L’IMPORTANZA DI CHIAMARSI ERNESTO (CARBONE)
di Giuseppe Puppo______ Niente quorum. Il referendum è fallito. Hanno votato solamente meno di un terzo degli aventi diritto.
Che cosa significa?
In termini concreti, un bel regalo – ulteriore – ai concessionari petrolieri, per potranno continuare a fare i comodi loro più di quanto già fanno, e, per varie ragioni, risparmieranno un bel po’ di milioni, a spese di tutti noi.
In termini politici, è stata premiata l’ arroganza del governo, che però non ha vinto. Chi non va a votare, non vince mai, e questo vale sempre e comunque, referendum a parte: perde sempre.
Peggio, chi riveste incarichi istituzionali, e predica l’ astensionismo.
Non cantino vittoria. Nell’ istituto del referendum abrogativo, la percentuale dei non partecipanti è sempre elevata, per tante ragioni che esulano dalle occasioni contingenti, e dalle prese di posizione – imbarazzanti, anzi, che dico imbarazzanti? irresponsabili – in tal senso.
Nella graduatoria del degrado delle istituzioni, a parte l’ ottimo piazzamento dell’ ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con il suo clamoroso invito all’ astensionismo, e pure di quello attuale, Sergio Mattarella, che è andato a votare in segreto, senza proferir parola, tanto per, solo un’ ora prima della scadenza, caso mai si pensasse che avrebbe aiutato il raggiungimento del quorum, mentre di parole era stato prodigo poco prima, nell’ accogliere e omaggiare i massoni e i banchieri della ‘Commissione Trilaterale’ del potere mondialista, a parte questi, è arrivato primo, comunque, un dirigente del Pd, un fighetto da quattro talk show, anche antropologicamente tipico prodotto del renzismo al potere, che a urne ancora aperte ha irriso chi è andato a votare.
Del resto, si chiama Carbone. Il Pd tutto si chiama carbone, come Cerano, e acciaio, come l’ Ilva; e petrolio, come la Val d’ Agri.
Sono al servizio dei comitati di affari, delle lobby, dell’ alta finanza internazionale.
Se ne facciano una ragione coloro i quali nel Pd sarebbero all’ opposizione, interna: se in buona fede, abbandonino quel partito, se ne facciano un altro; se in cattiva fede, per un gioco delle parti, la smettano di prenderci in giro.
Quanto a Matteo Renzi, le sue dichiarazioni pochi minuti dopo la chiusura delle urne, sono state un capolavoro di ipocrisia, di confusione voluta, anzi, scientemente perseguita, e di falsità, a cominciare dalla presunta perdita di posti di lavoro scongiurata, in linea con il personaggio e con l’ operato dell’ esecutivo che guida.
Ma ci sono altre notazioni importanti che vengono dal risultato di questa notte. Almeno due, che mi vengono adesso, mentre stanno montando le polemiche ed i commenti, in questa lunga notte del referendum, e che, sia pur in sintesi estrema, voglio porgere alle lettrici e ai lettori di leccecronaca.it quale provocazione in positivo.
Riguardano l’ educazione, il coinvolgimento, l’ informazione, la partecipazione. E la libertà, in sostanza: perché la vera libertà passa – in esse si sostanzia e si sviluppa – attraverso la caratterizzazione in tal senso della nostra identità di contemporanei.
L’ attuale modello di sviluppo, anche, ma non solamente, per quanto riguarda le fonti energetiche, ma soprattutto le devastazioni dell’ ambiente, e le diseguaglianze sociali, la necessità di cambiarlo, perché già ai limiti della sostenibilità, non appassiona – diciamo così – gran parte degli Italiani.
La possibilità di cambiare in positivo, di un cambiamento che deve necessariamente partire dalla pratica individuale e dai comportamenti dei singoli, che non deve, non potrà mai avvenire per delega fiduciaria, di una prassi politica svilita e di un clima politica avvelenato, che spetta al popolo, e non ai politici di professione, è una consapevolezza che entrata ancora in poca parte degli Italiani.
