XYLELLA / CONSIGLIO DI STATO: LA GIUSTIZIA DEMOLISCE IL PIANO E LE SUE PROCEDURE
di Eleonora Ciminiello_______Illegittimità: è forse questo il termine che più di sovente ricorre tutte le volte che in un tribunale si parla di xylella fastidiosa, di procedure, di misure da adottare, di modalità di verifica e di notifica.
Questa volta il termine è utilizzato dal Consiglio di Stato, fra gli organi più autorevoli della giustizia nazionale, il quale nella sentenza depositata ieri, 11 febbraio 2016 ACCOGLIE l’istanza presentata da 10 proprietari di terre site nell’agro di Trepuzzi difesi dall’avvocato Mariano Alterio che si erano visti rigettare, il 4 novembre 2015, la richiesta di ordinanza cautelare dal Tar Lazio.
Le motivazioni per le quali il Consiglio di Stato accoglie l’istanza dei dieci indagati sono abbastanza chiare, poggiando su evidenze oggettive che lasciano poco spazio a qualsiasi possibilità d’appello. Innanzitutto, il Consiglio afferma l’assenza di contraddittorio nelle verifiche e nei prelievi effettuati sulle piante in agro di Trepuzzi. I proprietari dei terreni oggetto d’esame e verifica non sono mai stati avvisati della presenza dei controllori né dell’esecuzione dei prelievi, pertanto nessuno degli interessati ha potuto appurare le modalità di catalogazione e conservazione del materiale analizzato.
Inoltre il sistema di individuazione delle piante da eliminare non ha consentito la corretta eseguibilità dell’ordine, soprattutto perché è risultato incerto individuare concretamente la pianta in questione essendo i proprietari poco avvezzi agli strumenti di misurazione geografica. Per prendere la sua decisione il Consiglio di Stato ha ovviamente tenuto conto delle ordinanze attraverso le quali il Tar Lazio ha rimesso la decisione su sei questioni pregiudiziali alla Commissione di Giustizia Europa, per le quali si deducono profili di illegittimità delle misure fitosanitarie imposte dalla Decisione di Esecuzione della Commissione Europea n.2015/78, oltre che dell’ordinanza del 28 dicembre 2015 attraverso la quale il GIP presso il Tribunale di lecce ha convalidato il sequestro preventivo di urgenza disposto dalla Procura della Repubblica di Lecce.
Una vittoria che segna davvero il confine giuridico tra ciò che è giusto e ciò che è invece è illegittimo non solo per i proprietari degli uliveti di Trepuzzi, ma per l’intero Popolo degli Ulivi, che sin dal 2013 ha lottato per imporre all’attenzione della Legge e dell’opinione pubblica, la verità. Una vittoria che è a piene mani anche dell’avvocato Mariano Alterio che ha seguito materialmente il caso, e dell’avvocato Nicola Grasso, i quali hanno da subito accettato di difendere il territorio e la verità, al fianco dei ricorrenti.
Una verità bistrattata da chi tende a tutelare gli scienziati e i dirigenti indagati attraverso una campagna di mistificazione davvero vergognosa, che oggi, davanti alla decisione del Consiglio di Stato, assume le sembianze di cumuli spazzatura.
Non vogliamo parlare, come fanno alcuni di chi ha torto o ragione, bensì di chi ha vinto: Giuseppe Papa, Anna Maria Murrone, Cosimo Ciccarese, Anna Maria Liaci, Giovanni Bottazzo, Luigi Francone, Maria Massimina Giordano, Anna De Blasi, Carmela Liaci, Antonella Rucco, grandi uomini ed immense donne che in un paese come Trepuzzi, hanno fatto molto di più che lottare per la salvezza degli ulivi, perché da soli si sono posti contro un sistema. Da soli contro il loro paese, contro le amministrazioni, contro le istituzioni, contro una legge sbagliata ed ingiusta che voleva distruggere un patrimonio di cui loro si sentivano custodi. Pochi, pochissimi, rispetto a tutti i cittadini trepuzzini che non appena hanno ricevuto notifica, l’hanno prontamente eseguita, difendendola a spada tratta.
Ricordiamo un episodio curioso quando, nelle giornate dei tagli a Trepuzzi, un proprietario con il suo SUV sgommava in cerchio intorno agli uomini che segavano gli ulivi: sgommava per difendere i tagli non consentendo a chi voleva intervenire neppure d’avvicinarsi. Ricordiamo chi, per rispondere, a quelli che chiedevano perché avesse accettato i tagli, diceva che “non poteva fare altrimenti”, lasciando intendere che ci fosse qualcosa da perdere, di ancora più grande.
Ricordiamo i superficiali, tutti coloro che hanno ceduto, gli sconfitti, così come coloro che pur di lavorare hanno preferito chiudere gli occhi ed accettare questa brutalità. LI RICORDIAMO TUTTI. Ma ricordiamo anche Giuseppe, Anna Maria Murrone, Cosimo, Anna Maria Liaci, Giovanni, Luigi, Maria Massimina, Anna, Carmela, Antonella: GRAZIE ALLA LORO VOGLIA DI GIUSTIZIA, oggi siamo qui. Siamo qui GRAZIE ALLA FIDUCIA che loro hanno voluto riporre in uomini e donne come loro, GRAZIE ALLA VOGLIA DI SALVARE QUEGLI ULIVI CHE GLI ERANO STATI TRAMANDATI DAI LORO GENITORI.
Il Salento, oggi, li ringrazia tutti, anche perché la decisione del Consiglio di Stato apre a nuove domande e nuove richieste di legittimità: tutte le analisi, i controlli, l’individuazione degli ulivi da abbattere nei comuni notificati sono illegittime al pari di quelle dell’agro di Trepuzzi? Se così è, come sembra che sia, chi pagherà per questo?
Dipartimento della Protezione Civile, ex Commissario Silletti, Ministero delle Politiche Agricole, Presidenza del Consiglio dei Ministri secondo il Consiglio di Stato hanno sbagliato. Il territorio ha già pagato abbastanza, ora tocca a loro saldare il conto.
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