PROGETTO POnTE: QUANTO VALE LA XYLELLA?
di Eleonora Ciminiello_______Un progetto milionario. Un piccolo batterio. La Puglia, o meglio il Salento e la Terra di Bari. Ancora una volta ci ritroviamo qui, a parlare di progetti, di Xylella e di Salento, ma questa volta non sarà necessario correre indietro nel tempo, ma basterà fare un salto di poco più di un mese, tornando alla fine del 2015.
Si chiama Consorzio di Ricerca Internazionale POnTE che sta per Pest Organism Threatening Europe, ovvero Organismi nocivi che minacciano l’Europa, il nuovo progetto approvato, nell’ambito di Horizon 2020, il 1 novembre 2015 e presentato a Bruxelles il 12 e 13 novembre 2015. A POnTE, e alle 25 società partecipate sue promotrici, sono stati accordati dall’Unione Europea 6milioni e 800mila euro. Il primo dubbio, che viene guardando i pochi dati pubblicati in merito al progetto, riguarda la sua appartenenza o meno al bando 2014/2015, come si legge sul portale ufficiale. Infatti, il progetto con codice 635646, appartiene alla categoria SFS-03a-2014; la gara del bando è stata chiusa il 7 luglio 2014. Come mai il progetto POnTE è stato approvato a novembre 2015? Non è dato saperlo, perché nei meandri del portale non si riesce a reperire la graduatoria del bando di gara, né i partecipanti, né i vincitori o gli eventuali ripescati. Ma andiamo avanti.
Oggetto di studio ovviamente Xylella Fastidiosa, ma anche il Candidus Liberibacter solanacearum, patogeno della patata, ed infine Hymenoscyphus pseudoalbidus e le specie esotiche del Phythphthora, funghi e parassiti che colpiscono soprattutto il frassino.
Qualcuno si starà chiedendo: chi sono gli enti, le organizzazioni, le società che si sono aggiudicate l’approvazione del progetto POnTE? Scorrendo fra i 25 partecipanti internazionali troviamo enti con residenza europea ed estera, come previsto dal bando.
Volendo sorvolare sugli enti esteri, sebbene si nota la presenza di Costa Rica, Israele e Spagna, sarà meglio concentrarsi solo sui rappresentanti della penisola italiana.
Coordinatore del Consorzio di Ricerca Internazionale POnTE è il CNR di Bari, nella persona di Donato Boscia. Ad affiancarlo Maria Saponari, ricercatrice dello stesso centro, ENTRAMBI INDAGATI NELL’AFFARE XYLELLA. Continuando a curiosare fra i partecipanti le sorprese non mancano. Ad operare assieme al CNR, c’è l’Università degli Studi di Bari, che ha posto a tutela dei suoi interessi Giuliana Loconsole, Annalisa Giampietruzzi e Franco Nigro, anche lui INDAGATO nell’ambito dell’inchiesta su xylella fastidiosa.
Il quadro dell’eccellenze italiane presso il Consorzio di Ricerca Internazionale POnTE, è arricchito da Agritest s.r.l., società che trova sede presso Tecnopolis a Valenzano. Tecnopolis è una società consortile a responsabilità limitata Uni-personale creata dall’Università di Bari. Come si legge dai documenti, Agritest è gestita da due ricercatori e da un privato. La società produce kit diagnostici per individuare la presenza di patogeni, fra cui Xylella Fastidiosa.
Fra gli enti che possono loggarsi nel portale c’è anche il Centro di Ricerca, Sperimentazione e Formazione “Basile Caramia”, che però non partecipa al progetto e non è compreso fra i partner, stranezze della notorietà. Il direttore del Centro “Basile Caramia” è Vito Nicola Savino, INDAGATO nel caso Xylella. Per ora quindi una “squadra” d’attacco di buon livello, ma proseguiamo.
L’elenco degli italiani che compongono il consorzio si chiude con la Società Agricola Cooperativa A.C.L.I. Racale, il cui staff, nel progetto, è costituito da Enzo e Federico Manni, padre e figlio, volti noti del Comitato Voce dell’Ulivo. Fu proprio presso la sede di A.C.L.I Racale che si svolse il primo seminario su Xylella Fastidiosa con gli “esperti” di Bari: a soli 10 giorni dalla Delibera contenente le misure d’emergenza necessarie a contrastare Xylella Fastidiosa, venne, infatti, organizzato un incontro al quale oltre a Donato Boscia, partecipava anche il dirigente dell’ufficio fitosanitario Antonio Guario, INDAGATO.
