PUNITI PER AVER DIFESO IL TERRITORIO, LA SALUTE, IL FUTURO: IL POPOLO SUI BINARI INCRIMINATO DALLA PROCURA DI BRINDISI
(Rdl)______
A quarantasei persone è stato notificato un avviso di conclusione delle indagini preliminari, a firma del pubblico ministero Antonio Costantini, della procura della Repubblica di Brindisi. per un blocco ferroviario.
Gli indagati sono accusati di interruzione di pubblico servizio e della mancata comunicazione della manifestazione alle autorità competenti.
Fermare un treno. Fermare un treno per fermare un Piano. Fermare un treno per farsi sentire, per urlare la rabbia ed il dolore di chi stava subendo la più grande delle ingiustizie: quella di veder distruggere la propria terra, la propria salute, il proprio futuro.
Il 10 novembre 2015 era un martedì come tanti, giorno lavorativo peraltro, eppure donne e bambini con ancora gli zaini in spalla, anziani contadini, professionisti, genitori di figli di questa terra si sono incontrati sul marciapiede della Stazione di San Pietro Vernotico per protestare contro un piano, il Silletti Bis, che mirava a distruggere gli ulivi.
Ad essere colpiti dallo sradicamento tutti gli ulivi, che ad un esame visivo risultavano infetti, ma anche tutti quelli presenti nel raggio di 100 metri dalla pianta indicata come “malata”.
Per ogni albero segnato con una X rossa il Piano imponeva la distruzione di poco più di 3 ettari di territorio: una devastazione, il deserto.
Alle distese di ulivi secolari si intendeva sostituire un paesaggio spettrale, reso mortale dall’uso smodato di pesticidi, che avrebbero avvelenato la terra e la falda acquifera, appestato l’aria, creando altra morte ed altra devastazione in un territorio, come quello salentino, già vessato dalla più alta percentuale di tumori dell’intera Puglia.
Difendere la propria vita, consci degli interessi che si nascondono dietro la devastazione del Salento, è stato avvertito da gran parte del popolo Salentino e pugliese, come un obbligo morale oltre che come un atto di sopravvivenza ed autodifesa necessario.
Quel pezzo di Popolo accomunato dalla volontà di tutelare il territorio, si è ritrovato sui binari di San Pietro Vernotico per tante ragioni, prima fra tutte la volontà di denunciare quella che da ormai tre anni, passa sotto il nome di “Mafia Xylella”.
MAFIA: non è un caso se si parla di Mafia, e se di mafia parlavano e parlano i cittadini del Salento.
Secondo questi comuni cittadini è necessario parlare di Mafia Xylella perché lo studio del Complesso del Disseccamento Rapido dell’Olivo (Co.Di.R.O) era, ed è, nelle mani di alcuni ricercatori di Bari: quel popolo, parte del quale accorso sui binari, sosteneva e sostiene che la ricerca debba essere aperta, e non lasciata nella mani di chi può ottenere un ritorno economico enorme dalla distruzione degli ulivi.
Un mese più tardi la Procura di Lecce, nella persona del magistrato antimafia Cataldo Motta, inquisisce gran parte dei ricercatori che si occupavano dal 2013 della questione Xylella, indicando contratti stipulati con aziende estere per la produzione di un ulivo “nuovo”, la lecciana. La vendita di questo ulivo, in vece di quelli autoctoni, avrebbe prodotto un guadagno per i ricercatori coinvolti, e per l’Università Aldo Modo di Bari pari al 70% sulle Royalty oltre al 50% sul brevetto.
Il popolo salentino parlava e parla di Mafia perché i medesimi ricercatori non hanno MAI mostrato interesse allo studio, mai compiuto il loro mestiere: hanno indicato lo sradicamento degli ulivi come soluzione unica ed indispensabile a fermare questo minuscolo batterio, quando in realtà la ricerca internazionale, ha confermato con i fatti la sua inutilità. Dalla California a Taiwan, dove xylella ha attaccato la vite, sino al Brasile dove ha colpito gli agrumi, hanno tutti abbandonato l’idea degli abbattimenti, consci che una volta che il batterio si è insediato è indispensabile conviverci. Gli abbattimenti sono quindi inutili.
Anche questa tesi è stata avallata dalla Procura di Lecce che ha ritenuto gli abbattimenti un danno irreversibile per l’ambiente ed il territorio, tanto da decidere di porre tutti gli alberi indicati come infetti e da abbattere sotto sequestro.
I cittadini salentini non volevano e non vogliono essere avvelenati: il Piano Silletti Bis prevedeva un uso massiccio di pesticidi per debellare il vettore attraverso il quale si trasmetterebbe xylella da un albero ad un altro. A parte le incertezze, sul vettore o sui vettori che trasportano xylella, l’uso di erbicidi ed insetticidi mirava, e mira, a distruggere tutto il microcosmo dell’ecosistema salentino, una distruzione le cui conseguenze non potevano e non possono essere gestite né previste dall’uomo.
