RAPINARONO ANZIANO IN VILLA: IDENTIFICATI IN QUATTRO, UNO AGLI ARRESTI DOMICILIARI

| 12 Ottobre 2015 | 0 Comments

Stamane alle prime luci dell’alba, i carabinieri di Tricase hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura coercitiva degli arresti domiciliari emessa dal Tribunale di Lecce – ufficio GIP – dott. Gallo, nei confronti di RIZZELLO Luigi, residente a Patù, classe 1996. Il provvedimento era stato richiesto dalla Procura della Repubblica di Lecce nella persona del sost. Proc. dott. Capoccia.

I fatti contestati risalgono alla notte del 15.03.2015, quando quattro individui con volto travisato, muniti di tre fucili ed un coltello, si introducevano nell’abitazione di un anziano ultra sessantacinquenne per perpetrare una rapina ai danni dello stesso.

I malfattori dopo aver aggredito e immobilizzato l’uomo nel giardino dell’abitazione, lo costringevano ad aprire la porta ed a disattivare l’impianto d’allarme; entrati nell’abitazione l’uomo veniva legato ad una sedia della cucina e sotto la costante minaccia delle armi gli veniva intimato di consegnare il denaro conservato in casa. I malfattori dopo aver rovistato tra le stanze, si impossessavano della somma di euro 50,00 in contanti e di altri beni mobili tra cui cellulari, computer e altri piccoli elettrodomestici, per un valore di euro 1000. Terminata la rapina, i malfattori liberavano la vittima e si allontanavano frettolosamente con l’auto di proprietà dell’anziano parcheggiata proprio nei pressi dell’abitazione.

Pervenuta la comunicazione di quanto avvenuto, i Carabinieri del Nucleo Operativo avviavano, immediatamente, le indagini per l’identificazione degli autori della rapina.

Alle ore 01,00 circa rinvenivano l’auto asportata in località Posto Vecchio del Comune di Salve in stato di abbandono, ma senza anomalie. Perquisendo l’auto, veniva ritrovato al suo interno dai miliari addetti ai rilievi dell’aliquota Operativa un pezzo di stoffa nero, confezionato a mo’ di passamontagna, con due fori all’altezza degli occhi. Perquisendo invece l’abitazione dell’anziana ed indifesa vittima i colleghi della Stazione Carabinieri di Alessano rinvenivano, nel cortile, un rotolo di nastro adesivo terminato e, nella cucina, una corda lunga metri 2.0 circa, oggetti entrambi utilizzati per imbavagliare e immobilizzare la vittima.

Tra i vari beni che i malfattori avevano asportato dalla abitazione, vi era un telefono cellulare marca Nokia, con all’interno una scheda SIM inutilizzata da alcuni mesi. Proprio dall’esame dei tabulati di quell’utenza e di quell’apparato cellulare, gli investigatori appuravano che quest’ultimo era stato utilizzato per alcuni giorni immediatamente successivi alla rapina da M.M. marocchino classe 1995.

A seguito di tale riscontro i Carabinieri eseguivano lo scorso maggio la perquisizione domiciliare del giovane  ove veniva sequestrato, tra l’altro, un rasoio elettrico che la vittima riconosceva essere di sua proprietà.

A tal punto M.M. ed il fratello M. A. (classe 1994)  venivano accompagnati presso la Stazione dei Carabinieri di Gagliano del Capo e, dopo una iniziale reticenza, i due indagati riferivano di aver partecipato alla rapina ed fornivano agli inquirenti maggiori informazioni circa le armi utilizzate per la realizzazione del delitto in questione, dati confermati dallo zio E.M. marocchino classe 1995,  loro complice.

Veniva eseguita, pertanto, una perquisizione, con esito negativo, nell’abitazione del E.M. il quale, accompagnato presso la Stazione dei Carabinieri di Gagliano del Capo si decideva a collaborare e ad accompagnare i Carabinieri, in un appezzamento di terreno appartenente ad una persona sconosciuta. In tal luogo vi era un vecchia casa in pietra, munita di una vecchia porta che si presentava aperta, all’interno della quale vi era un unico vano, ove si rinveniva una vecchia rete di colore rosso, utilizzata per la raccolta delle olive, sulla quale vi era una tuta da meccanico di colore rosso (simile a quella descritta dalla vittima come l’abbigliamento indossato da uno dei rapinatori); nella parte inferiore della parete frontale rispetto all’ingresso vi era un grosso pannello di vetroresina e legno, dietro al quale si rinvenivano due fucili ad aria compressa, calibro 4,5, marca Diana, privi di matricola, dei quali uno vecchio modello con manico in legno di colore marrone ed uno più recente, di colore nero, munito di cannocchiale.

Durante le fasi del rinvenimento delle armi, E.M. riferiva che, oltre ai suoi due nipoti, compartecipe, ideatore e promotore della rapina era stato anche l’odierno arrestato Rizzello Luigi.

Intanto i due germani facevano recuperare agli investigatori ben due telefoni e li consegnavano in segno di collaborazione.

