IL NEO CONSIGLIERE REGIONALE ERNESTO ABATERUSSO DEL PD INDAGATO DALLA PROCURA DI CIVITAVECCHIA, COME PRESIDENTE DI UNA SOCIETA’ PUBBLICA AVREBBE FAVORITO L’ IMPRENDITORE FRANCESCO CALTAGIRONE / AGGIORNAMENTO SUCCESSIVO: IL COMMENTO E LE PRECISAZIONI IN UN COMUNICATO DEL CONSIGLIERE

| 23 Luglio 2015 | 0 Comments

(Rdl)______Era stato candidato in ‘sostituzione’ , come se i posti in lista fossero ‘questione di famiglia’ ereditaria, del figlio Gabriele, impresentabile, perché condannato in secondo grado per bancarotta. Il risultato ottenuto, il più votato in provincia di Lecce, aveva messo tutti a tacere e gli aveva spalancato le porte del consiglio regionale. Ma proprio il giorno dopo la prima seduta di ieri, la notizia di oggi: Ernesto Abaterusso, 59 anni, di Patù, ex deputato, è indagato dalla procura di Civitavecchia, in qualità di presidente del Consiglio di amministrazione di una società pubblica, Italia Navigando spa. L’ accusa è di abuso d’ ufficio: avrebbe svenduto a 27 milioni una concessione che ne varrebbe almeno 132, in relazione al porto turistico di Fiumicino, a vantaggio dell’imprenditore romano Francesco Bellavista Caltagirone, patron del Gruppo Acqua Marcia.______

AGGIORNAMENTO SUCCESSIVO ______(Rdl)______Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il consigliere ci ha inviato il seguente comunicato______

La notizia sul mio provvisorio coinvolgimento nell’indagine riguardante il porto turistico di Fiumicino è un fatto assolutamente sconcertante, ai limiti del surreale. 

Se non capisco male, l’accusa a mio carico sarebbe quella di abuso d’ufficio per non aver saputo vigilare e aver permesso al socio Acquamarcia (Caltagirone) di acquisire quote di maggioranza della società IP, concessionaria per la costruzione del porto di Fiumicino di cui Italia Navigando era uno dei soci. 

Anzitutto voglio precisare che all’epoca dei fatti io ero SOLO il Presidente di Italia Navigando e quindi, proprio per via dell’incarico che ricoprivo, non avevo alcun potere nella gestione societaria. Ciò lo si può evincere leggendo lo statuto della società che è pubblico e consultabile da tutti. Tantomeno avevo il potere di intervenire, per conto di Italia Navigando, nell’acquisizione di quote da parte del socio Acquamarcia in un’altra società, nello specifico la IP. Acquisizione, peraltro, scaturita e validata da un lodo arbitrale cui Italia Navigando è rimasta del tutto estranea.  

Del resto, se pure ne avessi avuto i poteri, non si comprende per quale motivo avrei dovuto oppormi all’ingresso in IP di un socio che, all’epoca dei fatti era riconosciuto in maniera unanime, tanto dal Governo quanto dagli istituti bancari, come uno dei pochi imprenditori italiani in grado di offrire un contributo rilevante per la realizzazione di un’opera portuale importante e strategica come quella progettata per il Comune di Fiumicino.  

Inoltre non c’è stata alcuna svendita di concessione poiché la concessione per la costruzione del porto turistico di Fiumicino non era in capo ad Italia Navigando bensì in capo a IP, società di cui Italia Navigando era solo uno dei soci di minoranza. Ciò vuol dire che Italia Navigando non poteva né svendere, né vendere un atto concessorio che non era di sua proprietà. 

Figuriamoci poi se lo potevo fare io!!! 

Il mio compito nella società IP era piuttosto quello, sempre in rappresentanza di Italia Navigando, di vigilare sulla corretta esecuzione delle opere e di intervenire nelle eventuali liti con la società appaltatrice. Ebbene, nel corso delle indagini e in sede di incidente probatorio, il CTU nominato dal Gip ha accertato che le poche opere realizzate sono state eseguite correttamente. Inoltre sono stato proprio io a contestare alla società del gruppo Acquamarcia, incaricata di realizzare l’opera, inadempienze tali che hanno portato alla rescissione del contratto di appalto. 

Se l’opera avesse visto la luce – cosa che auspico avvenga – il socio pubblico che io rappresentavo avrebbe avuto un ritorno enorme sia in termini di immagine che in termini economici: a fronte di un milione investito per entrare in IP nel 2003, quindi sotto altra gestione, ne avrebbe tratto un ricavo di circa quaranta. 

Sono tutte cose queste che ho già avuto modo di riferire in maniera dettagliata alla Guardia di Finanza allorquando, qualche anno fa, sono stato chiamato come persona informata sui fatti. Ed ecco perché ora faccio una gran fatica a capire quale reato di abuso di ufficio avrei commesso tenendo conto soprattutto del fatto che, come già detto, il ruolo che ricoprivo non implicava affatto l’esercizio di funzioni pubbliche.

Questi sono i fatti, tutto il resto è fantasia. Sono certo che il tempo si farà carico di dimostrarlo. 

Peraltro, l’avviso di chiusura delle indagini è un atto proprio della pubblica accusa, esclusivamente funzionale all’esercizio del diritto di difesa, che non presuppone e non impegna alcuna valutazione di un Giudice terzo. Ho sempre avuto fiducia nella giustizia italiana e sono assolutamente sicuro che presto i fatti saranno accertati, con il pieno riconoscimento della mia assoluta estraneità a qualsivoglia ipotesi di responsabilità penale.

 

 

 

Category: Cronaca

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