IL PIANO SANITARIO REGIONALE
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato del gruppo consiliare regionale ‘La Puglia con Emiliano’______
Abbiamo preso atto dei numeri e del quadro normativo di riferimento. In provincia di Lecce, a parte il Vito Fazzi che resta un Dea di II livello, avremo tre ospedali di primo livello (compreso Tricase) e tre di base. Questa nuova distribuzione potrebbe essere accettata dai cittadini e dalle comunità a patto che non incida sulla rete delle emergenze e urgenze. Perché se al cittadino gli si può chiedere maggiore mobilità verso altre strutture per le attività programmate, lo stesso sacrificio non può essere accettato per le urgenze e le emergenze visto che i tempi di spostamento del 118 si dilaterebbero. E, come è noto, anche pochi e preziosi minuti fanno la differenza tra la vita e la morte”.
Lo dichiara il presidente de La Puglia con Emiliano, Paolo Pellegrino, a margine dell’audizione della III Commissione Sanità sul piano di riordino ospedaliero.
“Se non sarà garantita – spiega Pellegrino – una adeguata rete per le emergenze e le urgenze gli effetti potrebbero essere duplici: un deficit di programmazione e contraccolpi sui territori anche di ordine politico. Noi rappresentanti delle istituzioni – conclude Pellegrino – certamente non dobbiamo fare i sobillatori di popolo, ma è pacifico che i temi della salute incidano in modo primario nella vita dei cittadini”.
Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente comunicato del gruppo consiliare regionale ‘La Puglia con Emiliano’______
Category: Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Con un piano di riordino che è un capolavoro di presunzione, di autarchia e di non condivisione il governatore Emiliano, sta finendo di distruggere la sanità pugliese già resa agonizzante da Vendola” –
questo il primo commento degli otto consiglieri regionali M5S che proseguono: “Il quadro che è emerso in commissione è di pressapochismo, paura di far sapere e fretta perché la conseguenza per la mancata approvazione del piano entro il 29 febbraio è il commissariamento della Sanità. Così come avvenuto per il riordino delle Province e come c’è il rischio che avvenga sulle questioni discarica e rifiuti, siamo in completa assenza di una programmazione. Questa mattina abbiamo appreso che saranno chiusi nove ospedali ma non ci è stato comunicato nè quali nè secondo quali criteri si siano prese tali decisioni. L’unico riferimento che ci è stato dato sono dei criteri economici, questo significa che nonostante gli errori del passato, si continuano a fare valutazioni partendo da dati contabili piuttosto che dal fabbisogno assistenziale del territorio rispettando i criteri di universalità ed equità del sistema sanitario.
Le scelte fatte da questa Giunta come chiediamo da tempo avrebbero dovuto essere prese perseguendo una logica di tagli agli sprechi e sulla base dei dati epidemiologici. Si pensa di chiudere degli ospedali ritenuti “inefficienti” senza comprendere che tale “inefficienza” delle strutture è causata a monte da una mala gestione del sistema sanitario.
Non si è pensato neanche di intervenire garantendo la necessaria continuità assistenziale tra territorio e ospedale ad esempio con le case della salute e gli ospedali di comunità o a potenziare la rete delle emergenze e dell’urgenza ad esempio potenziando il 118 che è la prima forma di sicurezza della salute da fornire ai cittadini sul territorio.
Emiliano chiede un coinvolgimento che in realtà ha fatto di tutto per evitare addirittura tenendo nascosto questo piano o presentandolo in Consiglio solo due giorni prima della scadenza per l’adozione dello stesso. Questo piano avrebbe dovuto essere condiviso con tutto il Consiglio regionale come era stato in più occasioni richiesto da tanti consiglieri sia di maggioranza che di opposizione.E non dimostra nessuna stima dell’intelligenza dei pugliesi anche quando dichiara che “non ci sarà nessun impatto sul servizio ai cittadini” mentre presenta un piano che prevede la chiusura di nove ospedali, in una regione in cui la sanità è già talmente a pezzi che chiunque sa quando entra in una struttura sanitaria pubblica ma non sa quando ne esce.
E invece di leggere tra le righe di un comunicato qualche ammissione di colpa o di concreta volontà di prendersi delle responsabilità, siamo costretti a leggere la solita solfa che abbiamo già sentito per il TAP, per la Xylella, per le trivellazioni e per ogni problema che si è presentato nella nostra regione: la colpa è del governo PD centrale. Presidente Emiliano, i pugliesi l’hanno eletta e la pagano perchè risolva i tanti problemi della nostra terra, non perchè ci dica di chi è la colpa.”
