LA CONTESTATA CONDOTTA SOTTOMARINA DI NARDO’
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Graziano De Tuglie (nella foto) – ‘Tutto per Nardò’ – ‘Alleanza per il Cambiamento Con Pippi Mellone Sindaco’ – ci scrive______
La nota contenenti le puerili scuse addotte dagli attuali assessori all’ ambiente e alla cultura in merito alla questione condotta di spandimento dei reflui fognari in mare farebbe ridere se non trattasse un argomento tanto serio.
Il penoso tentativo di stornare le loro responsabilità nella progressiva cessione alle tesi colonialiste dell’AQP non sta in piedi per manifesta illogicità delle loro pseudo-argomentazioni.
Il debolissimo strumento del protocollo d’intesa proposto a fine estate come gentile concessione dell’Acquedotto prometteva solo la modifica del tracciato terrestre dell’adduttore dei liquami fognari di Porto Cesareo. Il resto dello sciagurato progetto rimaneva in piedi con la stesso bassissimo grado di depurazione previsto fin dall’inizio e lo spandimento in mare dei reflui. Il tutto con il contorno di specchietti per le allodole che coniugavano i verbi al futuro, un futuro piuttosto “infinito” come per il riuso irriguo, e gli eventuali accordi con Arif ( che abbiamo scoperto servire a tutt’altro) e il Consorzio Bonifica Arneo.
Ridicolo poi l’accenno all’allungamento a due km della condotta sottomarina che comunque non raggiunge assolutamente il termoclino, ovverossia una profondità superiore ai 50 mt l’unica che garantisce la neutralizzazione dell’attività chimica dei liquami fognari; ma ridicolo all’ennesima potenza il virgolettato in cui si cita come vittoria strategica la possibilità di raggiungere “la maggiore lunghezza che si rendesse necessaria a seguito degli approfondimenti dello studio meteo marino”. Quando? Nei prossimi lustri o nei prossimi secoli, magari dopo aver appreso da qualche analisi, non edulcorata, dell’inquinamento indotto dallo scarico fognario. E dietro prescrizione di chi? Di qualche sceriffo spaziale dato che il protocollo, nella versione sostenuta dagli attuali amministratori di Nardò, non obbliga nessuno a nulla se non per l’accettazione pedissequa dei desiderata dell’AQP da parte del Comune neritino?
Ed ancora la tiritera dei milioni di euro per le fognature nelle marine (e magari, principalmente, per qualche costruendo nuovo villaggio turistico) presentati come grazioso regalo dell’Aqp quando invece sono preciso obbligo di servizio dovuto ai cittadini che hanno versato salati oneri di urbanizzazione e non strumento ricattatorio per imporre la condizione di colonizzati incapaci di decidere dell’uso del proprio territorio. E si sono dimenticati della procedura di infrazione della Comunità Europea, spauracchio agitato da cinque anni e mai arrivato; cinque anni che l’amministrazione avrebbe ben impiegato a chiedere, con decisa determinazione la modifica in un progetto uguale a quello che si sta realizzando a Fasano con depurazione al livello massimo previsto e riutilizzo integrale per uso irriguo dei reflui ottenuti.
Ma la loro capacità contrattuale sui tavoli regionali è pari a zero. A Nardò fanno i rodomonti e i capitan fracassa ma a Bari sono tremebondi come fracchia anche per non inimicarsi vertici e dirigenze regionali che potrebbero sempre tornare utili. Posizione ambigua cui la giunta Risi, non dimentichiamolo, è stata costretta dall’autentica sollevazione popolare promossa dal movimento No-Tub e dalla ostilità dei veri ambientalisti. Perché stava per firmare il pieno assenso, nel più assoluto silenzio, a tutti gli scempi progettati dall’Aqp. Con atteggiamento servile degno dei peggiori sudditi degli stati colonialisti.
I due assessori sarebbero dovuti stare più attenti, anche perché la trasmissione ha parlato in termini generali di attentato all’ambiente e di arretratezza culturale e tecnologica delle soluzioni che si vogliono imporre senza indirizzare strali precisi. Ma evidentemente le code di paglia bruciano rapidamente. E passi per chi dell’ambiente non aveva neanche sentito parlare fino a quando, chissà per quali recondite alchimie, non ha avuto la nomina ad occuparsene, ma chi segue la filosofia di Enrico di Navarra, quello del “Parigi val bene una messa” (parafrasando “un assessorato val bene ad ogni costo”) non può pensare di avere di yes man come qualche associazione che a seconda se sia al potere o all’opposizione sforna comunicati compiacenti all’una o all’altra posizione.
Il vento non risparmierà le posticce foglie di fico che costoro vogliono usare per coprire le proprie responsabilità, quelle del sindaco e dei loro sodali nella questione. Se lo scempio sarà consumato scolpiremo nella roccia il nome dei responsabili perché nei decenni futuri si conosca il loro operato. Non accadrà una replica della discarica di Castellino che risulta essere orfana da sempre.
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