EZRA, OLGA, PATTY E IL VALORE DEL SILENZIO

| 7 Aprile 2016 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo______

Correva l’ anno di grazia 1908 quando Ezra Pound sbarcò per la prima volta a Venezia.

Amava Dante e gli Stilnovisti italiani, veniva dagli Stati Uniti d’ America; aveva 23 anni, in tasca pochi dollari e un manoscritto di poesie, “A lume spento”; nel cuore tanta amarezza e tanto scoramento, di fronte alle inevitabili difficoltà, al punto che pensò di distruggere quella sua opera prima:

Accanto ai pilastri lisci come sapone dove San Vito

incontra il Canal Grande

tra Salviati e la casa che fu di don Carlos

butterò tutto nell’acqua

le bozze di A lume spento? “ 

Riuscì invece a pubblicarla, e da Venezia cominciò a circolare in tutta Europa: era nato il poeta, anzi, il “grande fabbro” della poesia contemporanea, e lo scopritore di talenti del calibro di Eliot, Joyce ed Hemingway, per dirne solamente qualcuno.

***

Correva l’ anno 1958 quando Ezra Pound tornò in Italia, e a Venezia si stabilì, dopo altri soggiorni a Merano, sbarcato poche settimane prima a Genova, scampato ad una condanna a morte e reduce da tredici anni di manicomio criminale nella sua patria d’ origine.

L’ America è un Paese di pazzi”, disse, e poi il silenzio.

***

“Tempus tacendi, tempus loquendi”. Il motto sapienziale, visto nel tempio malatestiano di Rimini, del “suo” Sigismondo Malatesta, divenne in questo momento la regola dell’ultima parte della sua vita, destinata a spegnersi sempre a Venezia quattordici anni dopo, nel 1972, all’età di 87 anni, il periodo di stare zitto.

Ha spiegato la figlia Mary de Rachewiltz: “Si era ancora illuso di tornare in Italia nel 1958 da Eracle vittorioso, pieno di vigore fisico e di voglia di vivere. Quando si accorse che portava una strettamente burocratica camicia di Nesso e, in un mondo di “cartapesta”, vide crollare definitivamente ogni speranza di libertà, reclamò la cicuta, preferibile alla finzione e alla morte civile.

Poi, per quel sottofondo di rigore puritano di cui non si era mai riuscito a liberare del tutto anche se si sentiva più vicino al cattolicesimo (paganeggiante), cercò di condurre la sua guerra “interiore” in silenzio.

Al naturale compiersi del suo periplum, ‘come lo buono marinaio’, nel Convivio, calò le vele per dirigersi al suo ultimo connubio con Gea Mater e raggiungere i compagni nel Cristallino”.

***

Neppure con Indro Montanelli, suo grande amico, volle parlare, fra i pochissimi che lo difesero durante ‘il grande ritorno’: “stando a quel che si legge, Ezra Pound sta per tornarsene a casa con una bella patente di matto che lo libera dall’accusa di tradimento, per la quale l’hanno tenuto dodici anni in gabbia. Gli americani non escono bene da questo affare […]. Io spero che Pound torni. E per due ragioni. Prima di tutto perché è un vecchio amico e un vecchio uomo che, dopo tutto quel che ha passato, ha il diritto di finire i suoi giorni nella terra che, sia pure per equivoco, ha eletto come patria”; insieme a Enzo Fabiani: “Ezra Pound non è il tipo da aver paura di restare ancora, e di morire, in manicomio. A 73 anni quest’uomo che ha lottato per tutta la vita contro l’ipocrisia, l’usura e il mercimonio; che ha composto le opere più alte e sconvolgenti del nostro tempo; che ha creduto nella bellezza e nella civiltà (tra l’altro si deve a Pound la sopravvivenza di quattro concerti di Vivaldi in quanto Olga Rudge aveva filmato gli originali andati distrutti a Dresda durante la guerra, e i microfilm furono da lui donati all’Accademia Chigiana di Siena) non scenderà, coerente come sempre e disposto a pagare di persona per le proprie idee, al compromesso”.

Quando il giornalista andò a trovarlo a casa, non andò oltre frasi di circostanza.

Mi ci fu un’ eccezione, nient’ altro, fino alla morte, se non un paio apparizioni silenti al festival dei due mondi di Spoleto, in un colloquio, più unico che raro, del tempus tacendi, rimasto memorabile.

***

“Stringo un patto con te.

Ti ho detestato abbastanza a lungo.

Vengo da te come un figli ormai cresciuto

che ha avuto un padre un po’ carogna.

Sono abbastanza grande adesso per diventarti amico.

Sei stato tu a tagliare il legno nuovo,

adesso è tempo di inciderlo.

Abbiamo un solo fusto e una sola radice.

Ci sia dunque dialogo, fra di noi”.

Correva l’ anno 1967, quando, per una trasmissione televisiva che stava realizzando, Pier Paolo Pasolini chiese un’ intervista a Ezra Pound.

All’ epoca, il primo aveva 45 anni, il secondo 82.

L’ intellettuale più famoso, per quanto eretico, del comunismo italiano andava a rendere omaggio, col suo interessamento, all’intellettuale fascista più famoso, per quanto eretico, nel fervore ideologico ancora contrapposto del secolo breve.

L’ uno all’ apice della gloria della cultura ufficiale; l’ altro dalla cultura ufficiale praticamente negato e relegato in disparte.

Un’ intervista che fece bene a entrambi, in cui si ritrovarono su tutte le questioni più importanti.

Si abbracciarono, idealmente, come sulla scena un recente lavoro teatrale, “Pa’” di Alfredo Traversa, fa vedere concretamente.

Nel chiedergli l’ appuntamento, Pasolini mandò a Pound alcuni versi che il poeta americano aveva dedicato più di mezzo secolo prima a Walt Whitman, “A make a pact with you…”.

Bene. Amici allora! Pax tibi, pax mundi”, fu la risposta che ricevette.

***

Scopriamo adesso, o, per meglio dire, abbiamo la dichiarata conferma, nell’ intervista di oggi a leccecronaca.it,dell’influenza di Ezra Pound e di Olga Rudge sulla carriera artistica di una protagonista assoluta della vita artistica e del costume italiani del Dopoguerra quale Patty Pravo, che, ancora ragazzina, nei primi anni Sessanta, a Venezia, studiava danza e pianoforte al conservatorio Benedetto Marcello.

“Assolutamente sì, perché quando le persone sono così grandi! Io l’ho conosciuto che non parlava, stava con la moglie, però facevamo queste grandi passeggiate. Mi offriva il gelato…Ho imparato il valore del silenzio”.

***

Ogni due anni, in qualche angolo del mondo, docenti universitari, professori, critici, intellettuali di respiro internazionale, si riuniscono a parlare dell’attualità di Ezra Pound.

Il tema del prossimo raduno di studi poundiani potrebbe essere proprio questo, “il valore del silenzio”.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.