MAFIA E POLITICA NEL SALENTO, IL NOSTRO ROMANZO CRIMINALE: ECCO COME LEGGERLO. E COME INTERVENIRE

| 30 Gennaio 2016 | 4 Comments

di Giuseppe Puppo______

Inaugurato l’ anno giudiziario questa mattina a Lecce. La nostra redazione ha già riferito in apertura del notiziario giornaliero sulla relazione del presidente della Corte d’ Appello Marcello Dell’ Anna, da un punto di vista, diciamo così, tecnico. Alle sue parole sono seguite quelle del procuratore generale della Corte d’ Appello Antonio Mariuccia (nella foto), nominato dal consiglio superiore della magistratura da poche ore.

Mi sia consentito soffermarmi su di esse, perché hanno toccato il tema caldissimo del rapporto fra mafia, Sacra Corona Unita, e politica, Amministrazioni Comunali.

Secondo il neo procuratore generale, (ha ricordato le inchieste della magistratura a Parabita, Squinzano, Gallipoli, Acquarica, nella stessa Lecce) nel Salento l’ aggressione criminale alle amministrazioni è dovuta non tanto alla forza della Sacra Corona Unita, quanto alla debolezza delle classi dirigenti locali, spesso isolate, nel senso di private di controlli e di sostegno democratico.

Risultato? I ‘collegamenti’ fra mafiosi e politici. Rimedi? Il rafforzamento e l’ affinamento delle tecniche di indagine, con la mobilitazione delle migliori intelligenze investigative e degli strumenti tecnici più moderni.

Fin qui le parole del procuratore, su cui non c’è nulla da eccepire. Esse richiamano però una lettura diciamo così propriamente politica, nel senso di sociale, di interessamento alla vita pubblica, che egli non poteva e non doveva fare, ovviamente, non essendo questo il suo compito.

In estrema sintesi, mi permetto di tentare di farla io da giornalista.

E allora. Intanto, i casi emersi finora sono chiaramente la punta di un iceberg, di una realtà sommersa ben più corposa e malignamente operante.

Secondo: le classi dirigenti delle amministrazioni locali non spuntano dal nulla, viceversa ognuno degli amministratori locali, quantunque eletto pure in liste apparentemente e formalmente civiche, risponde a precisi riferimenti partitici, o ad personam, o alle strutture.

Quali siano questi partiti, non c’è bisogno che ve lo dica io, lo sapete tutti benissimo.

Sapete poi anche meglio di me come funziona nei nostri paesi. Il sindaco, gli assessori, che questi partiti o esprimono direttamente, o controllano indirettamente attraverso esponenti e strutture, hanno creato intorno a sé precisi apparati di potere clientelare, che si reggono sul posto di lavoro diventato un’ elargizione, invece che un diritto ai cittadini; più spesso, sulla semplice promessa di esso; sul favore grande e piccolo; sulla cartella esattoriale da rinviare, queste cose qua, meccanismi su cui i partiti diciamo così ‘centrali’ nei loro organismi dirigenti regionali e provinciali, non hanno nessun interesse e nessuna voglia di intervenire.

Poi, sul voto di scambio.

Esistono le leggi, al riguardo. Ma finora la magistratura non ha trovato ‘gli strumenti tecnici più moderni’ per farle applicare, per perseguire e reprimere questo vergognoso reato, su cui nei nostri paesi si regge per lo più l’ acquisizione del consenso, con i ‘collegamenti’ più insidiosi fra, appunto, le amministrazioni comunali e i mafiosi.

La mafia fa affari grazie agli appalti, alle forniture, alle intimidazioni, allo smaltimento dei rifiuti,  al traffico di droga, uniti l’ uno all’ altro in un groviglio pressoché inestricabile, che inquina la vita sociale e distrugge individui e famiglie.

I collegamenti con la politica a livello locale rimarranno fino a quando non interverranno non i magistrati, ma direttamente i cittadini.

Di questo c’è bisogno.

Fino a quando i cittadini penseranno ai propri diritti come favori dei potenti, fino a quando considereranno la politica quale delega in bianco ai mestieranti e non come interessamento personale e quotidiano alla vita del proprio paese e della propria città, il meccanismo perverso dei ‘collegamenti’ non si allenterà mai.

