LA NOSTRA BANCA ETRURIA SI CHIAMA BANCAPULIA, IN DUEMILA I TRUFFATI DALLE SPECULAZIONI FINANZIARIE, PROMOSSE DAL GOVERNO RENZI, MENTRE BANKITALIA NON CONTROLLA, PERCHE’ E’ FORMATA DA QUEGLI STESSI ISTITUTI CHE IN TEORIA DOVREBBE CONTROLLARE
Anche in storie di truffe bancarie, eravamo stati all’ avanguardia, purtroppo, qui nel Salento, con la storia della 121, ai primi anni del Duemila: talmente all’ avanguardia, che il salvataggio dell’ istituto leccese, ex Banca del Salento, è considerato da molti l’ inizio della crisi del Monte dei Paschi; e talmente all’ avanguardia che sia l’ azienda acquistata, sia l’ acquirente, fecero da protagonisti assoluti in negativo i primi esperimenti di vendita agli ignari risparmiatori di titoli spazzatura, dai prodotti “fantasiosi”, tanto per usare un eufemismo, ai famigerati “derivati”. Ma all’ epoca c’ era di mezzo Massimo D’ Alema all’ apice della sua potenza e tutto si aggiustò, senza nemmeno troppi casini, per tutti i suoi banchieri e tutti i suoi sodali.
Dal recente passato, all’ attualità, anche il Salento è coinvolto nelle vicende di questi giorni, che hanno visto il governo salvare quattro istituti bancari, uno dei quali ben radicato nel territorio e con i Boschi ben radicati nei suoi vertici, e condannare tutti gli incauti, o, tout court, ingannati acquirenti delle loro obbligazioni, diventate da una sera al mattino carta straccia.
Ecco che cosa è successo.
Il presidente del Movimento Consumatori Puglia, Bruno Maizzi, di San Severo, ha annunciato questa mattina che affiancherà risparmiatori e imprenditori che hanno acquistato pacchetti di azioni di Veneto Banca: “Questa triste vicenda coinvolge numerosi pugliesi clienti di Bancapulia, entrata a far parte del gruppo di Veneto Banca. Da un giorno all’altro questi azionisti hanno visto crollare il prezzo delle loro azioni da 39 a 7 euro, vedendo volatilizzato l’81% dei risparmi”, in molti casi decine di migliaia di euro.
Infatti, la relazione depositata il 2 dicembre da Veneto Banca sul valore di liquidazione delle azioni e sulla limitazione del diritto di rimborso dimostrano che adesso il prezzo è di 7,3 euro ad azione a fronte dei 39,5 euro di inizio 2015, quindi una svalutazione vertiginosa dell’81 per cento: il frutto della gestione degli scorsi anni, che verosimilmente ha rappresentato dati patrimoniali non veritieri alla platea dei piccoli azionisti”.
Come è stato possibile arrivare a questo punto? Cosa ha fatto finora Bankitalia, controllata da quelle stesse banche che invece a sua volta dovrebbe controllare?
Nelle sole province di Lecce, Brindisi e Taranto si calcolano in circa duemila i piccoli azionisti coinvolti, per dirla tecnicamente, truffati, per parlare chiaro: è stato fatto acquistare loro azioni consigliate e promosse come investimenti pressoché “sicure” , che si sono trasformate, per effetto delle recenti politiche della banca pugliese facente parte del gruppo Banca Veneta, in una perdita catastrofica.
A monte di tutto ciò, il decreto che obbliga le banche popolari a diventare società per azioni e a quotarsi in borsa, approvato dal parlamento italiano il 24 marzo 2015: non più istituti bancari al servizio elle famiglie e del territorio, ma pesci piccoli, dati in pasto alle speculazioni dell’ alta finanza internazionale e dei lobbysti delle multinazionali. E con i loro vertici che sono complici, non vittime, di questo infernale meccanismo.
Le vere vittime sono duemila i nostri risparmiatori, che han perso l’ 8O% dei loro risparmi, che credevano di aver affidato a banca Apulia, lo sportello popolare sotto casa, e li hanno visti partire per il Veneto prima, e i paradisi fiscali delle bolle speculative, poi, e assottigliarsi durante il tragitto, ritrovandosi fregati di brutto.
