L’ INCHIESTA / IL TWIGA TWIGA DEI BILLIONAIRINI SALENTINI / 1 – Il club separè
di Giuseppe Puppo______
Il modello lusso -sedicenti vip-mondanità internazionale-belle fighe ebbe un primo, per ora unico – fallito, tanto che la struttura tre anni fa è stata riconvertita sotto altro ‘marchio’ – modello di riferimento, in quei favolosi anni Settanta, quando il Salento era sconosciuto ai più, e Cristo si fermava a Peschigi: quando non c’ erano internet, la Ryanair, e non c’ erano tante altre cose ancora che l’ hanno fatto diventare pregevole metà turistica di massa.
La catena del ‘Club Mediteranee’ realizzò uno dei suoi villaggi, di cui da noi si prese subito a favoleggiare, visto che nessuno ci mise mai piede, se non pochissimi, fortunati invitati in occasione di qualche sporadico ricevimento, e tranne qualche coraggioso ragazzino auto-invitatosi, che, con l’ esuberanza e l’ incoscienza dell’ età, via rocce e via mare eludeva la sorveglianza all’ ingresso, per andare a spiare le nudiste.
Cosa ne è rimasto, di quel club separè?
Forse maggiore visibilità all’ epoca? No. Per un paio di decenni ancora, almeno, il Salento non fu né considerato, né conosciuto.
Un tratto di costa cementificato, riservato agli imprenditori dell’ alta finanza e agli agi lussuosi dei loro clienti che credevano così di fare un salto di elevazione sociale, o ne cercavano la conferma; e nessun vantaggio per la comunità, ridotta a offrire il proprio territorio, i preziosi beni comuni, allo sfruttamento altrui, in cambio di qualche collanina luccicante, qualche pietra luminosa, e uno specchietto. Per le allodole.
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La libertà di iniziativa economica e imprenditoriale è sacrosanta, è sancita dalla Costituzione. Ci mancherebbe, “l’iniziativa economica privata è libera“, e viva l’ articolo 41. Che però così prosegue: “Non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana. La legge determina i programmi e i controlli opportuni perché l’attività economica pubblica e privata possa essere indirizzata e coordinata a fini sociali“.
Al di là degli affari di Briatore e soci, ecco, è questo l’ altro punto cruciale: è di utilità sociale per il nostro Salento, la loro iniziativa?
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A quaranta anni di distanza, il modello di turismo neocolonialista – almeno, coì pare a me – torna all’ assalto del Salento, con un progetto già in fase di realizzazione, e che aprirà al pubblico – di super èlite, dei billionairini nazionali e internazionali – l’ estate 2017, e di cui, fino a qualche settimana fa, nessuno sapeva niente.
A colmare la lacuna, è arrivato il 24 maggio un trionfalistico comunicato – stampa, ripreso meccanicamente dai nostri, dico nostri nel senso di pensati e realizzati qui, mass media, a cominciare da un ‘lancio’ dell’ Ansa da scuola di giornalismo.
Ecco che cosa diceva l’ informazione mandata via mail, senza intestazione, da un’ addetta – stampa:
“Nasce una partnership importante per tutta la Puglia ed il Salento in particolare, che porterà il prestigioso marchio TWIGA Beach Club a Otranto.
Una cordata di importanti imprenditori salentini già da tempo impegnati nel settore del turismo ha infatti siglato un accordo con Billionaire Lifestyle, holding di servizi di lusso che fa capo a Flavio Briatore. TWIGA Beach Club Otranto vedrà la luce nell’estate 2017 con l’obiettivo di portare nel Salento il concept dei Twiga Clubs, già presente in Italia nello storico Twiga Beach Versilia, a Monte Carlo, a Dubai e, a partire dal prossimo autunno, anche a Londra.
Lo sviluppo del brand di Flavio Briatore passa, dunque, per il tacco d’Italia con la realizzazione di una location esclusiva da 150 gazebo di fronte al mare, ristorante, bar e nightclub con un programma artistico che accompagnerà gli ospiti fino all’alba.