Successivamente i tre marocchini decidevano di confessare il misfatto e venivano escussi alla presenza del loro legale di fiducia.

In sintesi  i tre ricostruivano così la vicenda.

I tre erano stati contattati da Rizzello Luigi, loro amico, il quale aveva loro proposto di compiere una rapina ai danni di un signore anziano che viveva da solo a Montesardo. I tre accettavano l’invito, concordando che avrebbero utilizzato delle carabine ad aria compressa che erano già nella disponibilità di Rizzello Luigi e che in precedenza gli stessi avevano usato sparando per gioco a delle bottiglie di vetro.

Durante queste fasi preparatorie i tre apprendevano da Rizzello Luigi che questi ben conosceva le abitudini del “vecchietto” da rapinare, il quale era solito frequentare un bar di Patù e che la sera rincasava dopo le 19:00.

Dopo circa una settimana da quella proposta, i quattro malviventi decidevano di porre in essere la rapina architettata a Montesardo. Quella sera i tre marocchini e Rizzello Luigi, dopo aver concordato il loro piano, si facevano accompagnare sul posto da un quinto soggetto con la propria autovettura per poi essere recuperati.

Gli indagati precisavano che Rizzello Luigi era a conoscenza della circostanza che la vittima della  era proprietaria di un’autovettura che avrebbero utilizzato poi per dileguarsi dopo aver posto in essere il delitto.

Durante la rapina, Rizzello Luigi portava con se il suo apparecchio telefonico che utilizzava per illuminare il tratto di campagna percorso dal luogo ove erano stati lasciati dal complice fino all’abitazione della vittima. Giunti nella villetta, essi dopo aver chiuso il cane in un gazebo, avevano atteso l’arrivo del proprietario e dopo averlo minacciato e legato, avevano costretto l’uomo ad aprire la porta di ingresso della abitazione ed a disattivare l’impianto d’allarme; quindi avevano rovistato nelle stanze, mentre E.M. teneva a bada la vittima, alla quale era stato posto sulla bocca del nastro adesivo, per evitare che urlasse.

Terminata la rapina, i quattro, dopo aver slegato l’anziano, gli avevano riferito che avrebbero preso la sua auto e che l’indomani mattina l’avrebbe trovata a Presicce.

Durante il tragitto, temendo che la vittima rivelasse celermente questa circostanza ai Carabinieri, avevano decido di cambiare la loro destinazione, dirigendosi a Torre Vado. Di tale cambio ne veniva data notizia all’autista, il quale, dopo pochi minuti, era giunto nel luogo concordato, prelevando i quattro malviventi e portandoli a Gagliano del Capo.

Durante il tragitto, avevano effettuato una sosta per nascondere le armi e la tuta da meccanico indossata durante la rapina da E.M. poi, nel garage del Rizzello, si erano divisi il bottino (Luigi Rizzello prendeva un orologio; M.A. e M.M. prendevano alcuni capi di abbigliamento, due telefoni cellulari, un computer e un rasoio elettrici, E.M. prendeva la somma di euro 20,00).

Al fine di trovare un riscontro con le dichiarazioni rese dai tre marocchini, si procedeva all’acquisizione dei tabulati telefonici delle utenze in uso a Rizzello Luigi e al complice.

Dall’analisi ditali tabulati emergeva che in data 15.03.2015 (giorno in cui si è perpetrata la rapina), intorno alle ore 21, erano state registrate delle chiamate intercorse tra un’utenza di Rizzello Luigi e l’utenza del quinto complice, chiamate che agganciavano dapprima le celle di contrada Campasuni di Castrignano del capo e di via Scorpio di Morciano di Leuca; successivamente, durante il corso di un’altra chiamata, le due utenze agganciavano entrambe la cella sita in via Terra Li Gatti a Morciano di Leuca, luogo ove avviene l’incontro tra i rapinatori e il loro accompagnatore. Tali risultanze risultavano pregnanti e necessarie per comprovare le dichiarazioni dei tre marocchini e, pertanto, delineare un quadro indiziario certamente grave a carico di Rizzello Luigi, quale ideatore ed esecutore della violenta rapina perpetrata.

l’autorità giudiziaria stante gli elementi di reità raccolti, contestano ai cinque rapinatori il delitto dì rapina pluriaggravata in concorso nonché porto e detenzione abusivo di armi.

L’A.G. inoltre teneva in giusta considerazione la collaborazione dei tre magrebini senza la quale non si sarebbe giunti all’individuazione del RIZZELLO che in vero era stato il vero promotore della rapina, per cui allo stato nessuna misura coercitiva è stata emessa a loro carico, mentre le indagini continuano per raccogliere indizi a carico del quinto componente della ghenga.

Stamane RIZZELLO una volta individuato è stato tratto in arresto e successivamente alle operazioni di rito è stato tradotto presso la sua abitazione i militari avevano rinvenuto anche una katana del genere vietato opportunamente sottoposta a sequestro.

 

Copiando la stringa sottostante nel browser in uso è possibile visualizzare il video del rinvenimento delle armi.

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Category: Cronaca

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