ORARI DI CHIUSURA, ALCOOL E MUSICA ASSORDANTE IN DISCOTECA. LE DECISIONI DEL COMITATO PROVINCIALE. DELUDENTI. ECCO INVECE CHE COSA SI PUO’ FARE DI PIU’. E SUBITO
di Giuseppe Puppo______
Mentre è già evidente il rafforzamento dei controlli delle forze dell’ ordine, come riferiamo qui su leccecronaca.it oramai a cadenza quotidiana, sono arrivate questa sera gli esiti dell’ultima riunione del comitato provinciale per l’ ordine pubblico per le discoteche del Salento. Sono sostanzialmente due: i locali non potranno più sforare l’orario di chiusura, previsto per le 04.00 (ma viene concessa un’ ora in più per il deflusso), né superare la capienza massima.
Molto poco, praticamente niente, a parte la dichiarazione di buoni intenti riguardante una futura opera di prevenzione in materia.
Si può fare di più?
Crediamo di sì, subito e senza tanti dibattiti e tavole rotonde e quadrate sull’ universo modo di questioni complesse, drammaticamente evidenti, socialmente rilevanti, se non un vero e proprio dramma epocale, per cui non ci sono facili soluzioni, e forse soluzioni non ce ne sono proprio.
Ma qualcosa bisogna pur dire, cercando di evitare il banale e il controproducente, di fronte allo sconquasso sopravvenuto negli ultimi anni, e soprattutto qualche cosa bisognerà pur fare, per non indulgere all’ alibi dell’ impossibilità ad agire.
Questo, nel pubblico, non nel privato; nel ‘politico’, non nel personale.
Senza le solite banalità, sul ruolo della famiglia, il luogo comune del mulino bianco, di un modello e di una società che non ci sono più, oggi quando ogni famiglia è infelice a modo suo, e le famiglie felici non si assomigliano, perché non ci sono più. Oggi che proprio nelle così dette famiglie bene, la droga dilaga più che nelle altre; oggi che i genitori sono gli ultimi a sapere quello che accade ai loro figli, e certo sono quelli che dei loro figli sanno meno di tutti.
Oggi quindi delegare alle famiglie la soluzione del problema delle tossicodipendenze, ivi compreso il dilagare dell’ alcool, che, vorrei ricordare, sempre droga è, e letale, devastante, tout court micidiale, o delle frequentazioni notturne, vuol dire eludere, aggirare, negare la risoluzione del problema.
Ricominciamo a ridare centralità e serietà alle istituzioni, al ruolo dello Stato, agli interventi di prevenzione. E rigore.
Avremo ben poco, finche avremo uno Stato come questo che smantella la spesa sanitaria,a cominciare da quella per la prevenzione, che in campo di tossicodipendenza è fondamentale.
O che dichiara, come ha fatto oggi nella persona del direttore generale dell’ Asl di Lecce Giovanni Gorgoni, di non avere medici da mandare sulle ambulanze, e di dover inoltre in qualche modo ‘dosare’ le emergenze, come se cioè fosse in qualche modo possibile, oltre che lecito.
Prevenzione, occorre invece, negli asili, nelle scuole di ogni ordine e grado, e su questo il prefetto dice il giusto.
Non dice che al momento è un’ utopia.
Prevenzione da fare con i Sert, che sono pochi e funzionano male, perché non hanno risorse pubbliche, mentre invece nella materia il ruolo dei medici e degli psicologi è centrale, fondamentale e in prospettiva l’ unico realmente risolutivo.
Prevenzione da fare con modelli di riferimento, occasioni di creatività e di realizzazione personale e sociale, cultura ed educazione. Proprio quello che manca, per precise responsabilità della politica, quella che ci ha finora governato, per non dico sconfiggere, ma almeno arginare il dilagare delle tossicodipendenze, dare un qualche seria possibilità di venirne fuori a chi ne è vittima, e permettere concrete alternative a chi voglia starne fuori, pulito.
Ma allora: che fare? Che fare subito, nel concreto e nell’ immediato?
E a chi tocca, chi potrebbe fare qualcosa, senza il solito nostro scaricabarile delle competenze e la solita nostra confusione legislativa?