Category: Cronaca
Renzi è solo l’acceleratore di un processo scellerato iniziato nel 1992 con la separazione della Banca d’Italia (sottraendole la funzione di “prestatore di ultima istanza) e ministero del tesoro.
L’introduzione dell’euro e della dittatura finanziaria dei grandi capitalisti, si è giocata sulla pelle di tutti i paesi del sud europeo al fine di comprimere i salari dei lavoratori (cinesizzazione), depredare il risparmio “privato” (perché il debito pubblico non è che propaganda, il problema è quello privato).
La politica, già sottoscrivendo (con Prodi e D’Alema) il trattato di Lisbona, ci aveva venduto, come Stato Costituzionale, alla pura e semplice speculazione finanziaria, è un processo che ora sta arrivando alle estreme conseguenze, tutte le banche sono a rischio, tutte, come lo era la Lehman, con la differenza che noi non abbiamo la possibilità di proteggere i risparmiatori perché non abbiamo più una banca centrale che possa stampare moneta, e moneta vera, non a debito.
Questo la “gente” non lo ha compreso, non vuole nemmeno saperlo, la propaganda di regime ormai ha saturato ogni canale mediatico… e quei lacchè mezzi ex-paninari, mezzi mitomani-narcisisti, sono solo burattini. Prima cosa da fare: spegnere le televisioni.
Queste sono truffe legalizzate, come fare soldi? l’unica è la banca che fa bancorotta è truffa i risparmatori, dove vanno a finire i soldi? è perchè tutti i direttori dopo aver fallito la loro banca escono con milioni in tasca invece di essere multati?
Tornano i tempi duri per i consumatori bancari. Con ricorrenza ormai ciclica, diremmo appunto “sistemica”, il mondo bancario offre pessimi risvegli ai consumatori che si sono avventurati in improvvidi acquisti di titoli.
Comprereste una Ferrari senza saper guidare? Vi siedereste ad un tavolo verde senza conoscere le regole del gioco? Puntereste i risparmi della vostra vita in un gioco gestito da qualcuno che si trova nell’altro emisfero?
Dopo vari eventi infausti, ormai i consumatori dovrebbero aver imparato a stare attenti. Ma ancora molti ci cascano.
In questi tempi di finanza volatile, di scatole cinesi, di bad company, di collocamenti inadeguati, il consiglio è quello di sempre: stare molto attenti, essere prudenti, non firmare ciò che non si riesce a capire, non inseguire rendite “favolose” (letteralmente impossibili in questo momento storico), non inseguire miraggi di interessi “come quelli di una volta”.
E se proprio si vuole rischiare, ognuno è padrone del suo denaro, non investire più di quello che si è disposti a perdere senza troppi “danni” (quota che di norma non supera il 5% del proprio patrimonio), privilegiando investimenti magari “pigri”, ma sicuri, rifuggendo cioè da scorciatorie e evitando per quanto possibile l’altalenante mercato azionario.
E’ tempo di avere atteggiamenti conservativo-protettivi e non di lanciarsi in avventure finanziarie, soprattutto se non si hanno le competenze necessarie.
Adoc a livello nazionale sta chiedendo al Governo e a Bankitalia delle norme ad hoc a favore dei consumatori. A livello locale si forza da anni, attraverso i propri sportelli, di educare il consumatore per evitare brutte sorprese.
Ma evidentemente c’è ancora molto da fare se è vero che anche in Puglia molti consumatori sono in apprensione e stanno venendo nei nostri sportelli per chiedere consigli. Ad esempio chi ha acquistato titoli di VenetoBanca e oggi, leggendo il proprio estratto conto, sta vedendo ridurre considerevolmente il valore di quei titoli acquistati.
Il caso di VenetoBanca è emblematico di come molti semplici piccoli consumatori, che oggi si stanno vedendo recapitare le lettere per la tesa ed attesa assemblea dei soci del 19.12.2015, si trovino coinvolti in una dinamica decisamente fuori dalla portata delle loro competenze tecniche.
