GRAZIE PER LA FOTO
Anni cinquanta, pieno Dopoguerra, stadio San Siro (o Giuseppe Meazza per i nostalgici) di una Milano già da bere. Il post-futurismo e la post-scapigliatura apriva le porte al neorealismo e soprattutto a due epopee omeriche: quella del Milan di Nereo Rocco e l’altra dell’Inter del mago Herrera. Il rock and roll fisico di Adriano Celentano arroventava innumerevoli ragazzette dalla gonna lunga e nelle piazze gli scioperi dilaganti facevano il resto. Passeggiavano per i navigli i Viola, i Gaber e l’amico Jannacci, che da lì a poco avrebbero regalato un romanzo artistico di quella città modaiola. Ma davanti al leggendario stadio meneghino albergava una calma irrequieta, dominata da miti pecorelle, che osservando il cielo argenteo, mai potevano immaginare che quell’ammasso di cemento e ferro industriale sarebbe diventato ben presto “la scala del calcio” mondiale.
Grazie per la foto iper-storica a Elena Rospetti che l’ha postata qualche giorno fa sul diario Facebook di un futuro fuoriclasse del giornalismo italiano: Dario Donato, bomber della Mediaset arena.
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