IL NOSTRO ROMANZO CRIMINALE / NUOVO MAXI PROCESSO PER LA SACRA CORONA UNITA
di Maria Luisa Bianco______
Si è aperto questa mattina, nell’aula bunker del carcere di Lecce, l’udienza preliminare per i novantaquattro imputati coinvolti nella maxioperazione “Vortice-Déjà-vu” che, fra la fine dell’ anno scorso e gli inizi di questo, inflisse un duro colpo ad alcuni clan storici della Sacra Corona Unita radicati nel Nord Salento, ma con ramificazioni in tutto il territorio nazionale.
Due distinte attività d’indagine, condotte negli anni precedenti e riunite poi in un unico procedimento, da parte del R.O.S. (Indagine “Vortice”) e dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Lecce (Indagine “Dej’à-vu”), si concretizzarono in numerosi provvedimenti cautelari (nella foto del nostro archivio: un momento dell’ esecuzione di uno di essi) nei confronti di molti esponenti di rilievo della frangia leccese dell’organizzazione mafiosa denominata Sacra Corona Unita e operanti nell’area geografica posta a nord della provincia di Lecce, fra cui anche tre amministratori pubblici che rispondevano dei reati di corruzione, falso e abuso d’ufficio.
Le indagini relative a quei quattro anni di attività criminale hanno documentato gli affari illeciti gestiti dal clan Pellegrino operante a Squinzano e retto dai fratelli Antonio e Patrizio, nonché l’influenza esercitata nell’area dallo storico boss Giovanni De Tommasi, capo indiscusso della SCU leccese, che attraverso direttive impartite nel corso dei colloqui carcerari con la moglie Ilde Saponaro avrebbe continuato ad esercitare il suo potere.
Il sodalizio è risultato attivo nei settori delle estorsioni, dell’usura, dello spaccio di stupefacenti e del gioco d’azzardo.
Parte dei proventi venivano poi reinvestiti per finanziare un ingente giro di usura, con l’erogazione di prestiti a vittime che, attraverso la violenza e le minacce, venivano indotte a corrispondere tassi di interesse esagerati.
Sempre nel corso dell’attività investigativa, sono emerse le dinamiche mafiose locali che hanno permesso di ricostruire le contrapposizioni sorte nel territorio squinzanese tra il clan Pellegrino e quello capeggiato da Marino Manca, già affiliato al clan De Tommasi, culminate nel tentato omicidio di quest’ultimo. Il contrasto tra i due gruppi, manifestatosi con ulteriori episodi intimidatori di un gruppo verso l’altro, ha rischiato di sfociare in una vera e propria guerra di mafia per il controllo delle attività criminali nei comuni di Campi Salentina, Squinzano, Trepuzzi e Casalabate.
L’operazione antimafia fece emergere anche le collusioni tra il clan Pellegrino e alcuni responsabili dell’Amministrazione comunale di Squinzano che favorirono l’organizzazione mafiosa attraverso diversificate condotte illecite, in particolare l’assegnazione indebita, al boss Antonio, di un alloggio popolare.
Questa mattina tutti gli indagati, dinanzi al gup Stefano Sernia, rispondono a vario titolo, dei reati di: “associazione di tipo mafioso”, “associazione finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti”, “spaccio di sostanze stupefacenti”, “introduzione nello Stato, porto e detenzione illegale di armi anche da guerra”, “tentato omicidio”, “estorsione”, “usura”, “esercizio abusivo di attività finanziaria”, “intestazione fittizia di beni”, “violazione degli obblighi della sorveglianza speciale”, “falsità materiale ed ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atto pubblico”, “abuso d’ufficio” e “corruzione per un atto d’ufficio”, molti dei quali in “concorso” fra i vari indagati ed aggravati dalle modalità e finalità mafiose.
Maria Luisa Bianco
Category: Cronaca