‘ONE MAN SHOW’ LIVE DA TARANTO, UN’ ORA E MEZZA DI PAROLE IN LIBERTA’, IL BRUTTISSIMO ESORDIO DI MICHELE EMILIANO DA PRESIDENTE DELLA NUOVA GIUNTA
di Giuseppe Puppo______Non c’è stata nessuna riunione operativa, come era stato fatto capire, nessuna decisione, nessun atto concreto. La nuova giunta si è solamente “insediata”, per così dire. Insomma, è stata né più, né meno, una trovata propagandistica. “Un momento di visibilità degli assessori“, peraltro dal canto loro in assoluto silenzio, come lo stesso presidente ha ammesso. Questo è quanto, l’ amara realtà della mattinata d’ esordio tarantina.
Michele Emiliano ha fatto il mattatore, parlando a ruota libera. “Devo fare pure il presentatore“, ha confessato, divertito, in fuori – onda, alla sua damigella d’ onore, la rediviva Loredana Capone, che sedeva gaudente al suo fianco in versione segretaria affettuosa del cerchio magico.
“Non c’è aria condizionata, non vi agitate troppo”, ha avvertito all’ inizio, e s’è messo a fare il moderatore, per poi darsi rapidamente la parola, e partire con un lungo, inconcludente, deludentissimo monologo.
Un vuoto politico, ideologico, pragmatico, insomma, di tutti i tipi, pauroso. Più che una citazione, probabilmente una semplice reminiscenza liceale, una sola, in un accenno al voler andare al di là del bene e del male.
Subito, più che sentito, per un’ora e mezza di fila, in quello che doveva essere un avvio concreto, ed è stato invece un penoso evento di avanspettacolo, senza offesa per i nobilissimi artisti dell’ avanspettacolo, di tarda imitazione berlusconesca.
Poi, baggianate, demagogia, bizantinismi e suggestioni all’ acqua di violetta, in un sostanziale tratto d’ unione col suo predecessore.
L’ avvocato che vi difende nel momento del bisogno, il magistrato che vi dà giustizia, il presidente che vi dà ascolto, e via di questo passo, tra noiosi tentativi di disquisizioni istituzionali, a livello di universitari alle prese con l’ esame di diritto pubblico, ed estenuanti ricordi, parallelismi e analogie a sproposito di quando faceva il magistrato, o di quando era bambino. Per non dire dei penosi parallelismi con il calcio, mutuati dal lessico berlusconiano. Con tanto di barzelletta, del cittadino che tira uno schiaffo all’ impiegato che lo invitava a mettersi in fila, compresa.
I problemi, accennati a vanvera, in uno smisurato egocentrismo da paternale.
Ha parlato con il sindaco di Oria. Ha parlato con i sindaci che hanno cominciato lo sciopero della fame contro le trivellazioni. Ha parlato con il sindaco di Melendugno. Ha parlato con il presidente della Calabria per l’ aeroporto di Grottaglie.
Ha parlato con tutti, non ha fatto proprio niente.
Soluzioni, nessuna.
“Impugneremo il decreto del governo che autorizza la realizzazione del gasdotto“, a proposito della Tap, vi pare una soluzione? Quale decreto? Quale impugnazione? E quando, di grazia?!?
A proposito dell’ ottavo decreto salva Ilva, “la Regione Puglia col suo ufficio legale suggerirà al governo quelle modifiche del decreto che non tengono però il posto del dialogo inter istituzionale“. Ha detto proprio così, testuale. Che cazzo significa? Ci vorrebbe un esegeta dell’ emiliano pensiero più bravo di me; io qui, di fronte a questo lessico raffazzonato, quanto inconcludente, alzo le mani, e mi arrendo.
La perla? “Siamo relativamente pochi, ma siamo capaci di demoltiplicarci“, frase che può assurgere a simbolo.
Il lato comico? “Noi siamo contro le trivellazioni, speriamo che il governo non si arrabbi“, e sguardi a destra e a manca, a cercare chi fra i suoi possa non fare arrabbiare il governo.
Ecco, il livello è questo.
Insomma, avevamo già un’ idea del personaggio e del suo modo di fare politica. Immaginavamo già il peggio, messi in allarme dalla lunga campagna elettorale. Devo dire, dal vivo e in diretta, nell’ esercizio delle sue funzioni, la realtà è anche peggiore delle più tristi ipotesi.
Oggi, a Taranto, è andato in scena il primo atto di ‘governo’ della Regione Puglia di Michele Emiliano, in cui purtroppo, ben oltre ogni pessimistico timore, egli ha dato il peggio di sé.
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