MUCCA PAZZA, CASUALITA’ O CAUSALITA’? IL ‘CLUSTER’ DEL SALENTO’ E TANTE DOMANDE ANCORA SENZA RISPOSTE
(g.p.)______Se è compito corretto del giornalista procedere con i piedi di piombo per qualsivoglia argomento, quando si parla di sanità ancora di più i passi devono essere lenti e misurati, calibrati e precisi.
Sarò dunque mia premura, oltre che dovere professionale, cercare di essere cauto e lucido nella fattispecie, che necessita comunque di un altrettanto doveroso approfondimento. Ora, due casi a distanza di pochi giorni e nella stessa zona di una malattia che sembrava confinata negli incubi passati, abbondantemente delineati dal sensazionalismo mediatico, non sono, non possono essere un caso.
L’ incidenza statistica di forme di origine ‘sconosciuta’ della sindrome della ‘mucca pazza’ (usiamo per comodità la definizione corrente) è talmente rara, che è difficile pensare a una casualità per i due decessi avvenuti uno dopo l’ altro nel basso Salento, dove peraltro i casi pregressi sono nettamente superiori alla media nazionale, mentre invece pare più logico pensare a una causalità.
Quale, allora?
Nel suo comunicato, il direttore generale dell’ Asl di Lecce, Giovanni Gorgoni, che abbiamo riportato in sede di notizia nell’ articolo precedente, dice che “Fino ad oggi nessun caso della sindrome in questione verificatosi nel Salento è ascrivibile alla forma di origine alimentare”; cioè dice che non dipendono dalla trasmissione via prione, vale a dire originata dal consumo di carni di origine animale infetta.
Sulla base di quali elementi ha potuto affermare questo?
leccecronaca.it ha chiesto lumi direttamente all’ Asl di Lecce. Ci ha risposto il dottor Alberto Fedele, direttore del servizio igiene e profilassi: “Sulla base di elementi clinici e di laboratorio”; dice il dottor Fedele, insomma, che fino ad oggi, fino cioè ai casi precedenti i due degli ultimi giorni, “non ci sono elementi che facciano pensare a origini alimentari”, cioè il consumo di carne, “dei due ultimi casi, e comunque per questi ultimi due sono ancora in corso accertamenti”.
Fin qui il dottor Fedele, preso telefonicamente nel bel mezzo dei suoi impegni lavorativi, come pure quelli del direttore generale, che gli hanno impedito di poter rispondere direttamente.
Peccato. C’è infatti un’ altra cosa che non abbiamo capito e che vorremmo capire, a beneficio dei nostri lettori e di noi tutti.
Che vuol dire quando Giovanni Gorgoni dice, a proposito delle percentuali pregresse da noi elevate, per non dire abnormi, rispetto alla media nazionale: “I dati fanno pensare alla presenza di un cluster specifico del basso Salento, meritevole di approfondimento”?.
Che cosa è questo “cluster”? Che cosa è meritevole, ma forse semplicemente doveroso e urgente, di approfondimento?
E’ solo l’ altra domanda, di molte questioni che andrebbero approfondite, sì: per esempio, i casi di origine genetica, o sconosciuta, perché la letteratura clinica, almeno quella comprensibile dal profano, dice che comunque, per contrarre la malattia, nella così detta variante di Creutzfeldt-Jakob, occorre una predisposizione genetica, presente in meno della metà della popolazione generale.
Come si fa a escludere che l’ origine genetica non sia causata, attivata, dal prione di origine animale?
Come mai, poi, abbiamo nel basso Salento, questi dati abnormi, rispetto alla media nazionale e all’ incidenza attestata dall’ epidemiologia scientifica?
Ancora, quanto ai “rigidi protocolli di tracciatura e controllo delle carni intervenuti dopo le epidemie in Gran Bretagna” che “ci rassicurano per il futuro”, come ha detto il direttore generale, questi rigidi protocolli comprendono wurstel, hamburger e insaccati? E il latte? Tutti elementi potenzialmente pericolosi. E il controllo, si estende alle tecniche di macellazione degli animali? Comprendono essi l’ ambiente in cui gli animali vivono e le modalità con cui sono allevati?
Insomma, calma e piedi di piombo: ma per una malattia senza cura e letale, tutto sommato rarissima, che invece qui nel Salento colpisce molto di più che altrove e poi, ancora, all’ improvviso ricompare e fa due morti in tre giorni, sono domande crediamo legittime, cui le autorità competenti devono dare risposte precise e urgenti, nella speranza che possano essere pure rassicuranti.
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