STRASCICHI DI BUNGA BUNGA / “Silvio Berlusconi è la mia angoscia” – L’ EX PROCURATORE CAPO DI BARI ANTONIO LAUDATI, ACCUSATO DI AVER FAVORITO TARANTINI, SI DIFENDE AL PROCESSO. MA PER CATALDO MOTTA E’ COLPEVOLE. SENTENZA PREVISTA PER L’ 8 MARZO
(Rdl)______Si avvia alla conclusione a Lecce il processo contro l’ex procuratore di Bari Antonio Laudati, attualmente in servizio presso la Procura nazionale antimafia, accusato di favoreggiamento personale e abuso d’ufficio perché avrebbe rallentato l’inchiesta della procura barese sulle escort portate dall’imprenditore barese Gianpaolo Tarantini nella residenza romana dell’ allora premier Silvio Berlusconi.
L’ ultima volta, una settimana fa, ci fu un’ udienza importante, perché i giudici dissero detto no alla richiesta di acquisire nuovi mezzi di prova, avanzata dagli avvocati Antonio Castaldo e Carlo Di Casola, legali dell’ imputato, e dichiararono chiusa l’istruttoria dibattimentale del processo.
Per la ripresa odierna, lo svolgimento era già stato programmato: prima dichiarazioni spontanee di Laudati, e poi la requisitoria del procuratore di Lecce Cataldo Motta.
Infatti così è stato.
Andiamo perciò a vedere nel dettaglio che cosa è successo questa mattina.
Ecco in sinesi cosa ha detto Antonio Laudati: “Ho un unico padrone, la verità. Sicuramente avrò commesso sbagli in questa vicenda ma mai reati. Ho agito sempre seguendo il codice nell’interesse di garantire che la Procura agisse senza nessuna speculazione o doppio fine. Perché avrei dovuto favorire Tarantini, del quale sono arrivato a dire cose al limite della diffamazione, che appena arrivato a Bari ho fatto arrestare e che ho fatto condannare quattro volte? Così come per Berlusconi, la mia angoscia in questo processo. Mai sentito, mai conosciuto“.
Il procuratore di Lecce, Cataldo Motta, nella sua requisitoria, ha chiesto la condanna dell’ex procuratore capo di Bari a complessivi due anni e due mesi di reclusione per abuso d’ufficio e favoreggiamento: ha sostenuto che l’intento dell’ imputato era quello di favorire Gianpaolo Tarantini nell’interesse dell’allora premier Silvio Berlusconi, per annullare il rischio che l’imprenditore barese potesse parlare e in questo modo coinvolgere l’ex presidente del Consiglio dei Ministri, danneggiandone l’immagine. Sarebbe questo secondo la pubblica accusa il vero movente della condotta del’ex procuratore.
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