Senza isterismi, ma anche con molta attenzione, le associazioni dei consumatori stanno tenendo d’occhio e monitorando le situazioni più a rischio.
Adoc è quindi a disposizione dei consumatori per fornire loro orientamento in questa fase ed eventualmente suggerire le azioni più opportune da adottare.
Lo sportello Adoc è in via Pietro Palumbo, 2 a Lecce ed è aperto dal lunedì e venerdì dale 11.30 alle 13.00. Email: lecce@adocpuglia.it
“La tua amica banca ti ha tradito”.
Uno striscione e una cravatta annodata a simboleggiare “il cappio messo al collo dei risparmiatori dagli usurai in doppiopetto” sono comparsi nella notte davanti alle filiali di tutta Italia degli istituti di credito sottratti al fallimento dal ‘Salvabanche’, ma anche di Mps, Antonveneta e Veneto Banca.
A rivendicare l’azione choc è CasaPound Italia.
Basta bruciare i risparmi degli italiani in finanza tossica.
Il caso di Banca Etruria e affini ha dimostrato nella maniera più tragica il fallimento del sistema, completamente liberalizzato, che avrebbe dovuto risollevare le sorti dell’economia nostrana e che invece ha portato solo a danni e truffe. E i truffati, neanche a dirlo, sono i più deboli: non i grossi imprenditori in foulard, non gli speculatori o i mafiosi, ma famiglie qualunque che, credendo ancora nell’Italia, nelle sue banche e nelle sue imprese, hanno consegnato i risparmi di una vita nelle mani della Banda Bassotti.
Famiglie che il governo ha cinicamente scelto di abbandonare a loro stesse, salvo poi, di fronte alla tragedia di Civitavecchia, avere un ripensamento in corner e varare quell’intervento ‘solidale’ quando non ha proprio potuto più farne a meno.
Ma non è della ‘solidarietà’ o delle elemosina di un governo sceso in campo solo per salvare gli usurai che ha bisogno l’Italia. Rimettiamo il sistema bancario sotto il controllo dello Stato.
Economia reale SI, obbligazioni e derivati NO.
Il comportamento chiaramente intempestivo ed inadeguato del Governo Renzi nell’affrontare la crisi di Banca Popolare dell’Etruria, Cariferrara, Carichieti e Banca Marche, unitamente ai palesi conflitti di interesse che dette realtà hanno evidenziato rispetto al sistema dei controlli, ravvisabili in Banca d’Italia e nella stessa compagine governativa, rischia di mandare in frantumi il sistema bancario italiano.
Per la prima volta dal 1930 gli obbligazionisti subiscono perdite in una crisi bancaria.
Per questi motivi Azione Nazionale ha lanciato oggi in diverse città italiane (Roma, Reggio Calabria, Potenza e Rieti) un Sit-In davanti alle sedi di Banca d’Italia e di Banca Etruria con lo slogan: “IL RISPARMIO MUORE: #NONSOLOBOSCHI #VISCODIMETTITI”, chiedendo le dimissioni, oltre che del Ministro Boschi, anche dei vertici di Bankitalia, a partire dal Governatore Ignazio Visco.
Azione Nazionale ha promosso anche una petizione in cui, oltre a richiedere le dimissioni di Boschi e Visco, in cui si impegna il Parlamento italiano ad istituire arbitrati per i cittadini che hanno perso i loro soldi, stabilendo per legge la responsabilità della banca ogni qualvolta la vendita di prodotti derivati avviene nei confronti di operatori non qualificati o non istituzionali.
Azione Nazionale propone, a garanzia di risarcimento dei risparmiatori truffati, il sequestro preventivo dei beni di tutti coloro che negli ultimi 5 anni hanno amministrato le banche commissariate. Nella petizione viene richiesta anche la separazione tra banche commerciali e banche d’investimento e il trasferimento alla BCE del ruolo di garante dei depositi che fu di Bankitalia, eliminando le vergognose norme sul bail-in che trasformano i cittadini nei veri garanti dell’operato delle banche con un’impostazione inaccettabile”.
