TTIP? NO, GRAZIE!
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Melissano, Roberto Tundo ci scrive______
Un ordine del giorno per una moratoria sul partenariato trans-atlantico su commercio e investimenti. E’ quello presentato da Andrea Sacripanti (nella foto) non solo in veste di capogruppo FdI-AN, ma anche quale socio fondatore della nuova Associazione “Azione Nazionale”, nata con l’intento di “riaggregare il variegato mondo della Destra italiana e che ha tra le sue prime finalità la difesa della identità italiana attraverso la protezione delle specificità tipiche, della qualità dell’occupazione, dello sviluppo economico sostenibile, della tutela dell’ambiente, delle risorse naturali, della salute dei cittadini e dei diritti dei consumatori”.
“Con la presentazione dell’ordine del giorno in tutti i Consigli comunali e regionali – spiega Sacripanti – Azione Nazionale intende impedire che questo sciagurato accordo, il TTIP, possa ulteriormente indebolire l’economia europea a tutto vantaggio di quella americana, col rischio di mortificare le specificità nazionali e regionali, facendo venire meno quegli standard qualitativi che oggi sono il punto forte del Made in Italy sia in campo manifatturiero che nella produzione agroalimentare. A dimostrazione che la battaglia a difesa del Made in Italy debba partire principalmente dai territori, nei giorni scorsi anche il Comune di Napoli ha accolto la proposta di Azione Nazionale su moratoria “TTIP”.
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PREMESSO CHE:
– nel giugno 2013, il Presidente degli Stati Uniti Obama e il Presidente della Commissione europea Barroso hanno lanciato ufficialmente i negoziati su un Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti (TTIP);
– tra il 19 e il 23 ottobre 2015, si è tenuto, a Miami, il penultimo round dell’anno, ovvero l’undicesimo incontro dal luglio 2013;
– il negoziato, condotto segretamente poiché accessibile solo ai gruppi tecnici che se ne occupano, ha quale obiettivo dichiarato la completa liberalizzazione degli scambi, attraverso l’abbattimento dei dazi e delle barriere nel commercio tra le due sponde dell’Atlantico;
– in realtà, piuttosto che di dazi e tariffe, che incidono sul mercato solo per il 4%, il Trattato si occupa principalmente delle cosiddette barriere non tariffarie, esaminando le disomogeneità e le rispettive differenze tra regolamenti tecnici, norme e procedure di omologazione, standard applicati ai prodotti, regole sanitarie e fitosanitarie;
– l’obiettivo prioritario di tale Partenariato è, pertanto, quello dell’eliminazione di tutte le barriere “non tariffarie” ovvero delle normative che limitano la piena libertà d’investimento e i profitti potenzialmente realizzabili dalle società transnazionali a est ed ovest dell’Oceano Atlantico, mentre, l’obiettivo temporale è quello di chiudere il negoziato entro la fine della Presidenza Obama (autunno 2016);
– la pericolosità del Trattato è dimostrata dall’introduzione di organismi tecnici come l’ISDS (Investor State Dispute Settlement -Risoluzione delle controversie tra investitore e Stato), un meccanismo arbitrale di protezione degli investimenti che consentirà a imprese residenti nell’area del Trattato di citare in giudizio direttamente i governi stranieri ove approvassero norme di forte tutela per i propri cittadini ma potenzialmente lesive degli interessi passati, presenti e futuri delle imprese medesime. L’accoglimento dell’istanza comporterebbe il ritiro del provvedimento e il risarcimento dei danni. L’aberrazione sta nel fatto che le decisioni saranno rese non da Tribunali ordinari o speciali, ma da arbitri privati che si pronunceranno liberamente, svincolati anche dal cosiddetto “vincolo del precedente”;
– gli Stati Uniti, peraltro, hanno appena siglato un accordo omologo, il Partenariato trans-Pacifico(TPP) -assieme a undici Paesi del Pacifico ad eccezione della Cina -che rappresenta il 40% della produzione economica mondiale; questo trattato rafforza la posizione dominante, dal punto di vista commerciale, degli Usa rispetto all’Unione Europea;
OSSERVATO CHE:
– le cosiddette barriere “non tariffarie” altro non sono che norme volte alla tutela dei diritti dei lavoratori e dei cittadini, alla salvaguardia dei beni comuni, alla garanzia di standard per la sicurezza alimentare, per la tutela dell’ambiente e della dignità sociale;