La vera sfida si gioca già nel futuro prossimo, e ancora di più in quello appena più lontano, nella capacità, nella possibilità, nel capire e attuare il modo, di modificare tali tendenze consolidate, ma non irreversibili.
“Quando una battaglia è giusta, non ci si può esimere dal condurla anche se ricca di ostacoli. Col referendum abrogativo di ieri abbiamo rilanciato e consolidato il rapporto con un elettorato sensibile e desideroso di esprimersi in un momento di profondo torpore per la democrazia nelle istituzioni nazionali.
Siamo tornati a sventolare le nostre bandiere, a fare militanza con passione , in piazza, per strada, sulle spiagge.
Abbiamo richiamato il popolo alla partecipazione, in un clima generale di forte propensione all’astensionismo.
Certo, che le Regioni non fossero parimenti interessate era chiaro dall’inizio, ma possiamo dire, come forzisti e come pugliesi, di aver riscaldato i motori per il referendum di ottobre sulle riforme costituzionali.
Sarà uno straordinario banco di prova per il governo e per l’Italia l’occasione per mandarlo a casa.
Renzi ha svenduto i territori ai suoi amici delle multinazionali, complici anche ministri affogati dagli interessi personali.
Il “no” al referendum richiama con forza la necessità di modernità e di creazione dei presupposti per lo sviluppo eco sostenibile. Un mantra indeclinabile con la deturpazione delle coste e l’inquinamento di un mare dalla rara bellezza.
Per quanto riguarda Emiliano, visto che parla di “Puglia ambientalista”, ci aspettiamo che affronti, da presidente della Regione, tutti i temi sensibili che ci attanagliano: dall’Ilva a Cerano alle discariche, i rifiuti per strada, agli scarichi a mare, le tante bombe ambientali, l’inquinamento dell’acqua, la questione del Pertusillo (solo per citarne alcune) ricordando solo per un attimo che qui c’è il più alto tasso di mortalità per tumore.
Puntiamo, quindi, al referendum costituzionale da subito perché il Paese ha sete di democrazia, che si esercita innanzitutto nelle urne.
Il dato definitivo della Provincia di Lecce è pari al 47,54 % degli aventi diritto al voto (96,34% per il Si), una quota record, nettamente maggiore rispetto alla media nazionale. Siamo la terza provincia d’Italia, dopo Matera, 52,69 % e Potenza, 49,08%.
Tale positivo risultato rappresenta un segnale forte verso il Governo, sia contro le trivelle sia contro la realizzazione a San Foca del mega gasdotto Tap ( a Melendugno 97,98 % di votanti !).
“Valori e Rinnovamento” è stato in prima linea in questa difficile battaglia referendaria per il Si e mentre il risultato provinciale ci inorgoglisce, quello nazionale, lungi dal farci sentire vinti ci induce con rinnovato vigore ed energia continuare la dura battaglia per la tutela, il rispetto e la valorizzazione delle nostre immense ricchezze ambientali, a cominciare dall’ecosistema marino, insieme a tante associazioni e cittadini che hanno dimostrato di esserci.
Coloro che hanno votato no (pochissimi !) o che non sono andati a votare, quando, tra qualche settimana, cominceranno a frequentare il nostro meraviglioso mare, abbiano il buon gusto di chiedergli perdono !
Fatto molto positivo: molti cittadini che sono andati a votare hanno dovuto ritirare il loro certificato elettorale. Ciò significa che non andavano più a votare da molti anni. Ridaremo sempre più ai cittadini la voglia di partecipare, come vuole la nostra Costituzione.
Onore a La Gazzetta del Mezzogiorno, Nuovo Quotidiano di Puglia e a tutte le testate on-line e televisive salentine, che hanno costantemente e adeguatamente informato sulle ragioni delle diverse posizioni in campo, a differenza della stragrande maggioranza dei media nazionali.