La brand equity del Twiga Club è quella nota: servizi attenti a ogni esigenza, atmosfera unica e suggestiva, accoglienza di altissimo livello verso la clientela che si rivolge al settore del lusso e alta cucina italiana e giapponese.
La città di Otranto, ancora una volta premiata con la Bandiera Blu d’Europa, diventerà sempre più una meta gettonata dai turisti internazionali e il Twiga Beach Club Otranto sarà il suo flagship product, eccellenza nel lusso dell’ospitalità salentina. Sarà una grande opportunità per tutto il territorio salentino anche dal punto di vista occupazionale, difatti, a partire dal prossimo mese di giugno, si avvieranno i ‘Twiga Casting’ per la selezione e successiva formazione dello staff che dovrà garantire gli altissimi standard richiesti dal marchio Billionaire Lifestyle.
Il Twiga Beach Club Otranto sarà realizzato su un terreno privato, la cui destinazione urbanistica è definita come ‘servizi per la balneazione’.
Non si sottrae una spiaggia pubblica ai turisti e alla comunità locale ma è un più ambizioso progetto di riqualificazione del territorio per fini turistico-produttivi.
In tal senso è bene sottolineare il ruolo svolto dall’intero consiglio comunale di Otranto e dal sindaco Luciano Cariddi, che hanno dimostrato lungimiranza e disponibilità nel supportare un progetto che punta ad incrementare in modo determinante il business turistico di tutto il territorio, nel pieno rispetto delle leggi e della comunità locale”.
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Brand equity? Lifestyle? E flag che?
Tale enfasi, cotanta prosopopea, simile prefigurazione dell’ Eden mi hanno fatto stropicciare gli occhi, e mi hanno fatto scattare la molla della curiosità.
Stanno davvero così le cose, nei modi e nella sostanza prefigurati dagli organizzatori? E chi sono, questi importanti imprenditori? Cosa stanno facendo? Riqualificheranno il territorio? La loro iniziativa sarà realmente una “grande opportunità per tutti i salentini, anche dal punto di vista occupazionale”?
Quante domande!
Sono andato a cercare qualche risposta.
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In prima battuta ho contattato i protagonisti dell’iniziativa, chiedendo un’ intervista ai soci salentini, perché pensavo che fosse bello farsi raccontare direttamente da loro il progetto, dar loro la possibilità di esprimere direttamente che cosa vogliano fare, quali siano le motivazioni che li spingono, e insomma, farli parlare direttamente al riguardo.
Niente da fare.
“I componenti della società per il momento non rilasciano dichiarazioni né interviste. Ogni comunicazione per il momento avverrà tramite comunicato stampa” – è la risposta che ricevo.
Cominciamo bene.
Obietto che non mi sembra che sia un bel modo di fare comunicazione, quello a senso unico, coi i comunicati – stampa a una sola direzione.
E comunque, visto che posso fare solo domande via mail, eccone qualcuna:
1 – come si chiama la società?
2 – quando è stata costituita?
3 – chi ne fa parte? Cioè, chi sono i componenti?
4 – da chi e quando è stato da essa acquisito il terreno privato su cui sorgerà la struttura?
5 – quando sono stati ottenuti i relativi permessi penso necessari per un’ opera del genere dal Comune di Otranto?
“Essendo un gruppo di soci è più semplice delegare alcune informazioni scelte da tutti al solo ufficio stampa di riferimento. Non è una comunicazione a senso unico, ma una scelta aziendale dipesa dalle condizioni in corso” – è l’ ulteriore spiegazione che ricevo.
Insieme a queste notizie: “La società si chiama Cerra e prende il nome dalla località su cui sorgerà il Twiga. La proprietà privata appartiene a uno dei soci”.
Per tutto il resto inerente le mie domande, devo aspettare che i soci decidano di rispondere. Se decideranno di rispondere.
L’ attesa è stata vana.
Però, nel frattempo, qualche cosetta l’ ho scoperta lo stesso…Adesso ve la racconto.
( 1 – continua domani )
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