TRIVELLE / LA PORCATA DEL GOVERNO E’ SERVITA. IL REFERENDUM SI TERRA’ IL 17 APRILE. DA SOLO, SENZA L’ ACCORPAMENTO CON LE ELEZIONI AMMINISTRATIVE, CHE AVREBBE FAVORITO LA PARTECIPAZIONE
(g.p.)______Il governo ha fissato la data del referendum abrogativo sulla proroga delle concessioni per lo sfruttamento di giacimenti sottomarini di idrocarburi entro le dodici miglia dalla costa. Insomma, quello richiesto da sette consigli regionali, fra cui la Puglia. L’ unico reso possibile, cioè non impedito, non vanificato, da precedenti provvedimenti legislativi dell’ esecutivo, che oggi ha deciso che si terrà il 17 aprile. Da solo, senza accorpamento con il turno delle elezioni amministrative previste in tanti comuni appena qualche settimana dopo.
Una scelta che sarebbe stata logica e naturale, se non altro per risparmiare sulla costituzione di tanti seggi elettorali, e su tutto quanto comprende quanto a spese per ogni prova elettorale. Invece niente da fare.
Anche la decisione del governo ha la sua logica. Politica. A favore delle lobby petrolifere, delle trivelle nei nostri mari. Chiarissimo.
Perché è chiaro che vinceranno i sì all’ abrogazione delle norme attuali, l’ orientamento della pubblica opinione è netta. E allora i politici camerieri dei petrolieri hanno trovato l’ inganno. Infatti, per essere valido, al referendum devono andare a votare il 50% più uno degli aventi diritto, se no, qualunque sia il risultato, non vale.
Ovvio che l’ accorpamento al turno amministrativo avrebbe favorito la partecipazione popolare, quindi il raggiungimento del quorum.
Col referendum da solo, sarà più difficile, e che vada a votare meno del 50% degli aventi diritto, quindi con ciò rendendolo nullo, è l’ unica possibilità per Renzi di continuare a servire i suoi petrolieri.
Chiara, la porcata di oggi, no?
Ora, tutto sta alle associazioni, ai cittadini e a quanti finora solamente a parole si sono detti contro le trivelle.
La mobilitazione per portare a votare “sì” all’ abrogazione il 17 aprile quanti più cittadini possibile, in difesa dei nostri mari, in difesa della natura, contro le speculazioni degli affaristi e dei banchieri, deve iniziare subito. Adesso.
Category: Politica
Renzi non sa più cosa inventarsi per ridurre al lumicino gli spazi democratici: dalla riforma del Senato non eletto dai cittadini, alla sua permanenza dolorosa al governo senza essere votato, alla data del referendum sulle Trivelle che non dovrebbe più coincidere con quella delle elezioni amministrative (nel tentativo di ridurre l’affluenza, quindi il raggiungimento del quorum) e con una consistente spesa in più. Siamo al colmo.
Siamo all’accattonaggio spinto. Solo così si può definire, ahinoi, chi resta al governo e, prendendo decisioni puntualmente contro il popolo, ne riduce la sovranità al fine di non essere contraddetto e portare avanti i suoi biechi progetti.
Adesso anche sulle trivelle nei nostri mari, osteggiate da tutte le comunità interessate, ma spinte da Renzi, che avrà qualche inciucio da portare avanti sulla pelle dei cittadini e svendendo il nostro straordinario paesaggio alle grandi compagnie petrolifere.
Dovrebbe dimettersi e farci tornare alle elezioni. Ha decisamente superato il limite della decenza.
Temiamo che la data scelta dal Governo nazionale sia solo il pretesto per non consentire il raggiungimento del quorum e quindi per giustificare eventuali decisioni difformi dalla volontà popolare. Ma noi non abbasseremo la guardia e ci attiveremo per informare i cittadini e convincerli a votar.
Lo dichiarano in una nota i consiglieri regionale de La Puglia con Emiliano, Paolo Pellegrino, Alfonso Pisicchio e Giuseppe Turco sulla decisione del Governo di fissare a domenica 17 aprile la data per il referendum abrogativo sulle trivelle.
In un momento in cui – sottolineano i tre consiglieri – si parla tanto di spending review e di contenimento dei costi, non capiamo perché il consiglio dei Ministri non abbia optato per un più conveniente Election Day in vista delle Amministrative. Avremmo risparmiato denaro e consentito una vera mobilitazione. I tempi, invece, sono adesso ristretti, ma questo non ci impedirà di mobilitarci. Noi come rappresentanti delle istituzioni abbiamo il dovere di informare tutta la comunità pugliese dei danni che le trivellazioni potrebbero causare al nostro patrimonio naturale.