—
L’illustrazione mediante slide dei parametri imposti dalla Legge (DM70/2015 e Legge di Stabilità 2016) è stata anche interessante e per molti versi utile.
Ma la sensazione è che ci è stata fornita dal presidente Emiliano e dal direttore Gorgoni solo per prendere ulteriore tempo.
Il vero sospetto, e speriamo vivamente che non sia così, è che le scelte di chiudere o declassare questo o quella struttura ospedaliera siano già state prese e si aspetta l’ultimo momento per farle conoscere ai consiglieri regionali e, comunque, non in tempo per qualsiasi osservazione utile. Abbiamo la sensazione che ne verremo a conoscenza quando il Piano di Riordino sarà già stato trasmesso al Ministero.
Ed è un vero peccato che Emiliano non abbia voluto cogliere l’occasione per confrontarsi con i territori e con i rappresentanti di questi che sicuramente avrebbero offerto chiavi di lettura più consoni alle esigenze locali. Le scelte imposte dall’alto e prese nel chiuso di una stanza fra soli tecnici non sono quelle che aveva promesso il candidato presidente Emiliano.
Ma quante belle lacrime di coccodrillo stanno già invadendo la politica copertinese riguardo alla questione ospedale. È bastata una notizia ancora non certa, seppur abbastanza probabile, perché in tanti si scatenassero. A Copertino qualcuno ora fa vedere che si straccia le vesti, dopo aver taciuto su tutto nella campagna elettorale dello scorso anno per il rinnovo del consiglio regionale”.
Così Mauro Valentino,Consigliere comunale MRS di Copertino.
“Che fine hanno fatto -continua- gli “Emiliano Boys and Girls”? Che fine hanno fatto i “fedelissimi” (a loro dire) di Emiliano che fino all’altro giorno si pavoneggiavano per le vie della Città asserendo di essere spesso e volentieri “compagni di pranzo” del neo governatore pugliese?
Prima li votano e li sostengono, e poi li criticano? Lacrime di coccodrillo per la solita pantomima locale. Peccato che la malattia di molti sia, come sempre, la memoria corta.
Da quanto tempo sapevamo che il nostro ospedale aveva un futuro sempre più incerto? Ricordiamo che era in via di ridimensionamento già dopo i tagli succedutisi tra il 2005 ed il 2010. Seguì un quinquennio in cui, per rimanere in tema, si tentò di “rianimarlo”, riaprendo qualche reparto seppur con una carenza cronica di personale sanitario.
Infine, la condanna a morte venne da Roma, quando, tra la Finanziaria 2010 e le riforme dell’anno successivo, si condannò a morte non solo l’ospedale di Copertino ma tutti gli ospedali in condizioni similari. Dando anche un messaggio chiaro: un ospedale ogni 200mila abitanti, avrebbe dovuto essere la situazione finale. E dalla Asl dissero chiaramente che la maggior parte degli ospedali della Provincia di Lecce, tranne il Fazzi ed un paio d’altri, erano destinati alla “chiusura”, prima o poi.
Ed ora che il governo Renzi, con i suoi tagli alle Regioni, ha dato il colpo di grazia, con chi ce la vorremmo prendere? Con l’attuale amministrazione comunale? Con qualche Assessore? O con quel PD che gestisce la sanità pugliese da 11 anni? Sono forse loro che hanno iniziato i tagli oltre 10 anni fa? O che hanno fatto quelle leggi e riforme da Roma? O che non si sono mossi quand’era il momento (non certo ora che i buoi sono scappati da tempo)? O che hanno operato questi ultimi tagli, che spingono la Regione ad una nuova ondata di chiusure, a quanto pare, ora inevitabile, e che non può non colpire gli Ospedali più deboli, inevitabilmente?
Ci domandiamo, invece: dov’erano coloro che oggiparlano quando accadevano le cose su elencate? Semplice, molti di coloro che oggi parlano fingendo di strapparsi le vesti, ieri sostenevano proprio chi affossava il nosocomio copertinese (Emiliano Boys in primis).
Ed ora dobbiamo assistere anche a questa invasione di coccodrilli. Pronti a fare una speculazione politica sul tema. Quando dovrebbero solo tacere.
Tutti “uniti” per salvare il “Nostro” nosocomio, certo!! Lo dobbiamo ai nostri concittadini ed al suo santo protettore: San Giuseppe da Copertino. Ma è anche opportuno ricordare -conclude Valentino- a chi fa orecchie da mercante, che due piedi in una scarpa non ci possono stare!”.