Salve. Mi chiamo Francesco Fornuto,ho 56 anni,vivo a Melfi( prov. di Potenza) in via Araneo,2,sono separato, ho due figli maggiorenni, sono un “piccolo” geometra libero professionista.
La mia storia personale è la seguente:
Nel 2010 affido i miei risparmi (circa 35 mila euro) ad un consulente della banca Apulia (sede in Melfi) facente parte del gruppo Veneto banca,con sede in Montebelluna (Treviso).
Detto consulente mi propone di investire i denari in azioni Veneto banca, non quotate in borsa,in luogo dei “classici” bot e/o cct. Investimenti,questi ultimi, che ho sempre fatto nell’arco di OLTRE 15anni, che corrispondono agli anni che mi vedono cliente di detta banca. Solo nel 2010 mi viene proposto di investire in azioni non quotate .
Ovviamente il consulente mi assicura che l’investimento avrà un sicuro,quanto apprezzabile e costante rendimento nel tempo, e che, in caso di necessità di liquidità, dette azioni sarebbero state svincolate in un tempo massimo di +/- 30 giorni dalla richiesta.
Prima della sottoscrizione del “malloppo” di carte (scritte,come al solito, con caratteri quasi illeggibili ad occhio nudo), dico al consulente che mi fido di tutto quanto mi ha detto verbalmente e che ripongo in lui LA MASSIMA FIDUCIA; tanto è vero che alla sua presenza cestino la copia cartacea del contratto che mi consegna un’attimo dopo dopo avermi illustrato tutto quanto.
Dal 2010 e fino al 2013, sempre su suggerimento del precitato consulente, rimpinguo detto investimento (in azioni) fino a raggiungere l’importo totale di € 55,300. In tale circostanza il consulente mi fa investire, altresì, ulteriori 10 mila euro in obbligazioni convertibili: di cosa si trattasse, l’ho appreso, con non poco stupore, soltanto dopo aver chiesto,a maggio 2014, la dismissione di 1400 azioni ,come dirò nel prosieguo. Peraltro, ammesso che me l’avesse comunicato all’atto dell’investimento,io non sarei comunque stato in grado di capire,realmente, di cosa si trattava perché non mi è stato detto. COME NON MI E’ STATO MAI FATTO CENNO ALCUNO SUI POTENZIALI RISCHI A CUI SI ANDAVA INCONTRO RIGUARDO SIA ALLA SOTTOSCRIZIONE DELLE AZIONI, SIA PER CIO’ CHE CONCERNE LA STIPULA DELLE OBBLIGAZIONI. HA FATTO TUTTO LUI.
Nel 2013 a causa di problemi legati alla mia separazione (di cui dal primo momento ho messo a conoscenza il consulente), nonché per esigenze economiche correlate all’attività lavorativa (cuoco) di mio figlio (che al tempo si trovava a lavorare in Austria), chiedo ed ottengo la volturazione delle azioni a nome di quest’ultimo,consapevole della celerità riguardo alla disponibilità di contante.
Circa il rendimento promesso (mediocre, rispetto alle aspettative) devo dire che ,purtroppo ahimè, ha avuto breve durata.
Infatti, a maggio 2013, quanto ricavato nei due anni precedenti va perduto.
Al chè, vuoi per questo motivo, vuoi per tutte le altre esigenze sopra esposte, nel maggio 2014 chiedo, anche in nome e per conto di mio figlio che ne fa richiesta in forma ufficiale quale titolare delle azioni , alla banca di svincolare i titoli per problemi di liquidità.
In tale occasione il consulente cerca di persuadermi del contrario e, contrariamente alla mia richiesta, mi invita ad acquistare ulteriori azioni Veneto banca, garantendomi che ci sarebbe stata, a breve, una inversione di tendenza ovvero che si sarebbero avuti dei profitti molto soddisfacenti,ANCHE IN VIRTU’ DI UN AUMENTO DI CAPITALE DA PARTE DI VENETO BANCA. Fortunatamente,per i motivi che seguono, disattendo detta proposta, e contemporaneamente ribadisco al consulente la volontà di entrare in possesso dei miei denari.
