DIARIO DEL GIORNO PRIMA / IL TAM TAM DI ANNIBALE

| 14 Luglio 2016 | 0 Comments

ITALIA______
ROMA –  Quando dopo quarantatré anni di latitanza, gli uomini della Mobile di Palermo entrarono nel suo ultimo covo, una povera masseria a due passi da Corleone, li guardo’ accennando un mezzo sorriso e disse: “non sapete cosa state facendo”. Una frase aperta a mille interpretazioni, misteriosa. Come gran parte della sua vita e della sua latitanza. Da quel giorno, l’11 aprile del 2006, nessuno ha piu’ chiesto a Bernardo Provenzano, capo dei capi di Cosa nostra, cosa avesse voluto dire. Il senso di quelle parole e’ uno dei tanti segreti che il padrino di Corleone, morto ieri a 83 anni nel reparto 41 bis dell’ospedale San Paolo di Milano, portera’ con se’. Dopo l’arresto e i primi anni nel carcere di Terni, il padrino viene trasferito a Parma, poi a Milano. Sempre in regime di 41 bis, nonostante le sue condizioni di salute siano giudicate da diversi periti molto gravi. La parabola discendente del boss, riuscito a traghettare Cosa nostra oltre le secche in cui era finita dopo la stagione stragista voluta dal compaesano Toto’ Riina, comincia nel 2012, quando un agente penitenziario lo trova con un sacchetto in testa. Prove di suicidio o le prime manifestazioni di una malattia neurologica da cui non guarira’ mai? La procura di Palermo sulla vicenda apre un fascicolo: l’occasione per i pm per andare a interrogarlo in carcere e sondarne le intenzioni di pentirsi. Troveranno un boss confuso, che non distingue presente e passato. Poi arriva la caduta in carcere e l’intervento per la rimozione di un ematoma.

ITALIA______
REGGIO CALABRIA – Operazione dei carabinieri di Reggio Calabria nelle province di Reggio, Roma, Milano, Brescia e Crotone: fermate dieci persone. Sono state eseguite inoltre numerose perquisizioni, tra gli indagati dirigenti, funzionari pubblici e imprenditori, a cui sono contestati i reati di concorso esterno in associazione mafiosa, turbata libertà degli incanti, truffa, corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, intestazione fittizia di beni ed estorsione aggravata dal metodo mafioso.

MONDO______
IL CAIRO (EGITTO) – “La sparizione forzata di Giulio Regeni ha attratto l’attenzione dei mezzi d’informazione di ogni parte del mondo. Le autorita’ egiziane si ostinano a negare qualsiasi coinvolgimento nella sua sparizione e uccisione, ma Amnesty International rivela le similitudini tra i segni di tortura sul suo corpo e quelli sugli egiziani morti in custodia dello stato. Cio’ lascia supporre che la sua morte sia stata solo la punta dell’iceberg e che possa far parte di una piu’ ampia serie di sparizioni forzate ad opera dell’Nsa e di altri servizi d’intelligence in tutto il Paese”. Lo afferma la stessa Amnesty International in un nuovo rapporto in cui denuncia centinaia di persone scomparse e torturate dai primi mesi del 2015 in un’ondata di repressione brutale in Egitto. Amnesty punta il dito contro l’Agenzia per la sicurezza nazionale (Nsa) che si rende responsabile di rapimenti, torture e sparizioni forzate nel tentativo di incutere paura agli oppositori e spazzare via il dissenso pacifico.

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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