L’A.C.L.I. Racale, come vedremo, è parte integrante della vicenda che ha come protagonista il disseccamento Rapido dell’Olivo, sia perché raccoglie al suo interno 600 soci del territorio per la maggior parte proprietari di ulivi, sia perché ha da subito creduto e sostenuto che xylella fosse il patogeno e che quindi fosse necessario difendersi.
Un po’ per questa ragione, un po’ per raccogliere tutti i sostenitori delle teorie della “ricerca barese” e un po’ per contrastare i cittadini attivi che da tempo si erano riuniti sotto il nome di Popolo degli Ulivi per difendere il patrimonio salentino, Enzo Manni, di concerto con Giovanni Melcarne, titolare di ForestaForte, e diversi altri produttori, promuove la formazione del Comitato Voce dell’Ulivo che sin dalle prime battute sponsorizza il reimpianto della varietà leccino, ritenuta resistente al fantomatico patogeno.
Le basi scientifiche della resistenza del leccino, così com’era per la patogenicità del batterio sull’ulivo, ovviamente non esistono, ma in una dichiarazione rilasciata a Quotidiano di Puglia il 30 maggio 2015 Melcarne sostiene: «Stiamo girando in lungo e in largo in tutto il Salento e il dato che è emerso è inconfutabile: gli alberi di “Ogliarola” o “Cellina” infettati dal batterio stanno morendo inesorabilmente, mentre il “Leccino” no». La giornalista del Quotidiano di Puglia, Maria Claudia Minerva continua scrivendo “Anche quando la comparazione tiene conto di fattori come l’età e l’esposizione il risultato non cambia: il “Leccino” è più resistente e produce, anche in presenza del batterio. Come si è detto le piante visionate sono state in tutto 9.048, di cui 2.410 erano di “Ogliarola” o “Cellina”, 5.147 di “Leccino”; la restante parte facenti parte alle specie “Carolea” (700 piante) o “Frantoio” (791 piante)”.
Dopo questo breve excursus la giornalista conclude: “Nel frattempo, si proseguirà anche con l’altro progetto, quello del Parco della ricerca, “Un Getsemani in Salento” proposto dalla Voce dell’Ulivo (su un’idea del professor Donato Boscia, capo del Cnr di Bari), per il quale proprio due giorni fa la Regione Puglia ha stanziato due milioni di euro. «Si sta pensando di impiantare 1500 varietà di ulivi (offerte dal Cra Oli di Rende, in provincia di Cosenza, e da un istituto di Cordoba) nella zona infetta di Gallipoli, questo sarebbe l’ideale, ma servirebbe una superficie enorme. Se questo non fosse possibile, però, si potrebbero impiantare solo le linee genetiche, all’incirca 150, in questo modo si ridurrebbe l’area necessaria e consentirebbe al progetto di viaggiare più spedito».”
Che il leccino sia resistente non è provato scientificamente, che sia il Leccino l’unico a produrre olive ed olio pur avendo il batterio nei vasi xylematici anche, testimonianza ne è l’enorme quantità di olio prodotto nel 2015, e soprattutto la sua eccelsa qualità. La cosa più sconcertante, che si legge nell’articolo riguarda il finanziamento accordato dalla Regione Puglia a Voce dell’Ulivo. IL DATO E’ FALSO, ma è interessante comprendere i meccanismi che hanno spinto il Comitato ad indicare i centri da cui gli ulivi sarebbero stati offerti, Cra Oli e Cordoba. A proposito, ma Cordoba non è la patria di Agromillora?
Forse, per una corretta informazione sarebbe stato meglio che la giornalista avesse letto le 518 pagine del Bollettino Ufficiale delle Regione Puglia del 28 maggio 2015, per accorgersi dell’inesistenza di un finanziamento da 2 milioni di euro per Voce dell’Ulivo, sarebbe stato meglio raccontare che era una proposta e non un dato. Un giornalista non può credere bonariamente a tutto ciò che gli viene detto e diffonderlo come verità. O NO? O forse l’amministrazione Vendola aveva promesso quel finanziamento poi riconvertito con l’amministrazione successiva in altri progetti? Non lo sapremo mai, anche questi sono i problemi causati da una scorretta informazione.