La Procura di Lecce dedica tanto spazio ai pesticidi, trovando dei legami tra il disseccamento degli ulivi e dei progetti messi in atto da marchi di fitofarmaci, come Monsanto, nelle province di Lecce, Brindisi e Taranto. Di tali progetti sono stati protagonisti nuovi e più aggressivi pesticidi i quali hanno concorso ad impoverire la terra, trasformandola in deserto. Il legame fra l’assenza di materia organica e la morte degli organismi vegetali vien da sé.
L’appoggio fra queste frange della ricerca e la politica regionale, nazionale ed europea ha completato il quadro.
Questi cittadini sono rimasti SOLI.
Abbandonato dai mezzi di informazione locali e nazionali, che non riportavano, e non riportano, le notizie “secondo verità” ma “secondo dettatura”, al popolo è rimasta un’unica possibilità, la pacifica disobbedienza civile. Fermare i tagli degli ulivi presidiando le campagne, manifestare in piazza e per le strade pur di attirare l’attenzione, manifestare ovunque urlando all’ingiustizia, anche bloccando per qualche ora i binari ferroviari.
I cittadini salentini hanno portato avanti una battaglia che si è rivelata la medesima condotta dalla Procura di Lecce: gli stessi dubbi, gli stessi lati oscuri evidenziati, la stessa paura di distruzione irreparabile, distruzione nata con l’unico scopo di guadagnare denaro.
I cittadini consapevoli non hanno fatto altro che lottare contro tutto questo. Lottare contro tutto e tutti solo per veder sopravvivere il proprio territorio, per veder crescere, in un paesaggio simile a quello in cui loro sono cresciuti, i loro figli e i loro nipoti, per veder prevalere la giustizia e la verità su tutto ciò che è corruzione, menzogna, interessi, MAFIA.
Lo Stato, chi dovrebbe difendere i cittadini, chi dovrebbe proteggere il territorio che fa? Denuncia ed indaga comuni cittadini che hanno manifestato in maniera estremamente pacifica per la tutela del Salento.
Non “Terroristi”, come alcuni giornali all’epoca hanno voluto definire i partecipanti, ma mamme e bambini, anziani ed anziane, professionisti ed impiegati: cittadini consapevoli che hanno lasciato la propria quotidianità per difendersi e proteggere la propria vita.
Se così è, se così funziona la Legge, se così funziona in quest’Italia la legalità noi speriamo che il Salento si muova: i denunciati sono fra coloro che hanno concorso a bloccare le ruspe, bloccare i tagli, bloccare il Piano Silletti, muovendosi esattamente contro chi è poi stato indagato dalla Procura di Lecce. I cittadini hanno portato avanti la loro lotta per difendere il loro diritto Costituzionale, alla salute ed alla vita.
Tutto il Salento e la Puglia dovrebbe dire Grazie a queste persone, perché anche grazie al tempo che loro hanno sottratto alla loro vita, al loro lavoro, alla loro famiglia il Salento continua ad essere considerato uno dei lembi di terra più belli d’Italia.
DENUNCIATECI TUTTI: INTIMAMENTE ERAVAMO TUTTI LI’ CON LORO!
Category: Costume e società, Cronaca, Politica, reportage
L’ articolo è del comitato di redazione di leccecronaca.it
Vorrei aggiungere qualche parola personale.
Fu una manifestazione del tutto pacifica, gandhiana addirittura: c’ erano ragazzi e bambini, intere famiglie.
No, non sono estremisti, non sono terroristi.
No, sono il popolo degli ulivi, sono tutti noi, ragazzi e ragazze, giovani e meno giovani, di ogni estrazione sociale e di tutte le provenienze politiche pregresse, che cercano di fermare la distruzione del nostro territorio, preservandolo dalla speculazione, per riconsegnarlo ai nostri figli e i nostri nipoti, così come è da millenni, mentre tutti noi, nella migliore delle ipotesi, smanettiamo sui nostri pc e sui nostri telefonini, io compreso, sia ben chiaro, se non, tutti gli altri, ci adagiamo sull’ alibi dell’ impossibilità ad agire e ci soffochiamo con l’ indifferenza.
Dovrebbero dar loro un premio, altro ché. Uno di quei tanti premi barocchi e brocchi con cui sperperiamo denaro pubblico per i soliti noti estranei al territorio.
Hanno fatto la storia.
Invece li indagano.
Questo è quanto volevo dire a titolo personale. E adesso mi metto a segnare quanti politici e intellettuali manifesteranno solidarietà. A futura memoria.