Piano di Riordino che chiude o accorpa reparti, che taglia nove ospedali e destina briciole alla medicina territoriale non può non pensare di potenziare i Pronto Soccorso delle strutture ospedaliere che sopravviveranno, proprio perché saranno quelli che dovranno sopportare un carico maggiore di utenti e garantire assistenza che spesso diventa essenziale per salvare una vita, come ci insegnano gli ultimi caso di cronaca.
Per questo motivo ho presentato un’interrogazione per conoscere dal presidente Emiliano, in qualità di assessore alla Sanità, se e come intende procedere, d’intesa con i direttori generali della ASL e i dirigenti dell’Ares, a una generale riorganizzazione dei Pronto Soccorsi. Una riorganizzazione che non può prescindere da un preventivo e approfondito monitoraggio delle strutture per evidenziare criticità e potenzialità dei singoli Pronti soccorso nel legittimo e doveroso interesse dei pugliesi.
Questo piano di riordino, così come è stato presentato da Emiliano e Gorgoni, è irricevibile e non si tratta di una mera opposizione alle scelte di governo ma di una critica basata su ragioni fondate. Elencherò le principali: prima di tutto siamo in presenza di un piano di riordino progettato ancora una volta non sulla base della richiesta di salute del territorio, ovvero sui dati epidemiologici, ma sulla base di dati economico/aziendali. Il che già di suo lascia il tempo che trova dal momento che se una struttura non viene messa in grado di funzionare a causa di un problema “a monte” di malagestione della sanità regionale, è chiaro che tale struttura risulterà inefficiente.
Ma non solo: non mettendo a disposizione del consiglio i dati epidemiologici noi consiglieri non siamo messi nelle condizioni di valutare obiettivamente le scelte intraprese. La seconda critica a questo piano è relativa al fatto che in un piano di riordino se da un lato si taglia dall’altro si dovrebbe potenziare al contrario di quanto accade qui: siamo in presenza unicamente di chiusure di 9 ospedali e depotenziamento di 17 strutture, non controbilanciate, ad esempio, da un potenziamento della rete di emergenze e urgenza sul territorio. In questo modo siamo in presenza di un mero depotenziamento del pubblico favorendo, ancora una volta, il privato.
In ultimo, la problematica principale di questo piano di riordino: la assoluta non condivisione. Stiamo assistendo a convocazioni di urgenza dei Consigli comunali monotematici, per cercare di giustificare una grave mancanza di reale partecipazione alla programmazione regionale sanitaria, tanto ostentata da Emiliano, che ha preferito curarsi l’alibi del dm70, che tra l’altro non impone tagli autoreferenziali.
Dal canto nostro denunceremo tutte quelle scelte “politiche” che saranno fatte senza una reale dimostrazione del fabbisogno di salute, se invece Emiliano e Gorgoni desiderano collaborare affinchè alla base delle nostre scelte vi sia unicamente il benessere dei cittadini, noi siamo qui. Ma pretendiamo di conoscere i dati epidemiologici sulla base dei quali si sono prese queste decisioni e qualora non sia stato fatto un ragionamento simile, occorre lavorarci.
Non si possono prendere scelte “affrettate” quando si parla di sanità, in gioco non c’è una mera vittoria politica ma la salute dei pugliesi.
Un piano che Emiliano non avrebbe mai dovuto firmare. Avrebbe piuttosto potuto salvare la sanità pugliese impugnando il DM 70, relativamente al blocco assunzionale impostoci nel 2004, davanti alla Corte Costituzionale.
Dopo le nostre pressioni lo abbiamo visto fare ricorso contro le Trivellazioni e contro la “Buona Scuola”, verrebbe da chiedersi perché in questo caso abbia preferito piegarsi alle decisioni governative, piuttosto che tutelare gli interessi dei pugliesi.
Pur volendo evitare il temuto commissariamento si sarebbe potuto presentare il piano e ricorrere subito dopo alla Corte costituzionale.
La firma di Emiliano sul piano di riparto del fondo sanitario nazionale risulta assolutamente incomprensibile: si pensi che se solo un presidente non avesse firmato il piano di riparto oggi la Puglia avrebbe intascato 220 milioni, perché sarebbero rimasti i criteri dello scorso e non saremmo stati costretti a pagare la mobilità passiva.