Ma torniamo al nostro progetto. Il progetto suddiviso in 11 gruppi di lavoro, ha lo scopo di studiare l’eziologia, la biologia, la patogenicità, il genotipo e la struttura genetica del patogeno. Inoltre si dovrà: mettere a punto un sistema di diagnosi precoce ed un sistema automatizzato di sorveglianza per monitorare vettori e malattie, identificare il vettore patogeno e l’epidemiologia della malattia. Praticamente sino ad oggi niente è stato fatto e tutto è da scoprire? E le certezze che sino a qualche mese fa rimbalzavano da un convegno all’altro dove sono?
Tra gli obbiettivi principali del progetto POnTE figurano: la scoperta di biomolecole che possono essere brevettate, prodotte ed applicate per prevenire o ridurre la colonizzazione delle piante da parte di xylella fastidiosa, mettere a punto composti chimici che impediscono ai vettori di acquisire il batterio, selezionare varietà tolleranti o resistenti, la scoperta di batteri endofiti che possano proteggere da xylella fastidiosa.
Lo scopo è quindi brevettare delle biomolecole, mettere a punto nuovi prodotti chimici e individuare le varietà resistenti. Chi godrà di tutto questo?
E poi: se anziché essere vita vera, fossimo in un thriller, l’autore non avrebbe dato vita a personaggi capaci di condizionare le scelte e i comportamenti di chi gli sta intorno, uomini di cui tutti si fidano? Ed un autore fantasioso avrebbe lasciato gestire un progetto da milioni di euro, un progetto che con ogni probabilità, stabilirà le modalità di gestione del disseccamento non solo in Salento, ma nel mondo, a degli uomini su cui indaga la procura? E se fosse un thriller e l’autore fosse un uomo davvero pazzo e visionario, non darebbe vita a centinaia di progetti da cui attingere denaro ingarbugliando la sua storia? Certo, in un thriller forse, ma noi siamo nella vita vera, una realtà che ha sfumature e colori ignoti rispetto ad un libro in bianco e nero.
A questo progetto, Horizon 2020 ha già fatto seguire il 27 novembre un altro bando, propedeutico al primo. Nel dicembre 2015 durante i lavori della consueta giornata di medicina vegetale, i ricercatori dell’Università di Bari, compresi quelli del progetto POnTE, hanno inviato al ministro Martina una lettera per aprire l’Italia ai campi sperimentali OGM.
Se devo immaginare tutti gli scenari possibili immagino un Salento dove ulivi, piccoli e senza storia, sono sfiorati dalle braccia fredde di una macchina. Irrorati con fitofarmaci da un attrezzo, da un attrezzo arati e sempre a mezzo di una macchina alleggeriti dai frutti. Queste piante senza storia e senza nome non disegneranno un paesaggio ma riempiranno lo sguardo sino all’orizzonte. I Salentini non dovranno più scendere nei campi perché la nuova economia non ha bisogno di loro. Si perderanno i racconti, le tradizioni, i vecchi arnesi.
Mi immagino un Salento aperto al mercato internazionale, competitivo, ma più ammalato e vuoto. Mi immagino un Salento dove un batterio che circola nella linfa degli ulivi produce capitale, un Salento che non intende dirsi la verità, pur di consentire a pochi di accumulare denaro. Mi immagino un Salento dove c’è il TTIP, e se c’è quello perché non gli OGM per eliminare i rischi di produzione? Mi immagino un Salento dove è tornato il feudalesimo, dove la terra e la produzione è di pochi eletti, dove i semi antichi pian piano si sono persi assieme ai saperi, non più necessari alle leggi di mercato.
Mi immagino un Salento meccanizzato ma povero e imbavagliato. Poi apro gli occhi e mi rendo conto che il patrimonio Salentino grazie al coraggio di pochi è ancora qui, che l’uomo riesce ancora a pensare, e che nessun progetto è stato ancora realizzato. Il Salento può ancora essere eccellente ed unico nel suo genere. Tutto dipende da ciò che si sceglierà: difendere ciò che abbiamo o omologarci alla massa informe della globalizzazione.
Category: Costume e società, Cronaca, Politica, reportage
Ho come l’impressione che ti abbia messo il dito proprio a qualche cm … poniamo il problema della distruzione delle biomasse eradicate aggiungiamo quello delle destinazioni d’uso dei terreni e il primo principio della dinamica sarà definito.
Un corpo resta nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme se è solo se la SOMMA delle forze che su di esso agiscono è nulla. La somma …
Fantacomplotto xylella: una chiave di lettura psicologica. Vedi Wikipedia alle voci “Disturbo delirante” e “Paranoia”, aggiungo COLLETTIVI.
Brava Freddy, tu si che sei un uomo e non tua sorella.
Se gli altri sono paranoica, tu sei un’ingenua credulona.