L’interruzione dei collegamenti ferroviari determinata da manifestazioni di protesta provoca disagi; l’eradicazione gratuita di ulivi interessati dal complesso del disseccamento rapido causa disastri.
Sta tutta qui la differenza degli esiti di due azioni nella sostanza legate: perché nessuno alzerebbe la voce – in forme sempre diverse per arrivare con più incisività all’obiettivo, e tentare di destare politica e pubblica opinione – se decisioni scellerate per il nostro patrimonio arboreo, economico, paesaggistico e culturale non contribuissero a impoverire le nostre terre.
Per questo esprimo solidarietà ai cittadini che il 10 novembre scorso occuparono i binari della stazione di San Pietro Vernotico, destinatari in queste ore di una serie di avvisi di conclusione delle indagini.
Quella messa in campo da centinaia di uomini del “popolo degli ulivi” è “politica” nella sua accezione unica e più alta: è azione a tutela del bene comune, qualifica che Regione e attori coinvolti nei piani cosiddetti “anti xylella” sembrano – in virtù della natura delle nuove scelte assunte – continuare a non attribuire ai nostri ulivi.
SIA RICHIESTA E CONFERITA LA MEDAGLIA AL VALORE CIVILE
A TUTTO IL MOVIMENTO POPOLARE PER LA DIFESA DEGLI ULIVI
Credo che si dovrebbe nella difesa delle persone accusate di manifestazione non autorizzata, e per altre iniziative pacifiste, ribaltare completamente le carte in tavola ed evidenziare la vera verità, ovvero che l’azione era rivolta, in termini eroici di resistenza, alla difesa dello Stato Italiano da un golpe subito dal territorio e dall’Italia poi sgominato infatti poche ore dopo dalla Procura leccese.
E avanzare pertanto subito una richiesta di indennizzo allo Stato per la difesa della nostra Nazione attuata in primis dagli eroici 46, e non solo!
I Parlamentari vicini alla difesa vera del territorio devono presentare richieste al Capo dello Stato di insignire con medaglia al valore civile per la difesa della nazione il movimento popolare per la difesa degli Ulivi del Salento e del territorio tutto e salute pubblicati, secondo quanto ben prevede il nostro ordinamento statale in materia.
Con bravi avvocati capaci di impostare questo approccio, non solo si azzererebbe alla radice questo tentativo dei golpisti di criminalizzare la resistenza civica, ma si esalterebbe l’aspetto eroico della resistenza cittadina evidenziando così senza alibi la essenza di azione da aguzzini martirizzatori di ogni ulteriore ritorsione pseudo-statale contro i 46 e gli altri già attenzionati per altre manifestazioni sempre pacifiste a denuncia della maxi Frode Xylella, e in più trasformando il tutto in boomerang mediatico, (con comunicazioni continue ai media nazionali ed internazionali), e giuridico contro la frode xylellista a sostegno anche della Procura leccese e della sua inchiesta che ha salvato la Nazione tutta, oltre al Salento, fermando l’azione militare golpista.
Avevano infiltrati in ogni aperta riunione dei cittadini, aperte come tutte, le deviate forze avverse xylelliste!
È una collaudata macchina di demonizzazione quella che si è azionata e che va così sbugiardata e fermata con giusta astuzia a servizio della Verità!
Basta con la retorica, ” i golpisti” “la resistenza civica” ma che razza di linguaggio utilizza Caroppo. Qui non c’è nessun golpe, Caroppo la smetta di sognare e di immaginare scenari da paese del Sud America, e di immaginificare la resistenza, sulla quale forse un giorno si racconterà la verità.
Qui si tratta semplicemente di potenti lobby che con l’aiuto di alcune istituzioni e forze politiche, primo fra tutti il PD, sta cercando di mettere in ginocchio il Salento, la sua economia, per poterci poi speculare.
Di questo semplicemente si tratta.
E noi Salentini dobbiamo utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per difendere il nostro territorio.
Per farlo c’è bisogno di tutti e di tutto, quello di cui sicuramente non c’è bisogno, è la retorica resistenziale.
Alle persone indagate per manifestazione non autorizzate servono solo buoni avvocati.
Per cui sarebbe il caso di dare vita ad una maxi colletta da mettere a disposizione di queste persone.
Forse Lecccronaca.it se ne potrebbe fare carico.
E’ noto a tutti quello che è accaduto nel Salento a partire dall’inizio del 2015, quando il Piano Silletti aveva deciso di contrastare l’avanzata del CoDiRO con l’abbattimento di un milione di alberi di ulivo secolari e con trattamenti chimici che avrebbero provocato seri danni alla Salute.
Da subito un movimento spontaneo di cittadini, sostenuto dalle associazioni di volontariato, ha contrastato con tutti i mezzi democratici questo piano, collaborando fattivamente con le autorità giudiziarie attraverso circostanziati esposti, studi, ricerche, conferenze, incontri pubblici informativi, consulenze gratuite, crownfounding.
