demolendo di fatto, il Salento e la Puglia che conosciamo.