Di qui in poi ha inizio il calvario.
Infatti, passano i mesi, i soldi non arrivano, il consulente mi rassicura, in più occasioni, che di lì a breve si sarebbe tutto risolto, ma puntualmente si verifica il contrario ;al che, visto il perdurare della situazione, preoccupato di quanto sta accadendo mi rivolgo ad un legale il quale inoltra diverse missive alle banche, attraverso le quali viene ribadita la richiesta di svincolo delle predette azioni.
A dicembre 2014, atteso che nessuna risposta arriva dalle suddette (silenzio assoluto) mi rivolgo ai carabinieri del paese i quali, gentilmente, telefonano per mio conto alla banca Apulia per avere notizie in merito: visto, come già detto, che nessun cenno di riscontro avevano dato le banche fino ad allora.
Ai carabinieri il direttore della banca Apulia risponde,testualmente, che il motivo della mancata restituzione dei denari è dovuto a questioni burocratiche,e che lui non è in grado di dare una risposta precisa riguardo ai tempi di attesa. Considerato quanto riferito da codesto direttore, mio figlio provvede ad inoltrare querele presso l’autorità giudiziaria.
Solo a Gennaio 2015 Veneto banca risponde che l’ottenimento dei soldi è legato all’intercettazione dell’interscambio delle azioni (domanda e offerta delle stesse tra i soci azionisti), e che, pertanto, fino a quando non v’è richiesta di acquisto delle stesse da parte di altro/i soci, di denari (in poche parole) neanche a parlarne.
Di fronte a tale risposta ovviamente rimango di stucco, poiché mai avevo sentito fare menzione da parte del consulente di quanto (sopra) riferito dalla banca; anche perché se mai mi avesse fatto accenno sugli incerti tempi di attesa, giammai avrei investito i miei risparmi in siddetto modo: cosa che,credo, chiunque piccolo risparmiatore (come lo scrivente) avrebbe MAI fatto. Tra l’altro, il vero significato di “azioni”, “obbligazioni convertibili”, etc, l’ho appreso soltanto in tale circostanza.
Vista l’incresiosa situazione, il mio legale,a marzo 2015, inoltra alle banche richiesta di “mediazione”: azione, questa, che,nella fattispecie, bisogna seguire prima di adire il Tribunale ordinario.
Come si immaginava, nessuno interviene all’udienza di mediazone per conto degli istituti di credito.
Trascorrono ancora dei mesi, quando, ad aprile 2015,ricevo un’altra botta ovvero apprendo che le azioni hanno subito una ulteriore perdita,questa volta molto consistente: oltre il 20% in meno sul valore di acquisto (in soldi, circa 13 euro di perdita).
Naturalmente,appena appresa la notizia corro in banca e mi arrabbio con il consulente il quale mi invita a rivolgermi ad un legale per intraprendere l’azione legale “ordinaria”;aggiungendo,tra l’altro, che avrei avuto soddisfazione di quanto da me lamentato ovvero che avrei ricavato tutto il denaro investito e anche di più.
In tale occasione il predetto consulente mi riferisce che da parte sua egli si sente con la coscienza apposto, poiché tutto quanto mi aveva riferito in merito alla fattività dell’investimento nonché rispetto ai tempi di svincolo delle azioni ( più o meno 30 giorni,ripeto), è frutto di quanto gli è stato detto dai “vertici” superiori. Io gli rispondo che a me non interessa nulla di ciò e che pretendo di rientrare in possesso dei soldi che gli ho consegnato.
A maggio 2015,ovvero dopo l’avvenuta perdita di valore delle azioni, mi viene recapitata una lettera da parte di Veneto banca con la quale mi si chiede di confermare l’ordine di vendita delle stesse al valore deprezzato (-20%).
Io invio (comunque) la richiesta, e contestualmente dò mandato al mio avvocato di intraprendere l’azione legale,sottoscritta da me e mio figlio. volta a recuperare tutti il capitale investito: alchè viene fissata la prima udienza al 15.01.2016.
