PISTE DI COCA E MUTANDE VERDI / MA CHI LI HA MAI VOTATI, IN ITALIA, I TRATTATI CAPESTRO DELL’ EUROPA DEI MERCANTI E DEI BANCHIERI, DAI QUALI GLI INGLESI SI SONO LIBERATI? QUALCUNO LO HA FATTO, AL POSTO NOSTRO…
di Giuseppe Puppo______
“La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. ARTICOLO 1 della Costituzione della Repubblica italiana.
Basterebbe solamente questo per chiedere di uscire da trattati europei, prima di tutto ovviamente quello di Maastricht e quello di Lisbona.
Quanto meno, è questo il motivo per poter chiedere di poterli almeno ridiscutere.
Mai il popolo italiano è stato chiamato a esprimere la propria sovranità su di essi.
Tanto meno esso ha mai potuto pronunciarsi al riguardo, nonostante, negli ultimi anni, il tentativo “neutro” di arrivare nel merito a un referendum propositivo attuato dal M5S, e nonostante quelli, più “schierati” contro l’ Europa, portati avanti dalla Lega Nord.
Anzi, non sappiamo neanche chi abbia firmati questi trattati costituenti, e per conto di chi.
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Al massimo, sappiamo – ma a mettercisi d’impegno a cercare – che sono stati ratificati in Parlamento. Un impegno edificante.
Dopo una beve ricerca l’impegno viene premiato, infatti, con sconcertanti notizie, al riguardo di tanti che ora parlano contro le istituzioni europee, ma pure di tante tristi conferme. Insomma, come al solito, con la solita faccia tosta, chiedendo di risanare, quello che essi stessi hanno sfasciato. Ma torniamo a quanto abbiamo scoperto.
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Il trattato di Maastricht venne ratificato dalla Camera dei deputati nel 1992, ancora in piena Prima Repubblica, con il voto favorevoli di quasi tutti: contrari furono solamente Msi e Rifondazione Comunista, due partiti che non esistono più. Favorevoli tutti gli altri. Lega Nord, che già esisteva ben strutturata, compresa; Pds in testa, come motivò con divizia di entusiasmo il capogruppo Massimo D’Alema.
Presidente della Camera era Giorgio Napolitano, che richiamò più volte all’ordine i “colleghi deputati”, invitandoli a ridurre il casino che facevano, parlando di altro, come raccontava “Repubblica”, testimoniando il pressappochismo e la scelleratezza con cui venne formalmente avallata una decisione già presa:
“I parlamentari nei loro capannelli parlavano di tutt’altro. Chi della direzione del proprio partito, (quella Pds del giorno avanti, quella socialista che si tiene oggi, quella democristiana che avrebbe potuto essere e non è stata) chi delle nomine bancarie, chi della Rai da commissariare. La parola ‘ Maastricht’ , era difficile da captare nell’aria, mentre è stato possibile cogliere al volo un ‘ma che si vota oggi?’ ”
Così scriveva Leopoldo Fabiani; nessuno spigò ad essi, e non spiegò niente a nessuno, che, sempre come intuiva e ammoniva il giornalista nel suo “pezzo”:
“L’ Italia si è assunta un impegno tutt’altro che leggero. C’ è il sentiero del risanamento finanziario, obbligatorio per rispettare i criteri previsti dall’Unione monetaria, stretto, ripido e molto faticoso, soprattutto per quello che riguarda il deficit pubblico”.
In aula, a spiegare le ragioni di opportunità della scelta, fu il ministro degli esteri Emilio Colombo, che parlò di opportunità storiche e di risultati incoraggianti, non sappiamo solo se prima, o dopo, le sniffate di cocaina che faceva con regolarità in quell’aula.
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Il trattato di Lisbona che ci deprivò della sovranità nazionale e ci consegno legalmente ai burocrati, ai mercanti, ai banchieri, e ai politicanti loro camerieri che dominano l’Unione Europea, venne sempre e solamente ratificato (cioè, un’approvazione formale, di decisioni già prese e già diventate operative) dalla Camera dei deputati, sedici anni dopo, nel 2008.
Il voto fu unanime, della maggioranza Pdl – Forza Italia – Alleanza Nazionale e Lega, e della sedicente opposizione Pd.
Presidente della Camera era Gianfranco Fini: “l’approvazione unanime è l’espressione di una bella pagina dell’antica tradizione parlamentare del nostro Paese”.
Presidente della Repubblica era il già regnante Giorgio Napolitano I, che si riempì la bocca di mirabolante entusiasmo per il “prestigio” con ciò acquisito (evidentemente, era già messo male anche allora); in perfetta sintonia con l’allora capo del Governo, Silvio Berlusconi, che gongolava di “grande soddisfazione”, per averci consegnato a quei personaggi di cui ho detto, dei quali poco dopo ebbe a lamentarsi, salvo poi fino ad adesso continuare a mantenere un atteggiamento ondivago, comunque inconcludente.
Quel giorno era il 31 luglio, come detto del 2008 – comunque sia, così si espresse, lodando “il contributo dell’Italia al rilancio dell’Europa che sta attraversando una fase di difficoltà. L’auspicio è che il voto di oggi possa servire anche agli altri paesi che ancora devono completare l’iter“.
La motivazione del voto favorevole della Lega Nord fu espressa dal capogruppo alla Camera, Roberto Cota: “abbiamo toccato il punto più basso dell’Europa dei burocrati, oggi dobbiamo dare la spinta per una Europa diversa“. Infatti, proprio così…Lungimirante, Mutande Verdi, quasi quanto Piero Fassino…Proprio così, e anche grazie a quel voto favorevole della Lega Nord.