Purtroppo il triste sospetto è che se da un lato Emiliano ha presentato un piano non perfettamente aderente al DM 70 dal momento che una bocciatura dello stesso da parte del Governo centrale gli fornirebbe una nuova arma contro Renzi e dall’altro che non si sia opposto alla sottoscrizione dei costi standard, che di fatto hanno escluso l’anzianità media e il costo del personale (parametri per noi vitali), per assecondare le volontà di alcuni presidenti delle regioni settentrionali primo tra tutti il presidente della Toscana Enrico Rossi, nemico giurato dello stesso Renzi e prezioso alleato nella prossima tornata elettorale.
Insomma il timore è che anche in questo caso la Puglia ed i pugliesi abbiano pagato l’arrivismo politico del nostro presidente di Regione. Con un Piano del genere il governatore non fa altro che continuare sulla strada disastrosa del governo Vendola, ma affossando la sanità pubblica si finisce per favorire quella privata il che significa che alla fine solo chi avrà più soldi potrà curarsi: qualcosa di inaccettabile che dobbiamo contrastare a tutti i costi.
Un piano che non solo non andava firmato ma che è stato anche concepito male. La prima obiezione dei pentastellati è che si è trattato di un piano di riordino progettato sulla base di dati finanziari e non sulla domanda di salute del territorio (dati epidemiologici, peraltro mai forniti al Consiglio regionale).
Quando il presidente Emiliano afferma che “non ci sono strutture che chiudono, ma ci sono strutture che vengono riconvertite.” quello che gli non ci dice è come verranno riconvertite. In base a quale calcolo di fabbisogno?
Così come quando dice che “i servizi non peggioreranno”, ci chiediamo con quale coraggio riesca ad affermare una cosa del genere nel momento in cui sta depotenziando e chiudendo delle strutture senza al contempo potenziare la rete territoriale.
Emiliano parla di “concentrare per aumentare l’efficienza” ma la verità è che concentrare, ovvero chiudere degli ospedali, senza al contempo potenziare l’assistenza territoriale crea delle aree vuote. Una cosa inaccettabile quando si parla di salute dal momento che spesso in casi di emergenza la differenza tra la vita e la morte per una persona è direttamente causata dalla distanza dal primo punto di assistenza.
La verità che anche in questo caso Emiliano non dice è che è stato costretto a concentrare il personale in meno strutture per la necessità di venire incontro alle normative europee sugli orari di lavoro dei medici e sul turn over, ed è proprio per l’abolizione di quest’ultimo che avremmo combattesse e per il quale ha fatto poco e niente.
Oggi, nonostante la Puglia abbia una popolazione superiore a quella della Toscana e pari a quella dell’Emilia Romagna, ha diritto a molti meno fondi e può contare su un numero di operatori sanitari tra medici e infermieri ben più basso.
Continuano gli incontri cittadini per evidenziare le incongruenze, le storture e le ingiustizie di questo piano di riordino ospedaliero, tutti lo contestano ma la maggioranza sembra essere sorda.
Per comprendere quanto sia necessario riflettere seriamente sulla morte lenta ma inesorabile della santità pubblica basterebbe citare i dati relativi alla diminuzione di posti letto: nel 2001 la Puglia aveva 20.433 posti letto tra sanità privata e sanità pubblica, quindi una media di 4 posti letto ogni mille abitanti, nel 2002 sono diventati 18.884, 3.6 ogni 1000 abitanti per arrivare ai giorni nostri.
Il nuovo piano li riduce ulteriormente da 14.700 a 13.000 per una media di 3.14 posti letto ogni mille abitanti, (11 mila circa attivati e gli altri sulla carta), minacciando alle fondamenta i livelli essenziali di assistenza.
Ma il vero dato significativo lo si ottiene analizzando separatamente la situazione pubblica rispetto a quella privata, a dimostrazione del fatto che il nostro sistema sanitario stia sempre più indebolendosi a favore del sistema privato: nei 15 anni trascorsi è incredibile appurare come la sanità privata abbia mantenuto tutti i suoi posti letto aumentandoli di 146 unità (4.302+146= 4.448), invece la sanità pubblica ne ha persi 5990, passando dai 14.542 agli attuali 8.552.
Tutto per pochi e meno per molti, e il timore serio è che si arrivi ad un sistema sanitario nel quale solo chi ha i soldi potrà curarsi. Forse questo spiega la soddisfazione del rappresentante dell’Aiop e delle cliniche private. Sembrano essere gli unici ad aver apprezzato il piano di riordino, questa la giusta sintesi di quanto sta accadendo nel sistema sanitario pugliese.