– fa riflettere la contrarietà dell’opinione pubblica tedesca al TTIP (nei giorni scorsi 250.000 oppositori del TTIP hanno dimostrato a Berlino) per lo più convinta che esso varrà a ridurre lo standard delle regolamentazioni; le obiezioni vengono dal Paese europeo economicamente più forte e in predicato di essere uno dei principali beneficiari del TTIP in termini di esportazioni;
– nei giorni scorsi, l’Independent ha pubblicato l’allarmante risposta che il Commissario Europeo al Commercio, Cecilia Malmström, -negoziatrice UE per il TTIP- ha fornito in merito all’enorme opposizione pubblica e alle manifestazioni anti-TTIP (nell’ultimo anno, 3 milioni e 250 mila cittadini europei hanno firmato la petizione contro il TTIP e centinaia sono state le riunioni e le proteste nei ventotto Stati membri dell’UE); la Commissaria non ha esitato a riconoscere che il popolo europeo non vuole la firma del TTIP ma ha liquidato la questione, sostenendo l’autonomia delle proprie azioni, perché il suo “mandato non viene dal popolo europeo”;
CONSIDERATO CHE:
– il TTIP non costituisce affatto una risposta immediata alla crisi; ne è prova uno studio del 2013 del Cerp di Torino che ha evidenziato come, in condizioni ottimali (taglio del 100% delle tariffe e del 25% delle barriere non tariffarie), l’aumento del Pil sarebbe di +0,48% medio all’anno dal 2027;
– Che il 99% delle imprese europee sono di piccole e medie dimensioni e in Italia, ancorché l’export sia in costante crescita, solo il 5% delle imprese esportano; pertanto il suddetto Trattato aiuterebbe in modo quasi esclusivo le multinazionali con prodotti a bassa qualità complessiva e a “filiera lunga” a discapito del Made in Italy e, non solo in agricoltura, delle filiere produttive corte e dei Distretti industriali o di prodotto italiani;
– il rapporto Prometeia del 2013 ha, poi, individuato alcuni settori di rischio specifico, concludendo che, per il basso costo delle merci statunitensi, vittime sacrificali del TTIP sarebbero la filiera chimica, l’industria della carta e del legno e, soprattutto, l’agricoltura;
– il Parlamento Europeo, in un dossier del 2014, ha evidenziato come all’aumento dell’agri-export europeo di quasi il 60% corrisponderebbe un +118% di import, con impatti non indifferenti sulla produzione europea;
– il “principio di precauzione” in particolare per i prodotti OGM verrebbe aggirato con l’adozione del “mutuo riconoscimento”, che obbliga all’accettazione reciproca dei prodotti fabbricati dal partner commerciale, nonostante le prescrizioni siano diverse per ciascuna Nazione;
– in Italia, il dibattito è, invece, modesto, al punto che il TTIP viene aprioristicamente presentato come un vantaggio per la nostra economia, benché il 75% dell’export italiano sia tutto in Europa; non a caso il Presidente del Consiglio Renzi ha dichiarato che sarebbe “un gigantesco autogol” non chiudere il negoziato sul TTIP entro l’anno;
– se è vero che, dopo l’approvazione del Consiglio dei Ministri e del Parlamento europeo, occorrerà la ratifica da parte dei singoli Parlamenti, è altrettanto vero che, senza un dibattito pubblico adeguato, non esiste alcuna garanzia di un voto consapevole, così come accaduto in passato per la ratifica del Fiscal Compact;
– l’azione amministrativa dei rappresentanti nelle istituzioni, locali, regionali e centrali, è sempre maggiormente sottoposta a vincoli dalla diffusione di strumenti, come i Trattati europei e internazionali, che incidono in maniera pregnante sugli aspetti normativi delle produzioni e della vita delle persone, vanificando sempre più il ruolo degli eletti quali rappresentanti dei cittadini;
IL CONSIGLIO COMUNALE DI ……………………… INVITA LE AUTORITÀ NAZIONALI ITALIANE E QUELLE DELL’UNIONE EUROPEA:
– ad adottare una moratoria di almeno un anno prima di firmare qualsiasi accordo sul Partenariato Trans-Atlantico su commercio e investimenti (TTIP), in modo da adottare ogni e più idonea iniziativa affinché il processo decisionale avvenga in modo quanto più pubblico e trasparente,
– a vigilare affinché non vengano lesi i diritti costituzionali delle autonomie locali e delle Regioni, prevedendo che i negoziati tengano conto delle specificità regionali, territoriali e culturali, sottolineando l’importanza dei prodotti di alta qualità della agricoltura e del manifatturiero locale e nazionale e dell’identità attraverso la protezione delle specificità tipiche;
– ad assicurare che i contenuti del negoziato non vadano a intaccare la qualità dell’occupazione, dello sviluppo economico sostenibile, della tutela dell’ambiente, delle risorse naturali, della salute dei cittadini e dei diritti dei consumatori.
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