La Procura di Lecce il 19 dicembre 2015 ha bloccato quel piano emettendo un decreto di sequestro di tutti gli ulivi del Salento e inviando 10 avvisi di garanzia ai vertici che hanno scritto e gestito quel piano: molte e gravi le ipotesi di reato contestate.
I cittadini attivi nei mesi precedenti si sono sempre opposti ai tagli di quegli ulivi, organizzando manifestazioni spontanee e pacifiche a Oria, Veglie, Torchiarolo, Trepuzzi, Squinzano, Cellino San Marco, salvando così il Salento dalla mattanza degli ulivi.
Anche il 10 novembre, mentre le ruspe del Piano Silletti nelle campagne salentine distruggevano irrimediabilmente il patrimonio paesaggistico, senza alcuna ragione scientifica e tecnica, i cittadini attivi hanno continuato la loro protesta pacifica presso la Stazione di San Pietro Vernotico a difesa dei beni tutelati dalla Costituzione: paesaggio, salute, proprietà privata.
E’ del tutto evidente che questa protesta aveva come finalità quella di richiamare l’attenzione dell’intero Paese su un “delitto” che si stava compiendo nel Salento, contrastato solo dai cittadini attivi e dalla Magistratura inquirente.
Occupando i binari i volontari non hanno solo difeso il nostro territorio, ma hanno contribuito a fermare un treno molto più veloce e distruttivo di quello che attraversava in quelle ore i binari: hanno bloccato il treno delle illegalità, della mancanza di un disegno scientifico che potesse definirsi tale, difendendo un diritto costituzionale e soprattutto difendendo il futuro del Salento e dei salentini.
Apprendiamo che la Procura di Brindisi, su segnalazione della Digos, ha notificato un avviso di garanzia a 46 volontari, degli oltre 200 presenti a San Pietro Vernotico la sera del 10 novembre.
Tra questi 46 tanti semplici cittadini, ma anche presidenti di importanti associazioni e perfino esponenti del Forum Terzo Settore che hanno collaborato fattivamente con le autorità quella sera, e poi disabili, non vedenti, pensionati, contadini, casalinghe, avvocati, giornalisti, artisti. Auspichiamo che la Procura di Brindisi concluda questo iter con l’archiviazione dell’accusa, per non danneggiare ulteriormente persone che a mani nude hanno contribuito a bloccare la chiarissima consumazione di un grave delitto ai danni del Salento e dei suoi abitanti, esercitando in pieno i loro doveri di cittadini, come previsto dalla Costituzione italiana.
Ormai è un dato di fatto che la repressione è lo strumento principale di cui si serve il “democratico” potere per impedire ai cittadini di esprimere dissensi e/o proteste per le scelte politiche, molto spesso assai discutibili, calate sulla loro testa e imposte per per i soliti e reconditi fini.
Di esempi se ne possono fare a bizzeffe, a partire dal TAV e finendo al MUOS passando per il MOSE, igassificatori, ainceneritori, discariche, autostrade, speculazioni edilizie, ponti sullo stretto, gasdotti come il nostro TAP, oleodotti come il Tempa Rossa, e altre Grandi Opere Devastanti Inutili Imposte…
Il fatto è di non farci prendere la mano e cercare di ribaltare il paradigma, ormai di prassi, che chi difende il territorio, la democrazia e quindi la Costituzione della Repubblica Italiana è tacciato di essere un terrorista, un eversivo e sovversivo.
Il primo terrorista eversivo e sovversivo è colui che tradisce la Costituzione della Repubblica Italiana.
Oggi è lo Stato.
Lo Stato che rinnega i suoi principi e i suoi valori fondativi.
Lo Stato che nega i diritti ai propri cittadini, quei diritti sanciti dalla Carta Costituzionale.
Lo Stato che nega la partecipazione alla vita politica, sociale ed economica dei suoi cittadini.
Lo Stato che limita, o peggio, nega la libertà ai cittadini di esprimere le proprie opinioni.
ALo Stato che crea le condizioni di discriminazione dei cittadini davanti alla legge.
Lo Stato che interpreta la democrazia a proprio piacimento e la nasconde ai cittadini.
Lo Stato che confonde per i propri interessi (di alcuni si intende, quelli “democraticamente” eletti) al legalità con la giustizia.
Sarebbe auspicabile che i giudici si mettano la mano al petto e riconoscano di essere anche loro, come noi tutti, cittadini della Repubblica Italiana e che siano degni di esserlo.
Il diritto di resistenza di fronte ad ogni abuso e sopruso compiuto dallo Stato è giusto e sacrosanto ed è un atto d’amore verso la Costituzione!