A metà ottobre 2015 mi arriva una seconda lettera dalla banca con la quale mi viene comunicato,con un linguaggio molto tecnico, che vi sono delle difficoltà e che le azioni veneto banca (PROBABILMENTE) sarebbero state quotate in borsa. Sostanzialmente, il senso di detta lettera è questo:ti verrà dato,QUANDO NON SI SA, quello che si potrà ricavare dalla vendita in borsa,altro non si può fare.
4-12-2015, LE AZIONI VENETO BANCA VENGONO SVALUTATE DELL’81% : SONO ANDATI IN FUMO TUTTI I MIEI RISPARMI .
CONCLUSIONI:
Questa squallida situazione mi ha comportato il pignoramento,e prossima messa all’asta, dell’immobile dove vivo e lavoro (circa 40 mq), a causa del mancato versamento di alimenti (per circa 15 euro) a favore della mia ex moglie (creditore procedente), a cui,purtroppo, non ho potuto e non posso far fronte. Di quanto sopra (ovviamente) dispongo di tutta la documentazione che ne attesta la veridicità.
E’ vero che ho intrapreso l’azione legale nella quale ho citato a testimoniare direttamente il consulente , ma,come è noto,non solo si sa dei lunghi tempi di attesa di detti contenziosi, ma si è consapevoli anche del rischio relativo all’incertezza dell’esito finale. Nel frattempo io,che vivo da solo, senza uno stipendio fisso,in piena crisi di lavoro da circa due anni, (tra l’altro ho dovuto sospendermi dall’albo poiché non posso più pagare i contributi), ho il problema di trovarmi,da un momento all’altro, in mezzo ad una strada e di non sapere più come sopravvive;mio figlio (invece) a causa di ciò ha dovuto abbandonare l’attività (di cuoco) in cui aveva riposto molte aspettative:sua intenzione (infatti) era quella di coiinvestire, insieme ad una terza persona, parte dei miei risparmi nell’apertura di un piccolo ristorante.Purtroppo niente di tutto ciò è stato possibile e,pertanto, è dovuto rientrare in Italia . Tengo a precisare (inoltre) che ho continuato a pagare,in forza della Legge, imposte e bolli sui “virtuali” risparmi (tali perché presenti solo sulla carta) CHE OGGI NON ESISTONO PIU’. .
SPERO ANCHE CHE LA PROCURE O LE PROCURE INTERVENGANO AFFINCHE’ SIANO ACCERTATE RESPONSABILITA’,SONO CERTO CHE VE NE SONO, DA PARTE DEI VERTICI DELLE BANCHE A CUI, CREDO, DEBBANO ESSERE SEQUESTRATI BENI E CONTI CORRENTI VOLTI AL RIMBORSO DEI RISPARMIATORI CHE COME ME HANNO PERSO TUTTO.
IO RITENGO CHE VI SIA STATA UNA TRUFFA COLOSSALE. HO RIPOSTO I MIEI RISPARMI IN BANCA CON LA CONSAPEVOLEZZA, PROFERITAMI DAL CONSULENTE BANCARIO, DI TRARNE UNA PICCOLA RENDITA (che mi consentisse di poter pagare anche una semplice bolletta della luce), NON GIA’ PER RISCHIARE. SE L’AVESSI VOLUTO FARE,L’AVREI FATTO IN BORSA.
GRAZIE!
(SIG. FRANCESCO FORNUTO TEL.3388182459)
Io e mia moglie abbiamo con loro una assicurazione sulla vita,mi devo preoccupare?Cosa posso fare ? per favore fatemi sapere.
Idem …come lettera sopraesposta dal geometra. Fornuto di Melfi(Pz)..Banca Apulia …Stesso Funzionario..stessa SORTE.. cosa Sì Fa???
Dimenticavo di dire che nonostante i funzionari della banca Apulia Melfi (PZ)..conoscessero bene la fine dei nostri risparmi ” perseveravano a FARLI SOTTOSCRIVE (LE AZIONI) a dimostrazione che me le hanno fatte fare nel 2013…in cambio di alcune obbligazioni con un buon tasso
..Che si fa…aspettiamo Renzi e la Boschi ???? … o la procura o
Ma ci sono concrete possibilità di recupero???