IL MOSTRO CONTINUA A UCCIDERE / IL PRESIDENTE DELL’ ASSOCIAZIONE CONFIMPRESE DI TARANTO ANTONIO BASILE LANCIA ACCUSE GRAVISSIME E PARLA DI ”caporalato dell’ industria siderurgica” E DI “lento sterminio dell’ ambiente”
(Rdl)______Non c’è pace per l’ Ilva. Il mostro continua ad uccidere, devastando l’ ambiente della città e dintorni, e pure continuando a provocare incidenti. Ieri ce n’è stato un altro, che è costato la vita a Cosimo Martucci, 49 anni, di Massafra, operaio della ditta Pitrelli, travolto e ucciso da un grosso tubo d’acciaio durante le operazioni di scarico di pezzi di carpenteria metallica in un cantiere dell’ autorizzazione integrata ambientale.
Questa mattina alle 7 è terminato lo sciopero dei dipendenti dell’Ilva di Taranto e delle ditte dell’appalto proclamato dai sindacati.
La magistratura ha disposto il sequestro del cantiere e delle attrezzature in attesa dell’autopsia. Le comunicazioni giudiziarie sono attese nelle prossime ore.
Intanto questa mattina c’è stato un altro incidente, risoltosi fortunatamente senza vittime, né feriti: durante la fase di colaggio dell’ acciaio si è verificata per cause da accertare una reazione che ha procurato un’esplosione con la fuoriuscita di acciaio fuso.
Sulla morte di un altro operaio, parole dure, ma lucide, in un comunicato della confederazione sindacale micro, piccole e medie imprese, Confimprese Taranto, il cui presidente, Antonio Basile, ha dichiarato quanto segue: “Rabbia per una morte che, ancora una volta, si poteva evitare.
Ancora un sacrificio in nome del lavoro. Si chiama Cosimo Martucci, il 49enne schiacciato da tubi d’acciaio, originario di Massafra, marito, padre e onesto lavoratore, una vita dedicata al lavoro e alla famiglia.
Un incidente sul lavoro nell’ambito dell’indotto Ilva. Indotto? Se così possiamo definirlo…Un vecchio sistema di dare lavoro a basso costo ad aziende che pur di sopravvivere scendono a “patti” economici, in cui la riduzione dei costi di lavoro porta rischi e i rischi portano morte.
Il caporalato dell’industria siderurgica si potrebbe ben dire tristemente, miete vittime ed oggi è toccato a l Martucci, schiacciato prima dal peso del sistema e poi dai quei pesanti tubi, soffocato dall’incuria e dalla cecità verso la salvaguardia dell’incolumità del lavoratore.
Dove sono gli occhi attenti e soprattutto le azioni di chi dovrebbe controllare che nel siderurgico certi episodi non si verifichino, è evidente che in questo i lavoratori sono soli.
Dopo il triste episodio del 12 giugno 2015, quando venne a mancare Alessandro Morricella, giovane ragazzo di Martina Franca ustionato da lava incandescente, si sperava si ponesse fine ad un dilagare di leggerezze in un ambito che non può permettersi distrazioni. Ma il sacrificio di Alessandro che lasciò la famiglia proprio nel giorno in cui si ricordavano le vittime sul lavoro all’interno dell’Ilva non è bastato e la scempio continua.
Oggi 17 novembre 2015, 128 giorni dopo, la provincia di Taranto piange un’altra vittima, un altro figlio di questa terra martoriata da incidenti sul lavoro, da inquinamento industriale, da avvelenamento ambientale, un processo forse di lento sterminio. Sconcerto e tanta rabbia, ancora una volta si poteva evitare”.
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