C’è bisogno di coinvolgimento, di partecipazione, di documentazione, di impegno da parte di ogni singolo cittadino. Questa è la vera politica, a cominciare da una presa di coscienza diretta all’ interno di ognuno di essi.

Le prossime elezioni amministrative di primavera, che vedranno alle urne, fra gli altri, i due principali centri del Salento, dopo Lecce città, ci diranno se questa autentica, grandiosa, benefica rivoluzione è già cominciata e se ha prodotto i primi frutti, oppure se ci sarà ancora da aspettare, chissà fino a quando.

 

 

 

 

 

 

 

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Category: Cronaca

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Comments (4)

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  1. Valerio ha detto:

    Caro Giuseppe, tutto ciò che scrivi è vero, ma è anche vero che i cittadini che pure si organizzano e partecipano attivamente, altro non possono fare che presentarsi alle elezioni amministrative, e non potendo e non volendo contare su tutti quegli apparati a cui le forze politiche invece si appoggiano, pur riuscendo a far eleggere qualche consigliere possono limitarsi solo a guardare qualche delibera. Perché grazie alla legge Bassanini, del lontano 1997, la quale aumentò a dismisura il potere dei sindaci e ridusse quello di coloro che sono tenuti al controllo, ossia i consiglieri di minoranza, il controllo democratico sugli atti è cosa moltocomplicata. Organismi come il Co.Re.Co, furono aboliti, di conseguenza il consigliere di minoranza che pure si accorge che qualcosa nelle carte non va, non può rivolgersi ad alcuno organismo terzo per farsi ascoltare.
    Perché fu fatta questa legge? perché la sinistra che miracolosamente era riuscita raggiungere il potere grazie a quella faccia da mortadella che è Prodi, scalzato poi da D’Alema che ne prese il posto, era comunque minoritaria nel paese, ma siccome il PCI grazie alla sua organizzazione aveva in mano più città di quante ne avesse il centrodestra, sperava di colmare quel gap aumentano il potere dei sindaci. Purtroppo per loro così non fu e Berlusconi li mandò a casa, il quale però si guardò bene dal ritoccare la legge Bassanini, la quale ridusse, lo sottoliniamo, il controllo democratico nelle amministrazioni locali.

  2. Alfredo Fasiello - tramite Facebook ha detto:

    Bravissimo il Dr. Maruccia, ma ha dimenticato le evidenti problematiche frutto delle forti connivenze in essere tra multinazionali e politica, che stanno tentando di frantumare l’essenza del Salento. La domanda resta sempre la stessa “Quale Mafia?”

  3. Giuseppe Vinci - tramite Facebook ha detto:

    La mafia è una e sempre la stessa, quella che ha origine in casa, nelle nostre famiglie, nelle nostre aziende, sul posto di lavoro. È quella che nasce e si radica come un pianta infestante, quando cediamo il passo all’ilegalita, al demerito, alla sopraffazione, all’arroganza, alla raccomandazione, al servilismo, ecc. Se dovessi paragonare la mafia nel suo insediarsi in un territorio come il nostro, allora direi che è endemica, perché connaturata nello spirito dei più.
    Una cosa chiedo a tutti gli amici e conoscenti, se a loro risulta una sola famiglia che in un certo qual modo non abbia ottenuto, pur non essendo possibile, una minuscola, insignificante concessione amministrativa, magari per allargare la finestra del bagno. Ecco, la mafia inizia anche cosi.

  4. Luigi Pascali ha detto:

    Analisi perfetta, come sempre non fa una grinza.
    Gli amministratori locali oggi ritengono non di amministrare, ma di “possedere” i Comuni e le strutture, foraggiati da più parti (poteri forti, malaffare, partiti, lacchè di ogni tipo), sulla scia dei governi regionali e centrale.
    Ne consegue che ogni tentativo di richiesta di partecipazione, controllo, democrazia, viene per così dire “soffocata” sul nascere.
    Spesso anche la magistratura contribuisce ad alimentare, con sentenze assolutive quanto meno “bizzarre”, una già persistente sfiducia nei cittadini.
    Che dire: siamo circondati?!

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