Abbiamo davanti – i nostri lettori la trovano qui di fianco in evidenza – la ricerca pragmatica che l’ avvocato Stefania Isola ha condotto sulle normative esistenti. Molto pragmaticamente se ne può agevolmente ricavare qualche indicazione operativa, che, se emanata e soprattutto se attuata e fatta rispettare, potrebbe subito non dico risolvere il problema, anzi i problemi, ma comunque contribuire ad arginarli e ad alleviarli.
Già, gli orari di chiusura. Cominciamo da questo. Abbiamo scoperto che la parola finale spetta ai sindaci, i quali possono regolarlo con un’ apposita ordinanza.
Perché non sono state fatte rispettare fino ad ora le ordinanze – standard che hanno il limite delle quattro?
E perché qualche sindaco di buona volontà non comincia di sua volontà a stabilire orari più umani?
Ecco, semplicemente più umani, se non altro a titolo indicativo ed educativo.
Quando qualche anno fa ero ancora a Torino, scoprii che c’ era un locale che apriva alle tre di notte. No, non ho sbagliato a scrivere, non chiudeva, apriva alle tre di notte, quando cioè tutti gli altri stavano per chiudere.
Siccome non ci potevo credere, verificai la notizia. Era vera: e si può agevolmente immaginare i frequentatori della buona società che accoglieva e le condizioni psico – fisiche in cui essi arrivavano alla mattina.
I minorenni, poi. Il governo ipotizza il divieto di ingresso. Ipotizza. In pratica non fa niente.
Quando ero a Torino e Milano, in anni però più remoti, scoprii che esistevano locali per ragazzini, per minorenni, insomma, ad essi dedicati, che aprivano di pomeriggio e chiudevano arrivata la sera.
Perché la libera imprenditoria non studia la riproposizione di modelli simili, ancora una volta semplicemente più umani?
Ancora, l’ alcool. Oggi il prefetto ha ‘raccomandato’ ai gestori di non far servire altre bevande alcooliche a chi appare già alterato.
Giustissima raccomandazione. Ma anche qui si può fare altro e subito.
Abbiamo scoperto infatti che esistono norme precise che vietano la somministrazione di bevande alcooliche a chi è in evidente stato di alterazione.
Vietano. Non raccomandano, vietano.
Inoltre sono previsti controlli precisi sul tasso alcolemico dei frequentatori delle discoteche. Di più, ecco un’ altra cosa che si può fare subito, così, semplicemente: vietare l’ ingresso a chi arriva già ubriaco, come spesso succede, in funzione preventiva ed educativa, in un’ opera di prevenzione ed educazione concreta ed immediata.
Infine, il rumore assordante della musica. Ma dico: ci siete mai andati, in certe discoteche? Quelle che fanno a gara a chi la spara più forte, con i cannoni delle casse?
Lasciamo stare sonno, fame, alcool e droga. Uno ‘normale’, uno che ha mangiato regolarmente, che non fuma e che non beve, dopo mezz’ ora di esposizione a simili bombardamenti acustici, è già ‘fatto’ di suo e di per sé. Figurarsi dopo ore e in relazione a quant’ altro.
Ma dico: lo sapete da che cosa derivano le ‘pasticche’, la così detta ‘droga’ da sballo?
Vengono da studi chimici degli eserciti: sono sostanze che servivano ad abbassare la percezione delle soglie del dolore e a levare la stanchezza.
Altro che aspetto ludico, sono ab origine droghe di morte.
E sono appunto sostanze che servono a reggere, a sopportare lo stress indotto in primis dall’ elevatissimo, inumano tout court, potenziale sonoro con cui viene sparato il ritmo da ballare.
Abbiamo scoperto che anche in questo caso si può fare qualcosa di concreto e subito, stante la situazione attuale spesso drammatica quanto ai rischi per la salute.
Fissare una soglia anche qui semplicemente più umana, imporla e controllare, con tecnici appositi delle Asl, dell’ agenzia regionale per l’ ambiente, che sia rispettata.
Sono tutte cose semplici, immediate e concrete, con cui le istituzioni, invece di lasciare da sole le famiglie, di cui continuano a riempirsi la bocca, senza mai far nulla di buono per esse, possono immediatamente cominciare a fare qualcosa per i nostri giovani anch’ essi e più dei loro genitori lasciati in balia delle tendenze più deleterie.
Category: Costume e società, Cronaca